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Gli Ultrasuonati

ETICHETTE Ecm, percorso imprevedibile Un prezioso mazzo di uscite che riassumono il percorso eclettico che il Signor Eicher continua a proporre da decenni, infischiandosene di petulanti critiche snob. A Time […]

Pubblicato circa un anno faEdizione del 26 agosto 2023

ETICHETTE
Ecm, percorso
imprevedibile

Un prezioso mazzo di uscite che riassumono il percorso eclettico che il Signor Eicher continua a proporre da decenni, infischiandosene di petulanti critiche snob. A Time to Remember, ad esempio, è il nuovo lavoro per la vocalist e compositrice albanese Elina Duni, naturalizzata svizzera ma con forti legami culturali col suo paese. Qui la cantante, con onirica leggerezza, canta in inglese, in francese, in albanese con un gruppo che ne asseconda il passo felpato e attento. È cristallo puro e limpido il tocco di Keith Jarrett ripreso nel 1994 in New Jersey per le Sonate Württemberg di C.P.E. Bach, scritte nel 1744: «Le avevo ascoltate suonate sul clavicembalo, ho pensato che ci fosse spazio per un’interpretazione pianistica». Vero: i capolavori lasciano sempre le porte aperte. La Norvegia profonda della memoria folk, ma anche dell’improvvisazione radicale e del ricordo del compositore Fartein Valen (1887- 1952) nel duo Glimmer, tra il violino norvegese a corde raddoppiate di Nils Økland
e l’armonium di Sigbjørn Apelandin Glimmere: sodalizio trentennale. (Guido Festinese)

TRIBUTI
Approccio
variegato

Ci sono svariati approcci, da parte dei jazzisti, per rendere omaggio ai propri idoli di un passato più o meno recente. Antonio Di Fonzo in Hommage à Petrucciani (Stradivarius) è quasi filologico: quattro brani – di cui tre standard e l’original Brazilian Life – in solitario, onde far emergere il lavoro di scavo che il compianto Michel proponeva sui pezzi di Monk, Ellington e Bruno Martino. David Helbock con Austrian Syndicate (ACT) offre un significativo tributo all’ultima band del tastierista Joe Zawinul: anch’egli tra Rhodes e sintetizzatori s’avvale di un quartetto e cinque ospiti illustri per inanellare una sfilza di 12 brani dall’intenso profumo di world music. Infine poderoso è il lavoro di James Brandon Lewis & Red Lily Quintet nel doppio For Mahalia, with Love (Tao Forms) dove l’omaggiata è chiaramente Mahalia Jackson, massima voce gospel di ogni tempo: il repertorio chiesastico, nelle mani del sassofonista, diventa jazz strumentale dal forte imprinting avanguardista, superando, in fervore e ricerca, precedenti come i gospel album di Louis Armstrong e Archie Shepp. (Guido Michelone)

ALT METAL
Duri
a morire

Il metal non muore mai, magari può sembrare in agonia, con band sempre più uguali a se stesse (o ad altre), ma ogni tanto qualcosa di interessante viene fuori. Certo, come abbiamo avuto modo di scrivere più volte, di novità e originalità sempre meno, ma già che si riesca ad ascoltare più brani nella loro interezza pone i dischi in questione lodevoli di menzione. Come il decimo lavoro dei francesi Mass Hysteria, Tenace-Part 1 (Out of Line Music/Rough Trade), primo capitolo di un progetto che vedrà la seconda parte in uscita a ottobre. Una miscela a metà tra Rage Against the Machine e Slipknot, ma il cui pezzo forte è il brano Le grand réveil con il featuring, grazie alla AI, della cantante francese degli anni Trenta Fréhel. Altro disco meritevole di attenzione, il nuovo dei To Kill Achilles, Recovery (Arising Empire/Edel). La band scozzese si muove su sonorità emocore che richiamano una rinascita del nu metal, con tutti i cliché del genere. Hard e alt rock per i tedeschi Leaves in Flames con Individuum (Autoprod.), un disco abbastanza variegato, che si ascolta con piacere. (Roberto Peciola)

