ALTERNATIVE ITALIA
Un mondo
misterioso

È un mondo musicale misterioso e sfuggente, quello che scaturisce dalle dita sui tasti e dalla voce, in varie lingue, di Annalisa De Feo. Ostinati che si sfarinano, brezze elettroniche, un cenno a Satie, uno a Laurie Anderson, uno a Mertens. E poi brandelli di melodie dolcissime che sembrano impuntarsi e non voler procedere, illuminazioni improvvise che contengono piccole oscurità. Il terzo disco di De Feo come Dos Duo Onirico Sonoro, Floating (Filibusta), con svariati ospiti avvince, confonde, convince. Altri lidi sperimentali per Bellujno (Viceversa), il progetto del catanese Luca Impellizzeri. Anche qui tinte oscure, in una miscela che pesca, per ammissione dello stesso musicista, dal desert blues, dal Morricone western, dalla dark wave e aggiungiamo, da certo Tom Waits allucinato e declamatorio. Potente. Un ponte musicale lanciato tra pop raffinato e jazz la chiave per i 14 classici della canzone italiana rivisti da Samaritano in Convergenze (Artst First): tutti eccellenti duetti con gente come Mario Venuti, Bungaro, Mimmo Cavallo. E un cameo da lucciconi con il compianto Vittorio De Scalzi. (Guido Festinese)

POP ROCK
Il gusto
dell’ironia

Il pop e il rock sono sempre andati a braccetto, sia di qua che di là dell’oceano. Una discreta riprova la troviamo in dischi come l’esordio dell’inglese Master Peace dall’ironico titolo, How to Make a Master Peace (PMR/Secretly/ Goodfellas), in uscita a inizio marzo. L’artista prende spunto dall’indie pop virato verso la dance di band come Friendly Fires o Justice e il risultato è gustoso. Ci si sposta negli Usa dove operano i già noti Real Estate che pubblicano il nuovo Daniel (Domino/Self), un album – il sesto della band del New Jersey – che non va alla ricerca di chissà quali novità o intuizioni, presentando undici tracce dalla costruzione melodica e armonica semplice e forse anche scontata, con spunti folkeggianti, che lasciano però un buon sapore. Torniamo in Europa, in Olanda, con The Mocks, formazione al debutto con Do You Want Me Too? (Wap Shoo Wap) che si ispira al fuzz rock, al beat e ai sempiterni Beatles, e che per assonanza geografica ci riporta ai mitici Shocking Blue (quelli di Venus). Niente di nuovo, ma quando una cosa è fatta con gradevolezza gusto e ironia è sempre, o quasi, apprezzabile. (Roberto Peciola)

RACCOLTE
Volumi
tematici

Era il 1992 quando un giovanissimo e a dir poco soddisfatto Tim Duffy si fece ritrarre in foto assieme a Captain Luke e Guitar Gabriel dalle parti di Winston-Salem, North Carolina, mentre indossava una t-shirt bianca con al centro il volto di Gabriel circondato dalla frase «Brothers in the Kitchen». Due anni dopo assieme alla compagna Denise diede vita al progetto dei creatori di musica. Song Keepers: A Music Maker Foundation Anthology (No Depression & Music Maker Foundation) racconta al meglio una splendida avventura attraverso una raccolta di ottantacinque canzoni divise in quattro volumi tematici, a cui si aggiunge un libro di 144 pagine con interviste ad artisti di primo livello come Taj Mahal, Dom Flemons e Rhiannon Giddens che hanno condiviso il percorso della MMF. Che va ricordato aver sostenuto anche con programmi di supporto sociale e sanitario le vite di decine di artiste ed artisti afroamericani presenti nel roster. Blues, folk e musica sacra firmate da Little Pink Anderson, Neal Pattman, Whistlin’ Britches, Captain Luke e tanti altri. (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA
Le varianti
possibili

