Gli Ultrasuonati
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Ultrasuoni RISTAMPE Stile magistrale Il magistero stilistico, la coerenza a una poetica del jazz tutta sostanza e niente fronzoli decorativi, il senso dello spazio e del blues sono tutte caratteristiche precipue […]
Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

RISTAMPE
Stile magistrale

Il magistero stilistico, la coerenza a una poetica del jazz tutta sostanza e niente fronzoli decorativi, il senso dello spazio e del blues sono tutte caratteristiche precipue del grande pianista Hank Jones, purtroppo non sempre ricordato come dovrebbe essere. La ristampa di un palpitante «live» del luglio 1991, Acireale Jazz Festival per Red Records, intitolato curiosamente con tre punti esclamativi, !!!, può rendergli giustizia tardiva. George Mraz al basso e Kenny Washington alla batteria per un trio perfetto. Un’altra ristampa Red Records per un altro talento in ombra, oggi, il sassofonista flautista e pianista Sam Rivers, ripreso nel pieno della sua potenza espressiva urgente e visionaria in The Quest, 1976, con uno stratosferico Dave Holland al basso e Barry Altschul alla batteria. Ultima segnalazione, senza bisogno di aggiungere altro, per un classico dei classici, ristampa che aggiunge gran messe di alternative take godibili: John Coltrane, Blue Train-The Complete Masters, Blue Note, con foto inedite e un saggio storico sul disco inciso nel ’57. Sia in vinile, sia in doppio cd. (Guido Festinese)

JAZZ
L’Italia incontra il mondo

È grosso modo dal ‘68 di Stereokonitz (di fatto un album di Giovanni Tommaso) che il jazz italiano collabora alla pari con quello straniero, ottenendo esiti artistici ragguardevoli, come accade pure in tre recenti cd a cominciare dalle Danze degli scorpioni (We Insist!), dove il grande contrabbassista britannico Barre Philips, decano della free music, duetta con Giancarlo Nino Locatelli, specialista in clarinetti: la dedica al sound di Coleman Hawkins, denominato «master improviser» la dice lunga sul rapporto che i due istituiscono tra passato e presente nelle quattro intense «danze» a ritmo postfree. Letting Go (Igloo Records) firmato da Greg Lamy e Flavio Boltro è un disco francese con la ritmica di Laurent e Robin dove i due leader (chitarra e tromba) brandiscono un efficace modern mainstream dagli eleganti contrappunti, perlopiù in mid tempo. Infine Masnä (L’Autre Collectiv) del batterista Marco Luparia con un sestetto franco-italiano prospetta quasi un incrocio fra jazz e classica attraverso un camerismo dai forti echi minimalisti. (Guido Michelone)

AMBIENT
Il fascino delle anguille

Le diverse forme dell’ambient includono sia le atmosfere più intime che quelle più selvagge. In una posizione di mezzo, galleggiando tra lo psicotropo e il leggiadro, si palesa la coreano-statunitense Hyunhye Seo, già alle tastiere nella band Xiu Xiu. Qui la ritroviamo avvinta dal fascino delle anguille, protagoniste del suo Eel. È un’immersione nel fascino che il pesce teleosteo ha avuto sull’essere umano. L’autrice inanella una continua serie di sinuose rotte drone ed electro: Eel II lascia il segno. Il tutto esce per Room40 che si occupa anche di Jérôme Noetinger, che si mette in mostra con Outside Supercolor, dove riversa l’incontro tra il suo mondo sonoro e quello visuale di Lionel Palun. Si tratta di tre incisioni visionarie e catartiche dove la drone music la fa da padrone. Sperimentazione a iosa con Tv Eye on Me. Smaccatamente oscuro e nichilista è Furnace (Macro) firmato da Lucaslavia, compositore tedesco, al secolo Stefan Goldmann, proveniente dalla techno da cui ha assorbito gli aspetti più cupi, ben sintetizzati in Calax e Margaleth. (Gianluca Diana)

