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Gli Usa spiavano anche Tokyo

Gli Usa spiavano anche Tokyo

Giappone Wikileaks svela le intercettazioni di ministri e di aziende giapponesi da parte della Nsa

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 1 agosto 2015

Nemmeno gli alleati più stretti degli Stati uniti possono dirsi al sicuro dallo sguardo e dalle orecchie dell’agenzia per la sicurezza nazionale di Washington (Nsa).

Questo è quanto che trapela da «Target Tokyo», il nuovo documento pubblicato da Wikileaks che raccoglie le comunicazioni a livello ministeriale e di alcune grandi aziende giapponesi intercettate a partire almeno dal 2007 – in coincidenza con il primo governo guidato dall’attuale primo ministro Shinzo Abe.

Secondo quanto rivelato dal sito di leaks e giornalismo indipendente fondato da Julian Assange, il governo americano avrebbe messo gli occhi sulle delibere governative in ambiti strategici come la politica energetica e di sviluppo tecnologico di Tokyo, le trattative commerciali tra Tokyo e Washington, i rapporti trilaterali Usa-Giappone-Ue e la corrispondenza tra Tokyo e alcune istituzioni internazionali come l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e l’Agenzia internazionale dell’energia.

Gli intercettati della Nsa sono funzionari del governo, dirigenti di grandi corporation nipponiche come Mitsubishi e funzionari della Bank of Japan, la banca centrale giapponese.

Tra i nomi di spicco, il capo segretario di gabinetto dell’attuale governo di Tokyo, Yoshihide Suga, l’attuale ministro dell’economia, del commercio e dell’industria del governo di Tokyo, Yoichi Miyazawa e il governatore della banca centrale giapponese Haruhiko Kuroda.

Il premier Abe non sarebbe stato intercettato direttamente, ma, da quanto rivela Wikileaks, la Nsa sarebbe entrata in possesso di informazioni discusse nel corso di un briefing ministeriale tenutosi nella residenza ufficiale del capo del governo.

Particolare attenzione sarebbe stata dedicata dai funzionari dei servizi segreti americani alle politiche ambientali del governo di Tokyo e ai suoi «piani segreti» per tagliare del 50 per cento le emissioni di anidride carbonica entro il 2050.

Un piano strategico di sviluppo nei settori del nucleare e della conservazione energetica che avrebbe dovuto coinvolgere la comunità internazionale.

Ma che, secondo i funzionari del governo di Tokyo, avrebbe potuto incontrare l’opposizione di Washington.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Assange, «Dai documenti emerge la preoccupazione del governo giapponese riguardo la quantità di informazioni da comunicare agli Stati uniti per prevenire ingerenze».

«Eppure – prosegue Assange – sappiamo che gli Stati uniti ascoltavano tutto e leggevano tutto, e, per di più, passavano informazioni sulle decisioni della leadership giapponese ad Australia, Canada, Nuova Zelanda e Gran Bretagna».

Le rivelazioni di «Target Tokyo» arrivano in un momento storico in cui l’alleanza Usa-Giappone sembrava più forte che mai.

Durante la visita diplomatica di Shinzo Abe a Washington lo scorso maggio, il presidente americano Barack Obama aveva ribadito che il Giappone è «uno dei più stretti alleati dell’America nel mondo». La leadership guidata dal premier Abe è in questi giorni impegnata in un tour de force per far passare entro il prossimo settembre una nuova legislazione di difesa che amplierebbe le capacità di intervento all’estero dell’esercito giapponese, principalmente a sostegno degli Stati uniti in caso di operazioni militari in Asia e in Medio Oriente.

Inoltre, proprio nelle ore in cui le rivelazioni di Wikileaks fanno il giro del Web, Akira Amari, ministro giapponese per le politiche economiche e fiscali e per la rivitalizzazione dell’economia, è impegnato nelle trattative sulla partnership pacifica in un summit internazionale alle Hawaii.

Secondo quanto rivelano i media giapponesi, sarebbe vicino l’accordo sull’aumento delle importazioni di riso di produzione statunitense in Giappone. Una decisione che favorirebbe i grandi produttori Usa e metterebbe pressione sulla produzione locale, finora protetta da alte tariffe doganali.

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