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Gli Ultrasuonati

NEW WAVE Il re Mida degli Eighties È stato «il» produttore degli anni Ottanta, il re Mida del decennio. Dopo la hit Radio Killed the Radio Star, Trevor Horn ha […]

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 9 dicembre 2023

NEW WAVE
Il re Mida
degli Eighties

È stato «il» produttore degli anni Ottanta, il re Mida del decennio. Dopo la hit Radio Killed the Radio Star, Trevor Horn ha scritto e prodotto dischi che hanno segnato un’epoca. In Echoes. Ancient & Modern (Deutsche Grammophon) si rimette all’opera andando a rivisitare undici brani di quella decade e non solo, affidandoli alle voci di artisti di varia estrazione. Si parte con una splendida Tori Amos che riprende Swimming Pools (Drank) di Kendrick Lamar, per passare a Seal che si cimenta con il classico di Joe Jackson Steppin’ Out, e poi Rick Astley per Owner of the Lonely Heart degli Yes, Marc Almond in Love Is a Battlefield di Pat Benatar, Iggy Pop per Personal Jesus dei Depeche Mode, Steve Hogarth in una versione ancor più malinconica di Drive dei Cars, Toyah & Robert Fripp in una Relax lontana dall’originale e Andrea Carr e Jack Lukeman nella White Wedding di Billy Idol. Lo stesso Lukeman poi dà voce a una rivisitazione notevole di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana mentre Horn realizza la sua versione di Avalon dei Roxy Music. Il top con Lady Blackbird che impreziosisce Slave to the Rhythm di Grace Jones. (Roberto Peciola)

JAZZ ITALIA
Variabilità
di un organico

Flessibilità jazz: far leva sull’interplay, e poter quindi affrontare qualsiasi organico. Ad esempio qui accenneremo a tre uscite in progressivo arricchimento d’organico. Partiamo da un duetto: due veterani in jazz come Guido Di Leone alla chitarra e Dario Deidda al basso, colti in presa diretta al Duke Jazz Club di Bari in In Duo (Abeat) con un fascinoso programma che parte con Jim Hall, si incentra su Ellington, sfiora Sonny Stitt. Con leggerezza, pregnanza, precisione. Una chitarra elettrica, quella vivace e fluente di Nick Di Giovanni nel Trio protagonista di Mood from Heaven (Emme), con Pietro Opancella ai bassi e Michele Santoleri alla batteria. La bella sorpresa in due tracce, la seconda e la quinta: Di Giovanni oltre che maneggiare la sei corde è anche un eccellente oboista. Un quartetto: quello guidato dal pianista e compositore Alberto Giraldi in Quadrivium (Alfa Music), con il sax di Filiberto Palermitani, il basso di Marco Siniscalco e la batteria di
Pier Paolo Ferroni. Bel dialogo tra jazz mainstream, snodi fusion, lirismo mediterraneo ed echi classici. (Guido Festinese)

BLUES
Una questione
di famiglia

Consueto florilegio di uscite in blues per la fine dell’anno. Si parte con Mizz Lowe, cantante di gran qualità che si presenta con Classy Woman (ML Records). Compagna d’arte e d’amore del grande Bobby Rush, con il quale condivide il palco da anni, mette a frutto la lunga esperienza con dieci tracce che convincono e si muovono nei territori del soul blues. Oltre la presenza di Rush principalmente all’armonica, la blueswoman fa la differenza sia quando i ritmi rallentano (Easy Baby, 4 Leaf Clover), che quando si scende nel dancefloor del juke joint (Honey Tree). Dal Canada arrivano i Blackburn Brothers: Duane a voce e tastiere, Broke alle chitarre e Cory alla batteria. Per non farsi mancare nulla si uniscono anche Robert alla sei corde e il cugino Nathan al basso. Aggiunta una sezione fiati il risultato è pronto e valido, SoulFunkn’BLUES (Electro-Fi) è divertente e danzereccio. Per voi Let the Devil Play e Sister Rosa. Chiusura con il britannico Richard Rozze che pubblica il melodico Lion (WR), dove si fa apprezzare per lo stile morbido che propone con il suo power trio. Suonate How Can I Sleep when I’m Awake?. (Gianluca Diana)

