Gli Ultrasuonati
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Gli Ultrasuonati

Ultrasuoni AMBIENT Un paesaggio crespuscolare Suoni per la stagione fredda. Creazione di stampo nordico è Rökkur (Øra Fonogram) firmata da Maja S.K. Ratkje & Nordic Affect. La compositrice norvegese produce assieme […]
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 20 gennaio 2024

AMBIENT
Un paesaggio
crespuscolare

Suoni per la stagione fredda. Creazione di stampo nordico è Rökkur (Øra Fonogram) firmata da Maja S.K. Ratkje & Nordic Affect. La compositrice norvegese produce assieme all’orchestra islandese di musica barocca un lavoro molto intimo, il cui titolo in islandese non casualmente si traduce in «crepuscolo». Dodici brani dal forte impatto visivo, ottenuti grazie alla costruzione di paesaggi sonori di stampo ambient e neoclassico a cui si aggiungono le sperimentazioni vocali della leader. Suonate Passing Stranger, Into the Dark e Den Sprættende Bevægelse Min Fot Gjør Hver Gang Pulsen Slår. Si fa apprezzare l’italiano Fabio Perletta con il lavoro Nessun legame con la polvere. Rumori di fondo e segmenti di suoni sintetici si uniscono con il piano, oscillando tra ambient e minimalismo per dare forme nuove all’inatteso. Per voi Senza titolo VI. Il tutto è pubblicato dalla Room40, che si occupa anche di Mokuy degli Hand to Earth, combo australiano guidato dai fratelli Wilfred. Imperniato su canti ancestrali, è denso di ipnosi, al meglio in Watu e Wata Dhärranhayŋu. (Gianluca Diana)

FOLK
Schegge
dal passato

Come sempre accade, quando schegge sonore di passato irrompono sulla scena, si possono adottare due opposte strategie: far finta di nulla, o riconsiderare i nuovi/antichi apporti e rendere più complesso e vivo il quadro delle note tutte. Di ieri, ma soprattutto di oggi. Si consideri ad esempio Embryo, Live in Wendland (Scheeball/Ma.So.); del gruppo tedesco guidato da Christian Burkard esistono decine di dischi, ma ogni apporto «live» diventa anche testimonianza di un momento storico: qui un atto di solidarietà del novembre 2005, a Wendland, bassa Sassonia, con il motivatissimo movimento antinucleare. Scintillio di musiche dal mondo e ironia, non esotismo. Da casa Felmay invece il prezioso doppio cd Requélie di Èl Bés Galilì, il «serpente galletto», formidabile ensemble di folk revival progressivo bresciano attivo tra il 1978 e il 1982, con anche un bel seguito. Qui si possono trovare le palpitanti registrazioni rimaste, in studio e dal vivo, ed è un gran bel viaggio. (Guido Festinese)

CONTEMPORANEA
Il fascino
del duetto

La musica contemporanea in questi cd è rappresentata dai duetti che il pianoforte intrattiene di volta in volta con violoncello, sassofoni, violini in maniere eteroclite. Il compositore Carlo Alessandro Landini (1954) in Cello Sonatas Nos. 1 & 2 (Da Vinci Classics) supera i limiti del romanticismo per indagare le strutture formali metaforicamente tra ipnosi e meditazione, trovando in Guido Parma (cello) e Giovanni Capatti (piano) gli esecutori ideali. Per contro, Federico Gozzelino (1935) ne Il respiro incantato (Inaic) si mantiene, postmodernamente, in un’ottica neoromantica, con qualche accenno minimalista, ricorrendo alla grande pianista Silvia Belfiore, a sua volta incrociata al giovane talento Luca Magnani (alto, soprano, tenore). Infine il duo Anser in Walking on Water Drops (Stradivarius) presenta Virginia Sutera (violino) e Alberto Braida (piano) in dieci brani improvvisati che guardano al comune sentire di una tradizione che già con Bach si svincola dalla forma scritta, benché lasci sul pentagramma, a futura memoria, le tracce della geniale creatività, oggi immortalate dalla tecnologia. (Guido Michelone)

