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Gli Usa e i clan dietro alla guerra civile in Ucraina

Gli Usa e i clan dietro alla guerra civile in UcrainaIl neo-sindaco di Kiev Klitscho partecipa alla pulizia di Majdan – Reuters

Le accuse e le ricette di Sergej Glazev Il consigliere di Putin punta il dito contro la strategia del «caos controllato» e gli interessi corrotti dei magnati. La Russia per difendersi dovrebbe creare una "coalizione antibellicista" insieme ai paesi Brics. Ma se la Nato interviene...

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 10 agosto 2014

L’accademico e consigliere presidenziale Sergej Glazev, in un recente intervento su Continentalist, ha inquadrato l’attuale situazione geopolitica della Russia nel più ampio disegno statunitense per cui, anche la guerra civile in Ucraina, costituirebbe un passo necessario per «conseguire la completa rovina del nostro paese».

Dietro gli avvenimenti in Ucraina ci sono gli Usa, afferma Glazev: essi «contano di superare la crisi e riavviare la crescita economica per mezzo di una guerra su vasta scala in Europa». Di tre possibili scenari nel medio periodo – pacifica globalizzazione, controllata e vantaggiosa per tutti i paesi; crack del sistema finanziario anglosassone e divisione del pianeta in aree economiche separate l’una dall’altra; conservazione dell’attuale ordine delle cose divorando i paesi cosiddetti “periferici” – Glazev considera il secondo pienamente reale, ma pensa che il terzo sia «lo scenario più interessante per le élite americane».

La potenza militare è quella che ha sempre permesso agli americani di esercitare nel mondo la cosiddetta «signoria del dollaro», ma al momento attuale, secondo Glazev, la strategia di dominio globale Usa ha quasi cessato di agire e anche la quota del dollaro sui conti mondiali si sta riducendo. «Gli americani, quindi, stanno tentando di sottrarsi al cul de sac con lo scatenamento di un conflitto mondiale. Con la strategia del “caos controllato”, tentano di accendere una serie di conflitti su tutto il pianeta». Gli Stati Uniti preferiscono condurre le guerre non direttamente, bensì ricorrendo alla corruzione delle élite al potere, aizzando gli uni contro gli altri; «le truppe Nato intervengono solo dopo che, con tali metodi, si è riusciti a indebolire a tal punto il nemico, che non è più in grado di opporre resistenza».

L’Ucraina non sembra far eccezione al metodo delineato da Glazev. Secondo molti osservatori, lo scontro tra clan in atto sullo sfondo della guerra civile ha come obiettivo immediato l’accaparramento, da parte di alcuni magnati a scapito di altri, delle enormi risorse del bacino industriale del Donbass, dove appunto più sanguinosa è la repressione di Kiev. Proprio quello è l’obiettivo di Igor Kolomojskij (governatore e boss della regione di Dnepropetrovsk) e del suo grosso gruppo «Privat», che comprende compagnie finanziarie, di intermediazione energetica, imprese estrattive e metallurgiche, ecc. Per le sue mire, deve far fuori concorrenti come il «re del Donbass» Rinat Akhmetov e il magnate chimico Dmitri Firtash. Kolomojskij ha proposto di nazionalizzare i loro beni ma, più sbrigativamente, sponsorizza Guardia nazionale e Settore di destra, un vero esercito personale, che ha adto prove di particolare efferatezza.

Anche la programmata svendita, entro il 2014, di 164 imprese – andranno all’asta una parte significativa di beni dello Stato, originariamente strategici e intoccabili: grosse centrali elettriche, la fabbrica automobilistica Azovmash, il grosso produttore di fertilizzanti chimici Porto di Odessa, compagnie del carbone, aziende agro-industriali – rientra nei piani di alcuni magnati. Secondo l’analista Svetlana Kalmykova, il solito Kolomojskij ha dichiarato pubblicamente che si deve togliere la proprietà a tutti coloro che lui ritiene coinvolti nel finanziamento dei cosiddetti terroristi-separatisti: «È un piano di re-privatizzazione – la requisizione cioè delle proprietà degli oligarchi più legati a Janukovich, e il loro passaggio nelle mani di quelli vicini a Poroshenko, Jatsenjuk e allo stesso Kolomojskij».

Tornando alla Russia, secondo Glazev le «sanzioni contro quest’ultima devono aprire la strada all’accaparramento delle sue attività più proficue» nella prospettiva di un suo totale sgretolamento in diversi staterelli in guerra tra loro e nello scatenamento di conflitti sociali e interetnici. In questa cornice, gli Usa sono anche pronti a indebolire drasticamente l’economia dell’Unione Europea e, una volta ottenuto «il pieno controllo sull’Unione Europea e sulla Russia, utilizzeranno la loro supremazia nella lotta contro la Cina».

La sola strada per scongiurare una guerra su vasta scala in Europa, sostiene Glazev, è quella di «togliere ai nazisti ucraini il sostegno Usa. La piramide finanziaria dei debiti Usa potrebbe rotolare in ogni momento, se i maggiori creditori degli Usa getteranno sul mercato i dollari accumulati».

Gli americani hanno subito negli ultimi anni diverse sconfitte significative. «L’oligarchia americana non rischierà, se non sarà sicura che la guerra non possa raggiungere il territorio Usa. L’attuale guerra nel Donbass ha un significato storico molto importante. Se le milizie popolari riusciranno a difendersi dalla junta, sarà il crollo dell’immagine degli Usa come superpotenza indistruttibile».

A questo punto, il consigliere di Putin propone un passo più deciso: «La Russia deve dichiarare in modo fermo che l’invio di soldati Nato in Ucraina equivarrà a una dichiarazione di guerra, con tutte le conseguenze che da ciò deriveranno per i territori sia degli Usa che dell’Unione Europea». Ma auspica intanto la creazione di «coalizione mondiale antibellicista che possa contrapporsi all’aggressione Usa e avanzi un programma di stabilizzazione dell’economia mondiale, dando vita a un ordine mondiale più giusto. Questa coalizione – per la cui creazione la Russia può cercare di far perno sui paesi Brics – dovrà essere abbastanza forte da tenere testa alla resistenza degli Usa e dei paesi del G7 che, fino all’ultimo, lotteranno per il loro diritto ad accaparrarsi le risorse del pianeta».

Sul piano interno «L’economia della Russia deve essere difesa dal mercato finanziario mondiale. L’accesso alle materie prime e altri settori strategici deve essere consentito soltanto e pienamente a imprese russe; si dovranno chiudere completamente i canali legali e semilegali di esportazione di valuta e introdurre tasse sulle speculazioni finanziarie; le attività in dollari dovranno essere convertite in oro; l’export di idrocarburi, metalli e altre produzioni simili dovrà avvenire soltanto in rubli. Le imprese di stato non dovranno più accendere crediti all’estero». Il tutto, accompagnato da un balzo tecnologico e meccanismi di vantaggioso credito interno a lungo termine. Si dovranno ridurre in modo radicale le differenze sociali, elevare il minimo vitale fino a un livello realistico e introdurre una tassazione progressiva sui profitti delle persone fisiche, elevando al tempo stesso le spese per istruzione e assistenza sociale.

fonti:

http://cont.ws/post/37539

hhtp://ria.ru/radio/20140721-4-5)

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