BOX SET
Note
sacre

Sacred Music (Outhere Music France) s’intitola il tanto elegante quanto spartano cofanetto: undici cd per cinque autori tra Sei e Novecento, in ordine cronologico Bach, Haydn, Beethoven, Dvorak, Buckner: a interpretare il Collegium Vocale Gent diretto da Philippe Herreweghe, accompagnato via via da tre differenti orchestre (due belghe, una francese), trattandosi di registrazioni che coprono un esteso arco temporale (2010-2020). Nel momento in cui la musica sacra con Johann Sebastian Bach tocca il proprio apogeo, inizia il declino fino a diventare minoritaria, incalzata dal concertismo profano quale esempio di laicizzazione da parte di una società che, grazie all’Illuminismo (qui musicalmente rappresentato da Haydn) è in continua evoluzione e che trova conferma nel primo (Beethoven) e tardo romanticismo (Bruckner e Dvorak) quando i compositori sono dediti a concerti e sinfonia, di rado a Messe, Oratori, Requiem, Stabat Mater, salvo i brani qui interpretati a raccontare l’altro lato, quello fideistico-cristiano, della spiritualità artistica. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

CANTAUTORI
Tonalità
semi acustiche

MASSIMILIANO LAROCCA
DAIMON (Santeria)

*** Il cantautore toscano firma il sesto album solista, di nuovo coadiuvato dalla produzione dell’ex Bad Seeds Hugo Race, che lavora alla perfezione sulle tonalità semi acustiche delle canzoni, dal gusto dark blues, a cui si aggiungono sapori jazz, riferimenti alla migliore tradizione della canzone d’autore nostrana e alla scuola francese degli anni Sessanta. Gli arrangiamenti sono però moderni e attuali, le atmosfere autunnali e seducenti, con uno sguardo a Leonard Cohen, Nick Cave, Serge Gainsbourg per un album più che ottimo. (antonio bacciocchi)

 

ALTERNATIVE
Senza
tregua

PARQUET
SPARKLES & MUD (Carton Records)

**** Molto ardore nel nuovo lavoro della formazione capitanata dal batterista Seb Brun. Il combo va come un treno, mettendo assieme una narrazione sonora che mescola techno, noise, rock sperimentale e molta, molta tecnica. Non vi è un secondo di tregua durante l’intera sessione che si sviluppa in nove brani. Fenomenale la ritmica composta dal leader e dal bassista Jean-François Riffaud in esecuzioni come la granitica e assai veloce Mud e la altrettanto aggressiva Speedrun. Spuntano anche attitudini math rock che si trasformano in un vortice dancefloor da sabato notte con Tahiti. (gianluca diana)

 

BOX SET/2
Il tenore
del «faraone»

PHAROAH SANDERS
PHAROAH (Luaka Bop)

**** Scoperto da John Coltrane, è forse il vero erede coltraniano fra i molti collaboratori e proseliti: anch’egli tenorista, il «faraone» ha alti e bassi di carriera, ma questo cofanetto di inediti consente di valutarne la grandezza artistica: in studio con un settetto (1976) e dal vivo in Quartet (1977), i due cd fotografano il leader al massimo della creatività, quasi a riflettere ciò che Trane stesso avrebbe potuto realizzare se non fosse morto dieci anni prima: dal free jazz verso inediti orizzonti, assemblando e includendo modale, fusion, ethno, hard bop e la futura prospettiva di ciò che verrà chiamata world music. (guido michelone)

 

JAZZ
Visionarie
sperimentazioni

FRANK PAUL SCHUBERT- KAZUHISA UCHIHASHI- KLAUS KUGEL
BLACK HOLES ARE HARD TO FIND (Nemu Records)

**** Trio nippo-tedesco (sax alto e soprano; chitarra ed elettronica; batteria e percussioni) sperimentale e visionario. Alternando frammentazione e suoni lunghi, strumenti acustici e manipolazione elettronica i tre generano una musica ora densa ora rarefatta che evoca un large ensemble. Pur nella libertà di linguaggio i tre non producono suoni «irriflessivi» e «gestuali»: il loro andamento prevede interplay, formule, snodi, appuntamenti, basati su frequentazione e studio, esercizio e vigile ascolto reciproco. (luigi onori)

 

DRONE AMBIENT
Natura, misteri
e l’amore supremo

HILARY WOODS
ACTS OF LIGHT (Sacred Bones/Goodfellas)