SPERIMENTALE
Se il robot
è coraggioso

Sperimentare, con coraggio. Un plauso a Leonardo Barbadoro che con Musica automata (Helical) realizza qualcosa di inusuale collaborando con la Logos Foundation di Gent, Belgio. Il compositore italiano ha dato vita a un intero disco suonato da robot controllati da una serie di impulsi digitali. Quanto si ascolta nelle dodici tracce va dal neoclassico ad atmosfere post rock fino ad accenti drum’n’bass. Oltre la fascinazione, segnaliamo per bellezza Terzo, Bomi e Hybr Spiro. Field recordings dal fiume Loira, registrate dal compositore francese Jean-Baptiste Geoffroy. Local Exoticism (Forms of Minutiae), è una fotografia sonora di flora e fauna locale nella zona in cui vive l’autore. Sapiente l’uso del volume per dare luce a protagonisti che altrimenti sarebbero passati inosservati. Delle due lunghe tracce scegliamo Local Exoticism II. Le cupe atmosfere del combo sardo Hermetic Brotherhood of Lux-Or giungono con OHR (Trasponsonic) in lande ancor più spettrali: tra registrazioni sul campo e suoni industrial dilatati, emerge Sea of Ohrot. (Gianluca Diana)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

CANTAUTORI
Sottile
malinconia

PAOLO BENVEGNÙ
È INUTILE PARLARE D’AMORE (Woodworm/Universal)

***** Tra i migliori cantautori (e autori) della scena italiana, Benvegnù non ha mai raccolto quanto avrebbe meritato, tanto che questo disco, per sua stessa ammissione, potrebbe essere l’ultimo. E sarebbe un peccato, perché l’ispirazione è sempre altissima, gli arrangiamenti impeccabili, le musiche di livello e i testi introspettivi ma aperti al mondo. Il nuovo lavoro parte da un assunto: «Esiste una praticità, nell’astratto, nell’irrazionale, nell’Amore?». La risposta è tutta dentro le dodici canzoni dalle melodie coinvolgenti, mai scontate e con una sottile malinconia che le pervade. (stefano crippa)

 

JAZZ
Un intarsio
di silenzi

PALLE MIKKELBORG/JAKOB BRO/MARILYN MAZUR
STRANDS (Ecm)

**** È fatta di silenzi, di cenni d’intesa colti al volo, di risposte calibrate sulla sottrazione, mai sul rendere saturo lo spazio sonoro, la musica di Mikkelborg con la sua tromba dolce e inquietante, Jakob Bro con una chitarra gentile e le percussoni ariose di Marilyn Mazur a dare tocchi di colore. Una registrazione dal vivo alla sala da concerti della Radio Danese che è intarsio di silenzi e di piccole epifanie, da gustare senza la fretta assurda che ci pressa le giornate: solo in momenti speciali, assaporando ogni dettaglio. (guido festinese)

 

BLUES
Crescent City
nel cuore

CHRIS O’LEARY
THE HARD LINE (Alligator)

**** La scoperta da giovanissimo dell’armonicista James Cotton, primo concerto della vita con The Band nel periodo di Last Waltz, l’amore per il Chicago Blues, alcuni anni trascorsi nei Marines, altri a New Orleans nel gruppo di Levon Helm. Questo e altro nella vita dello statunitense che torna con questo ottimo lavoro. Dodici incisioni che si muovono tra il sound della Windy City e quello della West Coast. In risalto sono sia il groove (My Fault, Things Ain’t Always what They Seem) che la ballata perfetta (Who Robs a Musician?). Crescent City nel cuore con Funky Little Club on Decatur. (gianluca diana)

 

FOLK/2
La parola
in un fischio

SARA PICCOLO
UOLOFIFI (Souynbd Inside)

**** «Uolofifi si trasforma in una parola ma nasce da un fischio. Da piccola mia nonna per gioco faceva questo fischio e io lo trasformavo in parola»: questa la spiegazione del titolo da parte della, giovane folksinger che si racconta in otto brani parlando di assenza, solitudine, coraggio, diritto e dovere nel mettersi in gioco: il filo conduttore letterario – luci accese su aspetti ombrosi trasformati poi in forza interiore – segue il musicale, dove, grazie a un lungo soggiorno dublinese, la vocalist e chitarrista sfodera un inconsueto irish sound mescolato al mitico cantautorato West Coast. (guido michelone)

 

