Gli Ultrasuonati
JAZZ ITALIA
Mete
difficili
Il Melodrum Trio, attivo da quasi dieci anni (Salvatore Spano al piano, Salvatore Maltana al basso, Francesco Brancato alla batteria) s’è sempre proposto una meta tanto condivisibile quanto difficile a raggiungersi, nella pratica: «creare una musica globale, ma capace di instaurare un immediato dialogo col pubblico creando momenti di fascino, il tutto senza cadere nelle trappole né del revivalismo, né nella sperimentazione fine a se stessa». In The Man, the Earth, the Sky (Da Vinci) potete verificarne gli eccellenti esiti, a partire dall’impeto ritmico dell’iniziale Sequenza in blu. Ospite un coro di voci bianche e la voce narrante di Michela Atzeni. After the Rain è la prova del Trio a nome di Giuseppe Magagnino (GleAm Records), pianista salentino alla sua seconda prova, assai coraggioso e dal voicing eccellente sulla tastiera: a tratti interviene un quartetto d’archi, e l’inteplay del trio sfrutta un tappeto volante. Terzo trio con piano da ascoltare: quello di Alessandro Menichelli in Songs of Day Gone By (Emme), tutti original di una scintillante, gioiosa comunicativa. Siamo (sotto) buone mani. (Guido Festinese)
ALTERNATIVE
Una promessa
da mantenere
Inizio di anno all’insegna della cosiddetta «alternative», sempre ammesso che il termine significhi effettivamente qualcosa. Il primo disco preso in considerazione è il nuovo lavoro dei Kreidler, formazione teutonica in giro da una trentina d’anni. Il loro settimo album si intitola Twists (A Visitor Arrives) (Bureau B/Audioglobe) e ci presenta nove brani strumentali tra electro pop, ricordi di kraut rock e post punk che fanno tornare alla mente Dali’s Car o le uscite soliste del grande Mick Karn. Dalla Germania ai Paesi Bassi dove troviamo il notevole debutto dei Volksempfänger, Attack of Sound (Cardinal Fuzz). Qui siamo in territori psichedelici, con uno sguardo «pop» agli anni Sessanta e un amore per nulla nascosto verso gente come Stooges, MC5, Love e via discorrendo. Il duo olandese promette bene. Si attraversa il canale della Manica, ci si inoltra fino alle West Midlands per incontrare il rock a tutto tondo degli Electus e del loro Episode IV (Autoproduzione). Le influenze sono varie e vanno dal classic rock al pop rock all’hard rock, insomma un disco «roccioso». (Roberto Peciola)
ELECTRO
Fascino
decadente
Suoni sintetici sbilenchi e sorprendenti. Il via lo danno Carl 666 Gustaf, ossia Carl Westholm e Gustaf Hielm. Provengono dai mondi metal e doom della Svezia e in questa occasione oltre le tastiere del primo e il basso del secondo, mettono mani a synth e vari congegni electro. Il risultato è Claim (Thanatosis), un disco di sette brani a metà tra industrial, minimal techno e drone. Il mood generale è oscuro e distruttivo, circostanze che gli donano un certo fascino decadente. Battute alte in Kyrie Eleison e Remnants of Ancient Infrastructure. Colore e ritmicità leggera e frivola arriva dal duo colombiano Rizomagic, tropicalismo futurista da dancefloor parecchio divertente. Diego Manrique e Edgar Marún, già direttori di orchestre di cumbia e afrobeat, con Marimbitiaos (Disasters By Choice/Polen Record) danno vita a un piccolo capolavoro che ha il suo meglio in Ñeño, Ayoyloí e Konimba. Finale con The Allegorist, al secolo Anna Jordan, che rende disponibile TEKHENU Retold (Awaken Chronicles), remix dell’omonimo album uscito lo scorso maggio. Brilla Inner Dialogue (Drum & Lace Rework). (Gianluca Diana)
JAZZ
Le prospettive
del cool
