JAZZ
Evidente
lirismo

For a Better Tomorrow, questo il titolo scelto dal pianista lussemburghese Michel Reis per il suo nuovo disco, il nono da titolare, accanto a una miriade di collaborazioni con stelle di prima grandezza del jazz internazionale. Non sappiamo se il jazz possa contribuire a «un miglior domani»: di sicuro le sue composizioni intrise di un lirismo così evidente, così esposto, possono indurci ad affrontarlo, il domani, col cuore meno pesante. Pura poesia sonora. Poesia sonora anche in Call on the Old Wise (Ecm), diciotto tracce, veri e propri aggraziati, brevi haiku in jazz. Ne è autore il giovane pianista israeliano Nitai Hershkovits, madre marocchina, padre polacco, la capacità di fissare sugli ottantotto tasti impressioni fugaci, sentimenti sfuggenti, sorrisi e amarezze: titoli come A Rooftop Minuet e Of Trust and Remorse lo spiegano bene. Col conforto del bandoneon sublime di Daniele Di Bonaventura e una ritmica più che affidabile viaggiano le composizioni del pianista pugliese Alberto Iovene, un musicista che merita attenzione: ascoltate The New Day (Abeat), otto brani che scorrono d’un fiato. (Guido Festinese)

ALT ROCK
Non tutti i dischi
riescono col buco

Non tutti i dischi riescono col buco. È il caso, ad esempio, del ritorno dei Kula Shaker di Crispian Mills: Natural Magick (Strange Folk Records). Il tentativo, in parte, sembrerebbe quello di riprendere le fila del discorso psych orientale del magico, quello sì, esordio del 1996, K. Ma il risultato è un insieme di pezzi che sanno di strasentito che, non lasciano nulla a chi ascolta. Superfluo. Il secondo album in questione è anche il secondo in carriera per gli inglesi di Liverpool Courting. New Last Name (Lower Third/Pias/Self) è un dischetto che purtroppo non mantiene le premesse dell’esordio, mollando la vena post punk in favore di un indie dalle reminiscenze pop punk. I Courting tentano il colpo grosso con sonorità catchy che lasciano più di un dubbio. Un mix di rock di varia natura quello che propongono i californiani Dead Poet Society con il loro secondo album Fission (Spinefarm/ Goodfellas). Post hardcore, punk, rock da FM, nu metal e quanto possa venirvi in mente, qui c’è e se non c’è è perché state cercando il pelo nell’uovo. Talmente «mainstream» che sono destinati al successo, almeno negli Usa. (Roberto Peciola)

ELECTRO
Gusto
sintetico

Il fascino del sintetico. A sorpresa una registrazione dal vivo di gran valore firmata dal duo tedesco Sun Electric, combo composto da Tom Thiel e Max Loderbauer. È la Arjunamusic ad occuparsi della pubblicazione di Live at Votivkirche Wien, una splendida esibizione di oltre settantacinque minuti andata in scena il 5 ottobre 1996. Siamo davanti a una ispirata sessione dove musica cosmica e battiti per minuto sono incastonati l’uno nell’altro con equilibrio e competenza. Superbe sono Waitati Post, Cristal Bolloré e Kallisto. Dalla capitale austriaca arrivano anche gli esperti General Magic, al secolo Andi Pieper e Ramon Bauer, che pubblicano Nein Aber Ja via GOTO Records. La coppia si muove nella lande in comune tra kraut digitale e techno ipnotica, mantenendo sempre ritmi alti. Segnaliamo Unsinn Zukunft, Mestre e il breakbeat acido anni Novanta di Nervœsnigg. Chiusura con il tedesco Kenn Hartwig che oltre i progetti con altri, esordisce a suo nome con Gameboys & Pedals (Anunaki Tabla) un disco suonato esclusivamente con lo storico videogame e relativi software. Per voi Or Perhaps. (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA
La regola
postuma

