Gli Usa spingono la Nato a est. E Mosca se ne va
Scenari A quattro mesi dal vertice tra Vladimir Putin e Joe Biden a Ginevra i rapporti tra Mosca e Washington sono più tesi che mai, e le relazioni «stabili e prevedibili» […]
Scenari A quattro mesi dal vertice tra Vladimir Putin e Joe Biden a Ginevra i rapporti tra Mosca e Washington sono più tesi che mai, e le relazioni «stabili e prevedibili» […]
A quattro mesi dal vertice tra Vladimir Putin e Joe Biden a Ginevra i rapporti tra Mosca e Washington sono più tesi che mai, e le relazioni «stabili e prevedibili» auspicate dal presidente Usa rischiano di rimanere un miraggio.
L’annuncio della sospensione, dal primo novembre, dei lavori della missione russa presso la Nato ha infiammato nuovamente le tensioni tra le due potenze, con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che ha preannunciato anche la chiusura delle attività dell’ufficio informazioni dell’Alleanza a Mosca. Un classico episodio di ritorsione, dopo che la Nato ha ritirato l’accreditamento di otto membri della missione russa presso l’Alleanza.
«Si tratta di ufficiali dell’intelligence russa non dichiarati: la decisione non è legata ad un evento particolare, ma abbiamo visto un aumento dell’attività maligna russa e dobbiamo rimanere vigili», ha commentato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
Ad un contesto tutt’altro che disteso si aggiunge poi la visita di Lloyd Austin, segretario alla Difesa Usa, a Tbilisi, in Georgia, nel quadro di un tour che, dopo due tappe intermedie in Romania e Ucraina, si concluderà con la riunione dei ministri della Difesa Nato a Bruxelles. Austin ha incontrato il suo omologo georgiano, Juansher Burchuladze, con cui ha firmato un accordo volto a rafforzare la capacità di difesa e deterrenza del paese caucasico.
«Da oltre tre anni il programma per contribuire alla difesa georgiana è stato alla base dei nostri sforzi: si dovrebbe concludere alla fine di quest’anno e rappresenterà un pilastro della nostra cooperazione in materia di sicurezza», ha commentato Austin, esortando le autorità di Tbilisi a rafforzare le istituzioni democratiche nazionali per «avvicinarsi ancora di più all’Occidente».
Un’iniziativa analoga per certi aspetti a quella che gli Usa hanno con l’Ucraina, e che si potrebbe inserire nella grande manovra di allargamento del fronte orientale della Nato a cui Mosca guarda con grande preoccupazione. Non solo: la Georgia, il 20 per cento del territorio è attualmente occupato dalle repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, ha al suo interno fortissimi orientamenti politici antirussi e un suo avvicinamento all’ombrello occidentale è anch’esso all’attenzione di Mosca, così come gli equilibri in tutto il Caucaso meridionale.
Complice anche il contesto geopolitico, e il proseguire delle attività nel quadro dell’iniziativa «Four 30s» avviata dagli Usa per rafforzare la capacità di risposta e prevenzione (garantendo l’impiego entro 30 giorni di 30 squadroni, 30 navi e 30 battaglioni), non è escluso che questo nuovo scossone sul piano diplomatico possa avere strascichi anche nel breve periodo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento