Gli Ultrasuonati
FOLK Tirare le somme Quando, un giorno, si dovranno tirare le somme di quanto il Brasile abbia contribuito a strutturare un vocabolario di base della popular music più colta e […]
FOLK Tirare le somme Quando, un giorno, si dovranno tirare le somme di quanto il Brasile abbia contribuito a strutturare un vocabolario di base della popular music più colta e […]
FOLK
Tirare
le somme
Quando, un giorno, si dovranno tirare le somme di quanto il Brasile abbia contribuito a strutturare un vocabolario di base della popular music più colta e raffinata, l’apporto della bossa nova sbalzerà fuori con urgenza. A ricordarcelo ora, con arrangiamenti raffinati (ospite speciale il sassofonista Stefano «Cocco» Cantini, tra gli altri) la vocalist Gaia Schirò con il chitarrista Mino Cavallo in Jacarandá (Ma.So.). Roxanne dei Police in bossa vale da sola il prezzo. Nove piccoli sorsi di mare è il bel titolo del primo effervescente disco della napoletana Amada, ambra scura nella voce, una straordinaria attitudine flessuosa nell’adattarsi a lingue diverse: francese, spagnolo, portoghese, creolo capoverdiano, italiano e siciliano catanese. Infine Nodi, di Mesudì, freschissimo gruppo nato dall’incontro tra un trio vocale tutto al femminile ideato da Elisa Surace. Tra gli ospiti, Nando Citarella e Alessandro D’Alessandro, per un lavoro splendido che gioca di sponda con la vera tradizione, e la proietta in un futuro possibile. E auspicabile. (Guido Festinese)
INDIE ITALIA
La speranza
da accendere
Gli anni Novanta del secolo scorso sono stati l’ultimo rigurgito rock della scena italica, un rigurgito che ha dato speranza a un panorama che sembrava un po’ perso, a parte rare eccezioni, negli anni Ottanta (speranza vana, vista la piega odierna). A quel decennio si rifà Il Ciclo di Bethe, band romana che esordisce con un disco che si intitola, appunto, Novecento (Ver.So. Prod./Kulturjan). Il tutto è ancora più chiaro se si guarda agli ospiti, da Militant A a Enrico Capuano, da Andrea Chimenti a Umberto Palazzo, per un indie rock militante e impegnato che riporta alla mente Csi e derivati. I Nineties (e gli Eighties) sono evocati anche dai lombardi Human Colonies, ma sul fronte anglosassone. Dream pop, post punk, garage e shoegaze nell’album Kintsukuroi (Custom Made Music/Moquette/Shore Dive). Sonorità più dure quelle del progetto The Land of the Snow del chitarrista Joel Gilardini, al quale si affianca la batteria possente di Jacopo Pierazzuoli per il nuovo As Within, So Without (Subsound). Siamo in campo heavy, tra sludge, doom e post metal strumentale. Interessante. (Roberto Peciola)
AMBIENT
Una sfumatura
autunnale
Le sfumature dell’autunno le potete trovare nella ambient music odierna. Terzo lavoro per gli olandesi Transtilla che affidano III alla Midira Records. I sei temi inclusi viaggiano per la loro totalità su una poetica del doppio che tra luce e buio innerva l’intera opera. Soluzione non nuova, ma che permette a chi ha qualcosa da dire di poter fare la differenza. Il magma di ambient ed elettroacustica creato dal duo composto da Romke Kleefstra e Anne-Chris Bakker merita attenzione, particolarmente in Ferlern e Petre de la Meuse. Molto introverso e minimale è il mood che emerge dalla nuova fatica di Brad E. Rose che nel titolo esplica il concetto di base che anima i sei brani presenti. I’m Scared of Dying (Room40) è generato dalle riflessioni notturne dell’artista mentre veglia sul sonno di sua figlia. Le riflessioni di quegli istanti convergono nel lavoro che merita attenzione in I’m Scared of Dying II e I’m Scared of Dying V. Stessa etichetta per Quire dell’inglese Zane Trow. Otto incisioni quasi metafisiche, che disegnano paesaggi sonori. (Gianluca Diana)
CLASSICA
Fantasie concertanti,
da Bach a Mozart