Al di là della comune etichetta – la mitica Candid – i tre cd sono accostabili per un tempo storico – i Mid Seventies – che vede il ritorno dei maestri del cool sotto inedite prospettive: Giuffre e Konitz in particolare, da molti ritenuti anticipatori del free, propongono un’avanguardia calmierata da altre invenzioni sonore. In tal senso Music for People, Birds, Butterflies & Mosquitoes di un Jimmy Giuffre 3 cambiato per due terzi, ora con Kiyoshi Tokugana (contrabbasso) e Randy Kaye (percussioni) vede il leader polistrumentista (flauto, clarinetto, tenore) esporsi in improvvisazioni eterogenee, sempre sul filo del rigore jazziale. Tenorlee di Lee Konitz è invece un raffinato esempio di camerismo fra standard arcinoti e interplay compatti grazie al talento di Jimmy Rowles (piano) e Michael Moore (contrabbasso). Infine con Captured Alive c’è spazio per l’armonicista belga Toots Thielemans il quale torna a firmare un disco dopo circa un ventennio: jam session newyorkese con grande ritmica a ribadire l’originalità dello strumento cromatico alle prese con evergreen e original. (Guido Michelone)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
ALTERNATIVE/2
Insondabili
categorie
ARONE X S T A R G A Z E
ARONE X S T A R G A Z E (Transgressive/Pias/Self)
**** Il disco in questione, uscito sul finire dell’anno appena trascorso, rappresenta la prima, e possibilmente non ultima, collaborazione tra la cantante del Minnesota Arone Dyer, già nota con il duo Buke and Gase, e l’ensemble classico contemporaneo formatosi a Berlino s t a r g a z e. Il progetto, nato da un incontro al People Festival, si basa su brani scritti da Dyer nell’arco di alcuni anni, arrangiati dai tredici elementi dell’orchestra e cantati dall’autrice, che spaziano tra un incatalogabile chamber pop e avant-garde. Interessante. (roberto peciola)
JAZZ ITALIA/2
Il ghigno
di Miles
BRIGHT MAGUS
JUNGLE CORNER (Irma)
**** C’era una volta Miles Davis il Black Magus, il signore oscuro dell’elettricità eretica applicata al jazz che fece insorgere i puristi che decretarono la «morte del jazz» e altre ridicole amenità reazionarie. Un incendio visionario e torrenziale di note in iterazione variata intessute di funk che oggi ripercorrono con una gioia palpabile e originalità i Bright Magus, un po’ sulle orme di Bill Laswell e Wadada Leo Smith. Centro pieno per Alberto N.A. Turra e compagni, e sei brani che il Mago Nero apprezzerebbe ghignando sornione. (guido festinese)
WORLD MUSIC
Disincanto
gospel
DIEPKLOOF UNITED VOICE
HARMONIZING SOWETO (Ostinato)
***** Diepkloof Zone 3 è un quartiere di Soweto, Sudafrica. Nella scuola abbandonata di Lebowa, il gruppo gospel ha testato e poi registrato il proprio sound portatore di disincanto per quanto non ottenuto dall’African National Congress. Ma non è solo un grido di dolore, è desiderio di rivalsa dei diritti non raggiunti: è una musica vibrante e carica di desideri. La potenza e il carisma delle performance sono divenute virali sui social, al punto da garantirsi questa pubblicazione. Stellare qualsiasi passaggio, tra cui selezioniamo Normalizo, Too Late Mama e Baninzi. (gianluca diana)
JAZZ ITALIA/3
La poesia
inquieta
CLAUDIO FASOLI NEXT 4ET
AMBUSH (Abeat)
**** Claudio Fasoli è un tesoro del jazz, come Tommaso, Rava, D’Andrea e pochi altri: tutta gente che suona, scrive, pensa il jazz con l’entusiasmo e la creatività inesausta attribuibile a chi ha sessant’anni meno di loro. Il Quartetto NeXt è un dono meraviglioso che Fasoli ha fatto alla musica con la chitarra elettrica reattiva di Simone Massaron, il basso profondo di Tito Mangialajo Rantzer, i poliritmi nervosi di Stefano Grasso. Si addentra in terre di nessuno marcate da silenzi che lasciano respirare le note: pura poesia inquieta. (guido festinese)
RISTAMPE