Registrati in soli due giorni (1-2 maggio 2023) a Tavagnacco (Udine) dalla Dodicilune, questi tre album, pur molto diversi uno dall’altro, simboleggiano alcune delle possibili varianti (e variazioni) intraprese e combinate in duo e in trio da tre jazzisti d’avanguardia e sperimentazione come Giovanni Maier (contrabbasso), Sergio Armaroli (vibrafono) e Francesca Gemmo (pianoforte). Maier è onnipresente, anche in Stringsland a nome di Gemmo (sola in copertina), forse il disco più ostico del terzetto, per via del radicalismo della leader, protesa a tradurre il rapporto con il suono e il tempo in chiavi via via abrasive, dolci e movimentate. Per contro, Figure(s) a due risulta il cd più accogliente per l’ascolto grazie al costruttivo dialogo tra Armaroli e Maier, tradotto in 12 piacevoli original (più India di Coltrane). Infine Figure(s) a tre dimostra le potenzialità del gruppo, tra l’interplay equilibrato e le doti compositive di Armaroli a cui s’aggiungono le partiture di sette brevi pezzi del 98enne compositore ungherese György Kurtag, a sua volta soddisfattissimo del risultato. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

JAZZ
Una dedica
ai pigmei Aka

ANTARES FLARE
ANOTHER PROBLEM AHEAD (Wicked Wax)

**** Formazione a sei con chitarrista e trombettista italiani, sassofonista olandese, bassista maltese, batterista sloveno. Dopo un brillante primo disco, la band s’è rimessa a lavorare su nuovi brani, e il risultato lo trovate in questo ep digitale. Costruzione lenta, a climax avvolgenti, con atmosfere sognanti e intrecci fiatistici e chitarristici eleganti che sconfinano nella psichedelia, ritmiche marcate ma non prevaricanti, un gusto a mezza strada tra gli Isotope 217 che furono e il nuovo jazz inglese, ma senza hip hop. E con dedica ai pigmei Aka. Bella conferma. (guido festinese)

 

RISTAMPE
La nascita
di un cult

BILL FAY GROUP
TOMORROW TOMORROW AND TOMORROW (Dead Oceans/Goodfellas)

***** Strana storia quella dell’inglese Bill Fay e strana storia quella di questo disco che oggi viene ristampato con molte tracce inedite. Cantautore con un paio di album all’attivo a inizio anni Settanta, Fay si ritrovò senza contratto e finì presto nel dimenticatoio per poi diventare artista di culto negli anni Novanta. Il disco in questione fu inciso a fine anni Settanta ma pubblicato solo nel 2005 e ascoltando questo splendido mix di folk, jazz e rock si capisce quanto abbia influenzato artisti recenti, dai Wilco a Jonathan Wilson e via così. Classico. (roberto peciola)

 

PUNK
Il presidente
al centro

IT DOCKUMER LOKAELTSJE
TRUMP YN MAKKUM (Makkum Records)

**** In giro dal 1982 come Tropical Suicide per poi declinare nel nome attuale dal 1985, la formazione olandese in bilico tra wave e punk, è tornata con un lavoro scabro, poderoso e dotato della stessa grazia di un elefante in un negozio di cristalli. Con l’ex presidente statunitense al centro di parte della genesi di queste sedici tracce, i tre si fanno ancora apprezzare parecchio. Non sembrano subire le angherie del tempo e sono fortunatamente ancora sporchi e cattivi, come dimostrano in Miensum e nella title-track divisa in due parti. (gianluca diana)

 

MUSICA SACRA
Quelle pagine
dimenticate

NICHOLAS LUDFORD
YMAGINACIONS (Paraty)

**** Titolo dell’album e nome e cognome dell’autore farebbero pensare al cantautorato rock: in realtà si tratta della prima registrazione mondiale di un compositore britannico (1490-1557) la cui messa, Mass upon John Dunstable’s Square (riferita alla notazione inventata da quest’altro maestro del Rinascimento a Londra) diventa il metro di misura per La Quintina, giovane quartetto francese (tenore, soprano, controtenore e organo portatile) impegnato a far rivivere pagine dimenticate della polifonia europea, con intensi risultati espressivi. (guido michelone)

 

NU SOUL
L’attitudine
perfetta

THE TIBBS
KEEP IT YOURSELF (Record Kicks)