**** L’artista irlandese, ex JJ72, è da considerarsi come una delle principali esponenti della scena drone ambient, e lo dimostra appieno con questo suo terzo album composto da nove tracce ipnotiche, oscure, a tratti angoscianti ma piene di pura bellezza. Definiti anche «lenti canti funebri», i brani trasportano l’ascoltatore in un mondo onirico che riporta a lande desolate e fredde, come un viaggio tra i geyser e i vulcani islandesi, come un film ambientato in una realtà distopica: «Un’inquieta offerta personale alla natura selvaggia, alla perdita, all’assenza, al mistero e all’amore supremo». (roberto peciola)

 

SERGIO CASABIANCA
DE VISU (TRP Music)
**** Sono passati un po’ di anni da Out of Cage, primo lavoro a suo nome, ma valeva la pena attendere. Il chitarrista siciliano medita e lavora a lungo le proprie composizioni, poi, come da titolo ora «de visu» cerca l’interplay diretto e continuo tra la sua archtop, il basso di Riccardo Grosso e la batteria di Peppe Tringali: che lo seguono in ballad sognanti ed eteree, in impennate funk ragguardevoli, in sequenze post bop efficaci. Grande attacco sulle corde, magnifica e morbida fluidità, flessuosità e potenza. (guido festinese)

SARAH MARY CHADWICK
MESSAGES TO GOD (Kill Rock Stars)
*** La cantante neozelandese residente in Australia dà alle stampe il suo ottavo lavoro. Oltre il supporto di alcuni sessionmen, come sempre è presente il suo alter ego artistico Hank Clifton-Williamson. Il talento sembra maturare sempre più, sia alla voce che all’amato pianoforte. Le liriche sono intime e profonde. Looked Just Like Jesus e Drinkin’ on a Tuesday i passaggi più malinconici e struggenti. Affascinante è la ballata Only Bad Memories. (gianluca diana)

LUCA DI MARTINO
IL RICHIAMO E L’ABBANDONO (Ottozerodue Records)
**** Ambito totalmente tonale e «narrativo» per la chitarra acustica in solo con ausilio di loop station a stabilire qualche coordinata di fondale per il palermitano Luca Di Martino. C’è da augurarsi che qualche regista individui queste belle e avvolgenti tracce, e se le ascolti con attenzione, perché sarebbero ottimi spunti per colonne sonore intense e lievemente nostalgiche. Qualche richiamo al Riccardo Zappa d’antan, un gusto per il cesello lirico, leggerezza di tocco e consistenza di idee e sviluppo. (guido festinese)

VITO DI MODUGNO QUARTET WITH FAUSTO LEALI
BLACK, WHITE AND BLUES (Abeat)
**** La superband dell’hammondista con Carrabba (sax), Condorelli (chitarra), Marzi (batteria) incontra il cosiddetto «negro bianco», specialista, nei Sixties, di cover rock e r&b di estrazione black. E alla musica «nera» è dedita questa jam di nove brani «storici» (italiani e stranieri), riletti in chiave soul jazz con un esito assolutamente gradevole. (guido michelone)

CHRISTIAN KJELLVANDER
HOLD YOUR LOVE STILL (Tapete/Audioglobe)
*** Se, ascoltando i dischi del cantautore svedese vi venisse il dubbio di trovarvi di fronte a un lavoro di Nick Cave o di un suo clone, beh, non siete molto lontani dalla realtà. Perché la voce scura e intensa, ma anche il modo di costruire e arrangiare i brani da lui composti non possono non far pensare all’artista australiano. A questo aggiungete una certa dose di alt country di ispirazione Usa, con un ricordo di Johnny Cash e avrete il quadro completo. (roberto peciola)

ZIBBA
LA CITTA’ DALL’ALTO (Pioggia Rossa Dischi)
**** Travolti dall’orrido mare magnum di pop trap, i cantautori trovano sempre meno spazio. Ma alcuni, duri e puri, rilanciano ponendo l’asticella sempre più in alto. Zibba è fra questi, talento puro e autore di rilievo per terzi, in questo suo nuovo lavoro si pone in un viaggio ispirato alla raccolta Ultimo viene il corvo di Italo Calvino. Roba da far tremare i polsi. Non a lui che estrae dal cilindro nove brani brevi ma essenziali suggerite dalla lettura del libro. Bello e contemplativo, con alcune perle destinate a restare come Padrifigli. (stefano crippa)

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