Un cammino
acustico
ROEDELIUS
PIANO PIANO (Materiali Sonori)
*** Musicista prolifico, nonché pioniere del kraut rock in ambito elettronico ultra-sperimentale, Hans-Joachim Roedelius, all’inizio degli anni Novanta, ispirato da Erik Satie, decide di pubblicare quest’album per piano solo, che diventa per lui non tanto un esercizio di stile, quanto piuttosto un cammino acustico, parallelo ai lavori più radicali: sono nove brani, talvolta brevissimi, che, all’epoca, i critici accostarono al dilagante fenomeno new age, magari con qualche vicinanza alla coeva ambient
music. (guido michelone)
KEITH EMERSON
MURDEROCK UCCIDE A PASSO DI DANZA (Cinevox)
*** Primo di una ipotetica trilogia della musica (Killer Samba e Thrilling Blues) mai realizzata per un malanno del regista Lucio Fulci, questo horror (1984) s’avvale della colonna sonora del celebre tastierista inglese, da poco attivo nel cinema (Inferno di Argento e Nighthawks con Stallone) orfano del trio con Lake e Palmer. E allo stile di EL&P si affida Emerson: scrive, arrangia, suona e dirige svariate formazioni, fra canzoni facili e sprazzi prog, ambienti sonori e brani d’uso in sintonia con immagini spesso raccapriccianti da film di genere di magistrale artigianato, ma musicate da autentiche rockstar. (guido michelone)
FERRINIS
FERRINIS (Autoproduzione)
*** Giovani e intraprendenti (hanno suonato in posti come Ministry of Sound), cresciuti a suon di musica (grazie ai genitori che facevano feste con karaoke), in quelle feste devono aver sviluppato due cose molto importanti. Uno, la formula canzone, che in questo disco non supera mai i 3 minuti e che condensa in sé pop, elettronica, dance, rock, hip hop e altro. Due, i set karaoke dovevano essere molto eclettici perché i Ferrinis, pur mirando dritti a fare hit fruibili, mischiano i generi con grande naturalezza. (viola de soto)
MAXIMILIEN MATHEVON
LE LAOWAI ( Plaza Mayor Company)
**** Ridente commedia francese che porta in sé quel germe di degenerazione grazie alla musica di Mathevon il quale non disdegna la forma classica, anzi sceglie proprio un suono molto mozartiano, con un po’ di Bacalov. La vena di Mathevon è interessante, fresca e divertente. Il film arriverà anche nel nostro paese ma per ora è possibile ascoltare quello che è comunque musica di facile ascolto. E di questi tempi non è niente male. (marco ranaldi)
FABIO VERNIZZI
WIND TALES (Dodicilune)
**** «I racconti che si porta il vento»: titolo più evocativo non poteva esserci per il nuovo lavoro del compositore e pianista che qualcuno ricorderà anche a strutturare le magnifiche canzoni di Roberta Alloisio. Otto brani per ensemble allargato tra jazz, suggestoni classiche, new e minimal music, spazi riservati all’mprovvisazione, scrittura piena. Un incanto leggero all’ascolto che in realtà nasconde vertigini profonde di pensiero. E un ottimo impiego di molti dei migliori musicisti liguri chiamati a raccolta. (guido festinese)
EMMA WILSON
MEMPHIS CALLING (EWM)
*** Lineare, chiaro e inequivocabile. La sintesi della nuova uscita della blueswoman inglese è tutta nel titolo. Nove brani che sono allo stesso tempo tributo, esperienza diretta e riferimento artistico per la musicista qui accompagnata da una lunga e rodata schiera di sessionmen: parliamo di profili che hanno maturato esperienza con Booker T & The M.G.’s, Bo Keys, Gregg Allman e la Hi Rhythm Section. Passeranno alla memoria A Small World a sua firma, oltre a valide interpretazioni di classici come Water e I Still Love You. (gianluca diana)
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