Bach e Mozart: del primo esce Bach et l’Italie (Alpha Classics) dove Justin Taylor al clavicembalo esegue due fantasie e tre concerti integrali (e vari movimenti), alternandoli con toccate, sonate e concerti di Marcello, Scarlatti e Vivaldi, in reciproche fascinazioni; del resto uno charme bachiano è presente persino nel jazz, come dimostra il trio di Adam Birnbaum in Preludes (Chelsea Music Festival Records) ispirati al clavicembalo ben temperato. Sotto quest’ultimo aspetto Mozart y mambo. La bella cubana (Alpha Classics) di Sarah Willis al corno mostra come il giovane compositore Edgar Olivero si rifaccia al salisburghese: ma l’intero album è la dimostrazione della capacità dell’Havana Lyceum Orchestra (qui diretta da Méndez Padròn) di eseguire con passione tanto la Sinfonia concertante quanto Guantanamera o il capolavoro di José White Lafitte del titolo. Ma se si volessero ascoltare gli originali, Mozart for Two (Decca) di Marco Schiavo e Sergio Marchegiani si concentra su sonate, fantasie, variazioni per pianoforte a quattro mani, con virtuosismo impareggiabile. (Guido Michelone)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
ALTERNATIVE
Benedette
maledizioni
ANJIMILE
THE KING (4AD/Self)
**** Ci sono situazioni con le quali è difficile convivere, ancora oggi, nel ventunesimo secolo. Come ad esempio essere, allo stesso tempo, nero e transessuale in America, a cui Anjimile Chithambo aggiunge anche il carico di ex alcolista, il tutto all’interno di una famiglia molto religiosa. E dopo un disco di preghiere, Giver Taker, ecco un album, parole sue, di «maledizioni», maledizioni che si trasformano in benedizioni musicali. Brani costruiti con due soli strumenti, una chitarra (spesso trattata) e la sua voce. Alt folk e sperimentazione a braccetto per un disco davvero bello e intenso. (roberto peciola)
PROG ITALIA
La ragazza
che vendicò il Che
IL BACIO DELLA MEDUSA
IMILLA (Ams)
**** Puntate il selettore della macchina del tempo sul primo lustro degli anni Settanta, mettetevi comodi, ed aspettatevi una bordata di musica che mette in conto hard prog d’annata e tensione da film «poliziotteschi», flauti e mellotron, sciabolate elettriche, accenni latin, e, su tutto, la voce perentoria di Simone Cecchini. Ecco in musica la storia della tedesca Monika Ertl, guerrigliera dell’ELN boliviano uccisa nel ’73, la «ragazza che vendicò Che Guevara». La band perugina ha classe e mestiere ventennale: e qui servono tutti. (guido festinese)
JAZZ ITALIA
Esplicita
suggestione
DINO BETTI VAN DER NOOT
LET US RECOUNT OUR DREAMS (Audissea)
***** Torna al disco l’87enne compositore e bandleader milanese che si conferma tra i grandi del jazz internazionale, con una visione personale che non ha riscontri nell’originalità delle proposte basate su una scrittura aperta, intensa, variegata in grado di far evolvere la big band – qui di ben 22 elementi, tutti rigorosamente italiani – in senso classico fra echi di Mingus, Debussy, Morricone, Ellington, Glass (e molto di più) sia pur filtrati dalla lettura citata di scrittori classici, ai quali molti dei brani rimando con esplicite suggestioni. (guido michelone)
POP BLUES
Louisiana
da amare
RHIANNON GIDDENS
YOU ARE THE ONE (Nonesuch)
***** Al primo impatto un ottimo disco imperniato su suoni pop e americana, complici potenziali hit come la title-track e Too Little, Too Late, Too Bad. In realtà vi è molto di più ed è tutto estremamente fruibile, grazie ad arrangiamenti azzeccati che marciano coesi con il talento di Giddens. Louisiana sugli scudi con Way Over Yonder, You Louisiana Man e Good Ol’ Cider, grande blues in You Put the Sugar in My Bowl, country-psych d’autore con Jason Isbell dentro Yet to Be. E poi all’improvviso la violenza della prigione di Rikers Island assume la forma di una splendida struggle song: Another Wasted Life. (gianluca diana)
INDIE ROCK
Se la sorpresa
non sorprende
THE NATIONAL
LAUGH TRACK (4AD/Self)