SPERIMENTALE
Il paesaggio
inesplorato

Alla ricerca di paesaggi sonori inesplorati. Valido è quanto realizza Christian Bouchard con IV (Empreintes Digitales). Il compositore del Quebec è un nome di peso nel mondo dell’elettroacustica e anche qui, conferma quanto gli viene riconosciuto. Nei circa 70 minuti suddivisi in cinque brani, si viene proiettati in atmosfere quasi cosmiche, dove frammenti sonori di ogni genere aprono la strada alla sperimentazione: nonostante si tratti di incisioni provenienti da anni diversi, 2014 per Nombres et silences e 2021 di Birdscape, il risultato è eccelso. Nuovamente in pista Christina Giannone che rilascia Reality Opposition, dove prosegue con il suo stile catartico. Il suono dilaga in ogni angolo possibile della drone music attuale, sempre più distorto e intimo. Per la capacità di andare in fondo nelle viscere, consigliamo Cosmic Identity. La pubblicazione è a cura della Room40 come Eidolon, di Siavash Amini. Che partendo da alcune teorie dell’accordatura nel natio Iran, continua a navigare nei meandri degli abissi oscuri: per voi Relicto. (Gianluca Diana)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

COLONNE SONORE
Come fosse
una bambola

AA. VV.
BARBIE OST (Warner Bros)

*** Missione successo per il film dedicato alla bambola più celebre del mondo, trasformata in un inno coloratissimo e al limite del kitsch all’empowerment femminile. La colonna sonora, chiaramente, non può essere da meno e diventa un concentrato di pop e dance da far paura. Spicca la star globale Dua Lipa che si ritaglia anche una piccola parte accanto ai protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling. Ma non sono da meno Billie Eilish, Sam Smith, Nicki Minai, Tame Impala, Ava Max e perfino lo stesso Gosling a intonare una canzone interpretata dal suo alter ego sullo schermo: Ken. (stefano crippa)

 

 

ALTERNATIVE ITALIA
Il senso
degli ossimori

LALLI E STEFANO RISSO
QUI (Stella*Nera)

**** Di Lalli e Stefano Risso bisognerebbe parlare per ossimori. Una dolcezza cruda, una essenzialità che contiene moltitudini, Emily Dickinson a colloquio con una raccoglitrice di olive della Maiella. Il rimpianto che diventa coraggio, il coraggio di trovare parole per dire che sono un castello di cristallo. Fragile e durissimo. Il contrabbasso di Risso che si moltiplica in un’intera orchestra d’archi, la voce di Lalli come un sorriso che conforta, ma non illude. A sei anni da Un tempo, appena, tornano due voci libertarie che ci mancavano. (guido festinese)

 

 

 

INDIE ROCK
C’è vita
lì fuori

LIFEGUARD
CROWD CAN TALK/DRESSED IN TRENCHES (Matador/ Self)

***** Mentre nel nostro paese ci «godiamo» i tormentoni estivi, da altre parti del mondo, tipo Chicago, tre ragazzi tra i 16 e i 18 anni, firmano un contratto con la Matador (quella dei QOTSA, per dire) e pubblicano un album che contiene due ep, uno già uscito nel 2022 per una piccola label, e uno con brani nuovi. E mentre noi ci «godiamo» i tormentoni estivi questi tre ragazzini suonano e compongono indie rock con un’attitudine punk che seppur richiama echi del passato è ben ancorato nel presente di un panorama che, fuori da qui, ha ancora qualcosa da dire. (roberto peciola)

 

 

SPERIMENTALE/2
Affresco
lituano

ŠARUNAS NAKAS
RAMBLINGS (Music Information Centre Lithuania)

***** Compositore, saggista, artista visuale, direttore d’orchestra, organizzatore di festival e presentatore radiofonico. Oltre tutto ciò, l’artista è anche autore, nel 2001, del primo libro di testo lituano sulla musica contemporanea. Non sorprende quindi la matrice sperimentale ed elettroacustica dei nove temi di questo lavoro. A cui è legata una storia particolare: la sessione registrata nel 1985 al Vilnius Recording Studio non piacque ai burocrati sovietici e solo l’intervento di alcuni docenti locali evitò a Nakas di essere spedito a combattere in Afghanistan. Un affresco di rara bellezza. (gianluca diana)

 

 

CLASSICA
L’ideale
romantico

ROBERT SCHUMANN
FOR A BELOVED LISTENER. A SECRET LAMENT (Dymanic)