Tre cd jazz usciti postumi, tra singolarità manifesta e intento riuscito. Melodico (Dodicilune, 2021) di Andrea Sabatino potrebbe rappresentare una percorribile via italiana al jazz, non solo per il recupero di sette songwriter italiani (Canfora, Fontana, Kramer, Martelli, Martino, Rota, Tenco) per otto brani arrangiati per tromba (e flicorno) e accordion (Vince Abbracciante): il sound caldo, espressivo, romantico del leader gioca sui contrappunti del partner, approdando a sonorità cameriste intense e solari. Love is Passing Thru (Jmood, 2005) di Roberto Magris in solo, duo, trio, quartet (Carpentieri, Gallo, Martin) swinga su tre livelli autoriali, avendo quale leit-motiv letterario il tema dell’amore: il pianista/compositore, l’omaggio alla canzone, il tributo a Strayhorn/Ellington, palesando autenticità espressiva. Infine PianoQ Live (Caligola, 2015-17) della Beppe Aliprandi Jazz Academy in quartetto (Corini, Pintori, Rantzer) è quasi un concept di pezzi originali suonati anche grazie al rifarsi alla storia che «si ripete» tra echi di New Orleans e riferimenti a Monteverdi. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ALTERNATIVE
Sospeso
e glaciale

MANU DELAGO
SNOW FROM YESTERDAY (One Little Independent/Bertus)

**** Batterista e storico percussionista di Björk, maestro dell’handpan, sperimentatore, Manu Delago, di origine austriaca, è da sempre attento alla sostenibilità e nei suoi album affronta spesso problematiche legate all’ambiente e all’inquinamento in ogni sua forma. Nel nuovo album, accompagnato dalle Mad About Lemon, trio composto da cantanti del Tirolo, si muove tra atmosfere sospese, ambient, avvolgenti, solenni, dai toni cinematografici, perfette per una colonna sonora di un viaggio tra ghiacci maestosi. (antonio bacciocchi)

 

JAZZ ITALIA/2
Fantasia
scultorea

FELICE DEL GAUDIO
MOLAMBO (Caligola)

**** Molambo è un termine angolano che si diffuse al tempo dello schiavismo nelle Americhe. Lo trovate salmodiato da Chano Pozo, in un celebre brano, e poi da Dizzy Gillespie in Swing Low, Sweet Cadillac. Qui dà titolo a uno dei rari, preziosi dischi del bassista e compositore Felice Del Gaudio col suo trio, Stefano De Bonis ai tasti, Alfredo Laviano alla batteria. Lirismo appassionato (vedi alla voce Aura, qui), pregnanza ritmica, temi scultorei che sembra di conoscere da sempre, e invece sgorgati dalla fantasia di Del Gaudio. Centro pieno. (guido festinese)

 

ALTERNATIVE/2
Il futuro
magmatico

FIXED ERROR
UNTOLD (Switchstance Recordings)

**** Se risolvere errori significa realizzare un disco di cotanta bellezza, possiamo immaginare per il mondo un futuro migliore. Dietro il nome d’arte si cela l’australiano James Orr, batterista e compositore con esperienze di livello nel cinema e come session per varie band, tra cui Dead Can Dance. In questo secondo lavoro immette creatività, buongusto e talento. Un magma sonoro composto da reggae, breakbeat, hip hop e blaxploitation. Dall’oscillazione dub di Salutations e Rain on My Skin, all’afro rap cantato dal poeta ugandese Kagayi Ngobi in They Do not Listen. (gianluca diana)

 

RISTAMPE
Scintille
di genio

PAUL MCCARTNEY & WINGS
BAND ON THE RUN (Universal)

***** Anniversari à gogo per giustificare rimasterizzazioni, versioni speciali con inediti e puntare ai portafogli (gonfi) del collezionista. Ma nel caso di Band on the Run è più che giustificato: si tratta della prima vera grande opera dell’ex Beatles dopo alcune prove un po’ opache. Qui ci sono scampoli di genio alla Fab Four. Live and Let Die – tema dell’omonimo 007 – è il pezzo più celebrato, ma lo scrigno contiene molte altre gemme: Jet, Let Me Roll It, Bluebird. L’edizione realizzata agli Abbey Road da Miles Showell utilizza un trasferimento ad alta risoluzione dai nastri originali del 1973. (stefano crippa)

 