BRIT POP
Il tempo
è galantuomo

SHED SEVEN
A MATTER OF TIME (Cooking Vinyl/Egea/The Orchard)

**** Titolo profetico per la band Brit pop di York. Sì, perché finalmente – almeno per loro -, dopo trent’anni di «onorata» carriera e di svariati tentativi, più o meno vani, di scalare le vette delle chart britanniche, gli Shed Seven hanno coronato il sogno con questo A Matter of Time, questione di tempo, appunto. Il disco è un po’ un tuffo nel passato, come se i decenni non fossero trascorsi, in tipico stile Brit, come da prassi. Brani altalenanti ma in definitiva un lavoro piacevole. (roberto peciola)

 

 

AA. VV.
BOLINUS BRANDARIS: FLAMENCO FROM THE BAY OF CADIZ (Dust To Digital)
*** Il nome di David Aglow è poco noto. Ma a questo ricercatore e produttore di New York si deve molto: tra cui la messa in luce del gruppo Gonora Sounds dello Zimbabwe. Lo stesso metodo di lavoro ha portato alla valorizzazione del flamenco attuale: da Cadice in Andalusia, arrivano musiciste e musicisti che ad oggi portano avanti la tradizione. Suoni sinceri e genuini. (gianluca diana)

ESTHER ABRAMI
CINÈMA (Sony Classical)
***** Un suono di violino molto particolare quello di Esther Abrami che presta la sua arte alla musica per il cinema e non solo. In Cinèma la scaletta spazia fra pagine di Bruno Coulais, Rachel Portman, Yann Tiersen e Toshio Masuda. Più incursioni classiche (Cajkovskij, Shostakovich) e Piazzolla. Una delizia consigliata per quelle serene distanze notturne, romantiche e malinconiche. (marco ranaldi)

INSIEME
1975 (Materiali Sonori)
*** «Quattro ragazzi con la passione del jazz rock si ritrovano in un piccolo studio di registrazione a 4 piste nella campagna fiorentina. Hanno sei brani che trasudano lo stile dei loro idoli. I nastri poi sono rimasti in un cassetto fino a oggi». Era il 1975 e i quattro ascoltati ora stupiscono per un suono ancora fresco e originale, perché circa mezzo secolo è ormai transitato verso una fusion music talvolta più schematica e prevedibile di quella dei giovani di allora. (guido michelone)

DAVIDE INTINI
EGO TAMING (Digit.)
*** Milanese, classe 1993, Davide Intini è un altro promettente talento che si affaccia sull’affollata scena del jazz italiano, ma già con un’apertura internazionale. Dalla sua il giovane tenorista ha un suono corposo e maturo, memore della lezione dei grandi anni Cinquanta e Sessanta, Coltrane in particolare per la mobilità del fraseggio e il modo di legare e staccare le note. In quartetto, tutti brani originali tranne una cover da Brubeck, In Your Own Sweet Way. (guido festinese)

SABRINA NAPOLEONE
CRISTALLI SOGNANTI (Lilith)
**** Basta aver voglia di mettersi in ascolto, e i dischi di musica d’autore spessa e visionaria assieme si trovano, eccome. Ad esempio quelli che escono dall’Associazione Lilith genovese che produce festival, incontri e incisioni che emozionano. E fanno pensare. Come questo nuovo lavoro della cantautrice Sabrina Napoleone. Danno una mano tanti amici, che hanno fatto decantare una serie di intuizioni personali in un affresco musicale e di parole collettivo e personale assieme. (guido festinese)

THE VACCINES
PICK-UP FULL OF PINK CARNATIONS (Thirty Tigers/ Goodfellas)
** Non sempre basta prendere a prestito una frase da un capolavoro letterario per far sì che l’album che poi porterà quel titolo sia un buon album. Lo dimostra il nuovo lavoro dei londinesi Vaccines, disco che siamo tentati di definire assolutamente inutile. Un tentativo di ripercorrere, fuori tempo massimo, le orme dell’esordio, sulla scia di quei suoni che tanto hanno riscosso consensi a cavallo degli anni Dieci. E non è certo una questione di gusti, quei suoni ci piacevano e ci piacciono, ma è proprio che i brani qui presenti sanno davvero di stantio. (roberto peciola)

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