**** Sono parecchi anni che il soul, nella sua forma più «vintage» e vicina agli schemi classici degli anni Sessanta e Settanta, è tornato in auge e ha prepotentemente sfondato le porte anche in Europa, dove decine di band hanno imparato alla perfezione la lezione. Al terzo album la band olandese si conferma una solida realtà della scena con dodici brani frizzanti, allegri, solari, pieni di groove, ballabilissimi, suonati con la perfetta attitudine per il genere. Pubblica il disco in questione la nostra Record Kicks. (antonio bacciocchi)

 

CLUB RIVERA
ELEMENTS (Roccascina Audio Produzioni)
*** Bel cortocircuito, nelle eleganti sequenze di musiche che sanno mettere assieme i Club Rivera, con una bella pattuglia di ospiti scelti con oculatezza a regalare spezie sonore qui e là. Nati come duo elettronico tra Italia e Svezia, adesso la formula incorpora un mood jazzistico molto British, fusion e hip hop: chill out, battute lente, piano Fender, voci delicate. La componente più bella è forse la memoria del «neapolitan sound» anni Settanta: debitamente trasfigurato. (guido festinese)

CHRISTOF MIGONE
WET WATER (LET’S DANCE) (Futura Resistenza)
*** L’artista visuale nato in Svizzera ma con il Canada al centro delle proprie attività, presenta un doppio disco composto da un totale di quindici temi per poco meno di due ore. Rumorismo, avanguardia, registrazioni d’ambiente e sperimentazione quasi oltre i limiti, sono le linee guida di un lavoro ostico e difficile da digerire. Ma con il giusto approccio ci si può perdere in meandri a metà strada tra lo spettrale e l’immaginifico. (gianluca diana)

NOUVELLE VAGUE
SHOULD I STAY OR SHOULD I GO? (Pias/Self)
* Il progetto transalpino nacque una ventina di anni fa con lo scopo di rivisitare in chiave bossa nova classici della scena post punk anni Ottanta. Il successo dell’esordio li ha portati a proseguire su quell’onda, allargando i confini della bossa a soluzioni tra il pop, l’easy listening e il beat come in questa raccolta il cui risultato è, quantomeno, spiazzante. Si passa da cose discrete come People Are People ad aberrazioni come You Spin Me Round, a una Shout in reggae imbarazzante, per non dire della title-track o di Charming Man. Non se ne sentiva il bisogno. (roberto peciola)

TONY OXLEY
THE NEW WORLD (Discus-music)
**** Uscito pochi giorni prima della scomparsa (26 dicembre 2023) e registrato un anno addietro in Germania, l’allora ottantaquattrenne jazzman inglese propone una lunga session, in compagnia del tedesco Stefan Hölker, le cui trame di percussioni acustiche permettono al batterista di concentrarsi in particolare sui suoni elettronici manipolando oggetti sonori microfonati da vicino, onde ribadire forti legami con le musiche aleatorie, libere, improvvisate nel solco del miglior free British. (guido michelone)

TOSCA
’STO CORE MIO (Indipendente)
**** Fra le voci più ariose e sensibili della scena italiana, Tosca si è ritagliata uno spazio importante che la lega alla canzone autoriale ma soprattutto al recupero di brani di repertorio attraverso arrangiamenti acustici, sovente inconsueti. ’Sto core mio è un tributo a Napoli e a Roberto Murolo con venti classici, registrato al teatro Trianon di Napoli. Da Passione a Lacreme napulitane a Canto dei filangieri per chiudere con Dove sta Zazà. Il disco è disponibile in digitale o in formato fisico su: tizianatoscadonati.it. (stefano crippa)

UNREAL CITY
LA CRUDELTÀ DI APRILE (BTF)
*** Che alcuni dischi di neoprog di una decina d’anni fa vengano ristampati è un segnale importante, a prescindere dai gusti personali: significa che hanno fatto in tempo a sedimentare interesse non casuale. Unreal City, da Parma, con questo disco esordì: produzione accorta di Fabio Zuffanti e Rossano Villa, una musica tesa venata di belle sfumature dark e goth, punto di forza nelle tastiere classiche e voce di Emanuele Tarasconi e nelle corde di Francesca Zanetta. (guido festinese)