NEOPROG
La vena
di Bruce

THE PINEAPPLE THIEF
IT LEADS TO THIS (Kscope/Audioglobe)
**** Bruce Soord, leader della band inglese, sembra avere una inesauribile vena compositiva. In solitario o con il gruppo – che da qualche tempo si fregia della fattiva collaborazione del magnifico Gavin Harrison alla batteria -, in elettrico o in acustico, Soord continua a sfornare musica. Riuscendo a non scendere mai sotto standard elevati, come in questo It Leads to This, che è, a nostro avviso, addirittura uno dei suoi lavori migliori, confermandosi così come – a parte il difficilmente raggiungibile Steven Wilson – il miglior esponente della scena neo prog. (roberto peciola)

LOUISE BERTIN
FAUSTO (Palazzetto Bru Zane)
*** Opera semiseria in quattro atti, tratta dal Faust di Goethe, inscenata per la prima volta nel parigino Théâtre-Italien, il 7 marzo 1831, possiede due peculiarità rare nel melodramma romantico: da un lato la scrittura è femminile, dall’altro si tratta di un’autrice francese, pur essendo un’opera italiana in quanto a lingua, stile e genere. Caduto nell’oblio dopo solo tre repliche, il Fausto risorge ora, per iniziativa «veneziana». (guido michelone)

JAMES JONATHAN CLANCY
SPRECATO (Maple Death Records/Audioglobe)
**** Le note ci dicono che questi sono «suoni post-tramonto e pre-alba (…) primordiali, dilatati nel tempo paragonabili al muschio che si arrampica su un albero o alle lucciole che si librano su un campo illuminato dalla luna». Una frase «aulica» che inquadra quanto si ascolta nel nuovo album del cantautore italo-canadese. Un disco notturno, intenso, ballate acustiche, e non lo negano le note, à la Scott Walker, ma con un forte accento personale. Da non perdere I Want You, con il flauto di Enrico Gabrielli che fa sognare. (roberto peciola)

ENSEMBLE SANGINETO
GRAND TOUR VOL.1 (Folkest)
**** Da quasi un quarto di secolo è attivo questo gruppo di folk prog, Adriano e Caterina Sangineto e Jacopo Ventura: voci armonizzate impeccabili, corde antiche e moderne assieme, focus sulle note gaeliche e bretoni. Ora ecco questo strepitoso progetto in due parti, che percorrerà il patrimonio popolare delle venti regioni italiane, un brano per ognuna. Qui le prime dieci, partenza dal cuore umbro, approdo in Friuli. Incanti e sorprese. (guido festinese)

MATTEO MOSOLO FLAVIO ZANUTTINI
HALF BLACK HALF WHITE HALF YELLOW/SUITE FOR CHARLES MINGUS (Caligola)
**** C’è l’ironia abrasiva e un po’ selvaggia, c’è l’esplosione di tenerezza che non contemplava smielate sdolcinatezze, c’è il blues tumultuoso e serrato incastonato nei riff e l’eco del Messico dove andò a morire. C’è molto Mingus in questo ritratto che dei temi originali contempla solo ricordi e citazioni incistate nei pezzi, scritti da Mosolo. Sfida apparentemente impossibile rendere un intero universo estetico con contrabbasso e tromba: vinta senza sforzo apparente. (guido festinese)

LA TERZA CLASSE
US (Soundinside Records)
*** Nuovo disco per la formazione napoletana, che sa come padroneggiare il linguaggio bluegrass e folk. L’autorevolezza giunge anche da una carriera che li vede da tempo in tour oltreoceano. Le nove incisioni pescano molto da quelle esperienze di strada e si fanno apprezzare per intensità e qualità brani come il gospel Who Will Save My Soul? e le ritmiche Free Soul e Pier Song. (gianluca diana)

ORFEO VECCHI
SIX-VOICE MOTETS (Dynamiuc)
**** Il Motectorum sex vocibus liber tertius (composto nel 1598) appartiene a un autore oggi dimenticato, ma tenuto in grande stima dai propri contemporanei: si tratta di repertorio sacro espresso con eleganza mediante raffinate sottigliezze fra dialoghi, antifonie e contrappunti; i 20 brani dei Mottetti formano un suono ricco, coerente ed eclettico a rivelare la maestria artistica e l’ispirazione trascendente. Prima registrazione mondiale grazie a Don Denis Silano che dirige la Cappella Musicale Eusebiana di Vercelli. (guido michelone)