RISTAMPE/2
Tre fiori da cogliere

Di recente se n’è andato Alan Bates, quasi centenario: le sue produzioni in ambito jazz hanno accompagnato quasi ogni evoluzione della grande musica afroamericana, e, dalla fine degli anni Ottanta, il rilancio della magnifica Candid Records guidata da Nat Hentoff, una delle label più coraggiose e innovative. Nel succoso lotto di ristampe, segnaliamo un nuovo pacchetto di uscite dalle quali cogliamo tre fiori, a partire dal disco di debutto della strepitosa Joanne Brackeen, Snooze, del 1975, la «Picasso del piano jazz», brani originali e omaggi senza accademia a Wayne Shorter e Davis. Lemuria-Seascape recupera invece un grande disco dimenticato di Kenny Barron, con Ray Drummond alla batteria e Ben Riley alla batteria. Grazia, scavo armonico, timing e swing perfetti, e un brano, Slow Grind, che è una pura lezione di blues feeling. Torna anche A Walkin’ Thing, 1992, l’ultimo disco inciso dalla splendida Shirley Scott col suo fido organo: temperature torride e funk, e una When a Man Loves a Woman strizzata fino all’emozione finale completa. (Guido Festinese)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ALT ROCK
L’orizzonte della «cameretta»

BDRMM
I DON’T KNOW (Rock Action)

**** Acclamati dalla critica come la nuova «linfa» della scena shoegaze/dream pop britannica all’epoca dell’esordio – 2020 -, gli inglesi Bdrmm (si legge Bedroom, come il titolo del debutto) per questo secondo capitolo della loro, ci auguriamo, lunga carriera, si sono affidati ai Mogwai, firmando per l’etichetta di Stuart Braithwaite, e hanno cercato una diversa via, aggiungendo drum machine e elettronica e guardando verso orizzonti più vasti e complessi, su tutti Thom Yorke nelle sue varie declinazioni, ma anche, appunto il post rock dei mentori Mogwai e dei Sigur Rós. E il tutto tiene. (roberto peciola)

 

CLASSICA
Differenti forme d’amore

GIORGI GIGASHVILI
MEETING MY SHADOW (Alpha Classics)

**** Il recital del giovane pianista classico georgiano suona davvero come un incontro con la propria ombra nel modo che, come scrive il poeta Eliot circa un secolo fa, «ogni significato dipende dalla chiave interpretativa», a maggior ragione per la musica, «arte astratta per eccellenza»: il «meeting» fra le stupende Eroic Variations beethoveniane e brani che spaziano fra Sette e Novecento (Scarlatti, Brahms, Skriabin, Messiaen) si ispira, nelle intenzioni dell’esecutore, alle differenti forme d’amore, così come teorizzate dagli antichi greci. (guido michelone)

 

BLUES
Qualità «old school»

D.K. HARRELL
THE RIGHT MAN (Little Village Foundation)

**** La nuova generazione blues statunitense tira fuori talenti a destra e manca. Molto atteso era questo giovane afroamericano proveniente da Ruston, Louisiana. Amante di B.B. King, come dimostrato prima di questo esordio sulla lunga distanza, non tradisce le attese. La storia racconta che sotto l’occhio attento del sempre presente Kid Andersen nei Greaseland Studios di San Jose, California, il giovane virgulto ha messo in fila undici brani a sua firma dove lo spirito di Blues Boy aleggia in ogni angolo. Ma tutto è credibile, ben suonato e cantato. Nulla di nuovo, ma di gran qualità. (gianluca diana)

ALT FOLK
La storia
non cambia

LOCAL NATIVES
TIME WILL WAIT FOR NO ONE (Loma Vista)

*** I californiani Local Natives rappresentano al meglio, per chi scrive, la grande promessa rimasta nell’aria. Il loro esordio, Gorilla Manor, uscito quasi tre lustri fa, ci aveva fatto pensare di essere di fronte a un gruppo dalle potenzialità davvero notevoli. Il loro alt folk dalle chiare affinità con l’indie rock, con un piglio personale, colpiva diretto, ma alla prova dei fatti, ossia dei dischi successivi, non sono mai riusciti a ripetersi a certi livelli. Questo è il quinto in carriera e la storia non cambia, sanno scrivere brani piacevoli, melodicamente azzeccati, a cui però manca sempre lo spunto decisivo. (roberto peciola)