**** Giuseppe Rossi, giovane pianista romano, dopo Beethoven, continua ad approfondire i grandi autori della letteratura pianistica, riunendo qui del compositore di Zwickau (1810-1856) la rigogliosa Fantasia in Do maggiore op. 17, l’eterogeneo Albumblätter op. 124 e il brevissimo postumo Canon über «An Alexis». Per ogni nota Rossi sembra evidenziare la straordinaria ricchezza della creatività schumanniana dipanata tra sentimenti contrastanti, dall’acuta passionalità a un ripiegante intimismo, sempre all’insegna di un perfetto ideale romantico. (guido michelone)

 

 

FRANCESCO ARONI VIGONE
ORBITA (We Insist!)
**** Il sassofonista contralto e soprano Aroni Vigone è musicista d’eccellenza in quel campo difficile dove il rigore delle scelte di poetica è totale, e la ricerca continua interseca e si sovrappone alla vita. Questo è un disco per sax solo, senza strumenti armonici a supporto: puro canto, esclamazione, grido e sussurro, dunque. Diciotto brevi o brevissimi frattali, uno ricavato dal folk catalano, uno dedicato al grande fagottista Rino Vernizzi, che seppe tendere un ponte di idee tra classica contemporanea e jazz dell’oggi. Intenso. (g.fe.)

MARCO BARDOSCIA
LEGNOMADRE (Tuk Music)
**** Bello e importante che qualcuno, liutaio e artigiano della memoria, torni a collegare il legno come elemento vitale essenziale nel percorso degli umani al legno degli strumenti, altro dono di vita e di sapienza. Lo fa il contrabbassista Mauro Bardoscia, autore di tutte le composizioni, con una squadra duttile che ospita Mannarino, Mirabassi, Greco, Congedo, Padovani, e la magnifica Orchestra da camera di Perugia che aggiunge fondali morbidi e prospettive sbalzate di vellutata bellezza. (guido festinese)

DATASHOCK
GELTUNGSBEREICH UNIVERSUM (Bureau B/ Audioglobe)
**** Un bel viaggio tra i misteri del cosmo alla ricerca dell’«ambìto universo». È quello che ci propongono i tedeschi Datashock per il loro ottavo album. Space rock, psichedelia, sapori kraut, un album quasi fuori dal tempo (e dallo spazio, appunto), che ci riporta ai fasti delle formazioni teutoniche anni Settanta, una danza onirica sotto gli effetti stranianti di un acido, magari anche due… (roberto peciola)

KING HOWL
HOMECOMING (Electric Valley Records)
*** Dichiarazione d’intenti chiara e netta quella della formazione sarda che definisce il proprio suono heavy blues. Come dargli torto. Con un colore stoner di fondo, i quattro anche in questa occasione non lesinano energia. Il furore di cui sono portatori si esprime al meglio in The Rooster e The Train. Tirata al punto giusto è anche Motorsound che in alcuni passaggi evoca i dimenticati The Music. Citazione a parte merita John Henry Days, capace di spostare l’asticella del disco verso l’alto. (gianluca diana)

SOFT MACHINE
OTHER DOORS (Dyad Records)
**** L’ingresso di un nuovo bassista (Fred Thelonious Baker), il ritiro del veterano (John Marshall alla batteria) alla fine delle registrazioni, la sicurezza della «giovane» leadership pratica (Theo Travis, fiati e tastiere) e la collaborazione della storica chitarra (John Etheridge) non cambiano prospettive, valori, idee, sogni alla Morbida Macchina, che, fin dalla copertina (omaggio alla psichedelia) e dalla ripresa di un paio di brani di Ayers e Jenkins, sa ancora offrire grande musica, tra prog, jazz, rock, free. (guido michelone)

HANS ZIMMER
LIVE (Sony Classical)
**** Autore di capolavori e di nuovi linguaggi coniugati al passato, il tedesco Hans Zimmer è oggi una vera e propria star tra i compositori di colonne sonore. Questo tributo è frutto di una tournée mondiale. Doppio cd affidato a un drappello di rocker e star del pop americano con l’Odessa Opera Orchestra. Tante suite e due ore di ascolto fra adrenalina e riscoperte del passato. Da avere come bignamino contemporaneo. (marco ranaldi)

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