*** Li avevamo lasciati appena qualche mese fa con un disco, First Two Pages of Frankenstein, in cui The National facevano The National, ma meglio. Li ritroviamo, a sorpresa, oggi con un altro album, Laugh Track, che segue la medesima linea compositiva dando però, a loro dire, più spazio alle ritmiche di Bryan Devendorf. Il che risulta effettivamente vero, ma incastonate in un mood e in costruzioni armoniche e melodiche che poco, se non nulla, divergono dal loro stile. Quindi, The National continuano a fare The National. Prendere o lasciare. (roberto peciola)
CASALUCE
CRISALIDE (Materiali Musicali)
*** Disco concepito durante la pandemia da un compositore (ha lavorato con Morricone) che questa volta decide di scrivere canzoni minimali, con chitarra e voce (a parte una coda di quattro brani rock). Nei nove episodi composti con chitarra acustica, Casaluce dà il meglio di sé. Ballate scritte con il cuore in mano. Pura poesia in brani come Nulla è per sempre e La coda delle cose. Un nuovo cantautore all’orizzonte capace di esprimere emozioni. Non male in un mondo emozionalmente piatto. (viola de soto)
DRAKE
FOR ALL THE DOGS (Island/Universal)
** La certezza è il numero uno assicurato, nel frattempo il singolo Slime You Out con Sza ha già raggiunto il primo posto della Billboard Hot 100, ed è la dodicesima volta che accade. Fatto che lo spinge sempre più vicino ai record di Michael Jackson. Per il resto il nuovo lavoro di Drake non presenta particolari sussulti: 23 pezzi, durata monstre e una sfilza lunghissima di featuring: da Teezo Touchdown (Amen), passando per Savage (Calling for You) e Bad Bunny (Gently), per citarne alcuni. Piacevole commistione di generi tra new soul, r&b, rap ma stavolta manca il tocco geniale. (stefano crippa)
KYLE EASTWOOD
EASTWOOD SYMPHONIC (Pias/Self)
**** Per la prima volta figlio e padre insieme, a rileggere le colonne sonore dei film dell’attore e regista, grazie alla Czech National Symphony Orchestra e al quintetto del contrabbassista jazz: a parte l’Eastwood Ouverture, sono 12 temi principali (Gran Torino, I ponti di Madison County, Lettere da Iwo Jima, Il buono il brutto e il cattivo, ecc.) per altrettanti celebri film di compositori eterogenei, ma qui amalgamati non solo grazie al lavoro di arrangiamento, ma per la volontà di fare altro rispetto all’originale, così come mostra e il sontuoso «esercizio», alla fine del disco, sul leit-motiv di Per un pugno di dollari. (guido michelone)
HAIKU
HAIKU (Sun Village Records)
*** Ecco una giovane nuova band bolognese da quell’articolata regione stilistica del jazz contemporaneo che strizza l’occhio agli anni Settanta e Ottanta del jazz rock, della prima fusion, del funk, delle colonne sonore che avvolgevano le scene di tensione e i momenti di relax di tanto cinema di genere. Non è il solo riferimento: il quintetto bordeggia con evidente gusto anche neo soul, electro, rock elettronico, velature trip hop. Piatto assai ricco, dunque: farlo in 25 minuti, la durata di un ep, haiku in musica, è una bella sfida: vinta. (guido festinese)
SINIKKA LANGELAND
WIND AND SUN (Ecm)
**** Ogni volta che esce un disco di Sinikka Langeland, gran dama della vocalità nordica, bisogna mettere in conto un viaggio un po’ fatato nel grande Nord declinato su spazi ampi, mai plumbei e ghiaccio candido. Qui i testi sono del poeta contemporaneo norvegese Jon Fosse, lei ci mette la voce scandita limpida e forte e il violino tradizionale kantele, attorno grandi del jazz nordico riuniti per l’occasione: Mathias Eick, Trygve Seim, Mats Ellertsen, Thomas Strønen. Improvvisazione e futuro remoto assieme, che meraviglia. (guido festinese)
LES MAMAS DU CONGO & RROBIN
YA MIZOLÉ (Jarring Effects/L’Autre Distribution)
*** Da Brazzaville arriva il secondo lavoro sulla lunga distanza per le artiste capitanate dalla carismatica Gladys Samba, la quale è in grande spolvero. Con arrangiamenti contemporanei a sostegno del tutto curati dal francese RRobin, la formazione mescola melodie tradizionali, ninne nanne e impegno sociale con stralci di trap e delicata minimal techno. L’esito è intrigante, come si apprezza in Maria, Dia e Futa Nfuka. Trasognata oltremodo è Lamentation. (gianluca diana)
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