 

JAZZ
Vite parallele di una «pietra rotolante»

CHARLIE WATTS
ANTHOLOGY (Bmg)

**** In sala aveva scaffali stipati di preziosi vinili jazz, con un occhio di riguardo per i capisaldi dello swing e del bebop: Ellington, Basie, Waller, Goodman, Gillespie, Monk, e via citando. Amava Gene Krupa, Jo Jones, Max Roach, Art Blakey, Elvin Jones. Erano stati la sua palestra e la sua università ritmica. Charlie Watts, professione batterista rock dei Rolling Stones ha avuto una vita parallela e intensa nel jazz: ora che non c’è più riascoltare questa doppia antologia (con tre inediti) è riassaporare la classe elegante di un signore della musica tout court. (guido festinese)

 

B.I.T.
EQUILIBRISMI (Filibusta)
**** B.I.T., che sta a significare «Back in Time», è un duo composto da Danielle Di Maio, sassofoni e flauto e Manuela Pasqui, pianoforte, entrambe anche compositrici del materiale. Hanno formazione classica e successivi e decisivi studi jazz, e gli «equilibrismi» del titolo sono la serena consapevolezza di sapersi muovere su un terreno difficile, ma assai stimolante, dove davvero ogni brano fa storia a sé per riferimenti e citazioni. Da Wheeler a Coltrane, passando per Carla Bley, Pieranunzi, Debussy, l’Ellington delle ballad. (guido festinese)

EMILIANO D’AURIA
FIRST RAIN (Losen REcords)
**** La «prima pioggia» del pianista Emiliano D’Auria inizia con un affascinante, circolare ostinato ritmico guidato da piano e basso sul quale si staglia la tromba di Luca Aquino. Registrato all’Ocean Sound di Giske, Norvegia, in formazione Giacomo Ancillotto alla chitarra, Dario Miranda al basso e Ermanno Baron alla batteria, il disco sembra trovare piena ospitalità in certo elegante jazz nordico che non dimentica, però, subitanee accensioni liriche, peraltro territorio in cui il titolare eccelle. (guido festinese)

ALEXANDER MELKNIKOV
FANTASIE (Harmonia Mundi)
**** Come nel precedente 4 oeuvres sur 4 pianos (2018) il tastierista russo lavora su sette «fantasie» per altrettanti compositori – nell’ordine storico Bach, Mozart, Mendelssohn, Shopping, Borzoni, Schnittke – e soprattutto per altrettanti strumenti – clavicembalo, fortepiano, pianoforti Erard, Bechstein, Steinway – onde far scoprire il suono originario delle musiche stesse, all’epoca della loro creazione, pur evidenziando al contempo il fil rouge che le lega una all’altra, dal punto di vista interpretativo di una filologia creativa. (guido michelone)

AYA METWALLI & CALAMITA
SAHER (Zehra)
*** Un senso di stupore pervade l’ascolto di questo lavoro in cui gli autori, la cantante egiziana e la formazione libanese, hanno sciolto nel modo migliore le provenienze personali. Nei quattro brani, prossimi ai quaranta minuti, ci si trova di fronte a un muro di suoni e distorsioni valide per il miglior post punk e post rock, a cui si aggiunge una discreta fase improvvisativa. Quasi mistico è il valore aggiunto apportato da Metwalli a voce e chitarra: giganteggiano in tale direzione Hazihi Laylati e Kadni El Hawa. (gianluca diana)

PENTESILEA
PEZZI (Ipologica)
*** Attrice, performer, cantautrice e compositrice, è al suo esordio con questo progetto improntato sull’elettronica. Un nome – Pentesilea – che rimanda alla regina delle amazzoni e alla città immaginaria di Calvino. Sette pezzi per un puzzle sonoro che mescola pop, elettronica e avanguardia. «I brani sono come storie di vita – spiega l’artista romana -, lasciati andare, storie che si perdono durante il cammino per trovarne di nuovi». L’intento è lodevole ma l’album, seppur con passaggi interessanti, non risulta completamente riuscito. (stefano crippa)

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