FOLK ITALIA
Una festa
in comune

Sono passati quasi trent’anni da quando Lino Straulino, magnifico songwriter friulano di Carnia autore di opere intense ben conosciute dagli appassionati del folk revival meno «regressivo» entrò in studio con Fale Curte, un quintetto che riusciva a riprendere il filo delle sue canzoni in una chiave folk rock aperta e poetica, speziata di aromi canterburyani. In origine fu una musicassetta, ora i nastri rimasterizzati scintillano nel cd 1993-2023 (Elicona Caligola), ed è una bella festa. Una festa in solitaria per voce, chitarra battente e classica, oud, percussioni mediorientali e altri attrezzi in Maresia del pugliese Fabrizio Piepoli, un pendolo lirico e ritmico tra il Portogallo del fado e il nostro Sud. Ispirato e potente. Festa in duo anche con Alessandro Gaudio e Salvatore Pace, giovani organettisti sulla scia bruciante e creativa di Riccardo Tesi (direttore artistico) in Passione meridionale (Visage): la fluidità del jazz, i ritmi dei Balcani, prospettive reggae, echi di tango, in un caleidoscopio inebriante che parte dal nostro Sud, e abbraccia senza retorica tanti altri Sud del Pianeta. (Guido Festinese)

BLUES
Etichette
resistenti

Aprire un’etichetta discografica e resistere per ben sette decadi non è consueto. Se poi si aggiunge che nel tempo trascorso si è scritta la storia e si prosegue a farlo, vale la pena ascoltare Delmark 70th Anniversary Blues Album, chiaramente fuori con la omonima label fondata da Bob Koester. Dieci perle autentiche provenienti da altrettanti immancabili album. La selezione curata dall’attuale direttore artistico Elbio Barilari, include meraviglie come All for Business di Jimmy Dawkins, Long Tall Daddy di Big Time Sarah e Ashes in My Ashtray di Jimmy Johnson. Torna Greg Sover con His Story (Grounded Soul), un lavoro dove non lesina nulla, includendo anche il leggendario Billy Cox. Ma oltre i cameo player, resta la sua gran qualità come storyteller: è un bluesman elettrico di spessore, dal taglio contemporaneo e mai banale. Suonate Freedom Part 2 e Tonight. Incredibile ma vero, altra pubblicazione del prolisso Mick Kolassa che ci dona Wooden Music (Endless Blues), da cui vi sottoponiamo con gioia You Gotta Pay the Prize e Memphis Wood. (Gianluca Diana)

CONTEMPORANEA
Verso
la modernità

Questi tre album risultano un eccellente osservatorio per conoscere il passaggio della musica tardoromantica alla modernità novecentesca, soprattutto nell’ambito delle partiture strumentali con grandi e piccole formazioni. In Benjamin Britten e Max Bruch con Violin Concertos (Alpha Classics) l’accostamento tra il maggior compositore britannico e un sinfonista tedesco conservatore riguarda il discorso virtuosistico qui nelle mani del giovane solista Kerson Leong con la Philarmonia Orchestra (diretta da Patrick Hahn). In Juroswki Conduct Stravinsky Vol. 2 (LPO) ci sono anzitutto gli arrangiamenti della Sleepy Beauty ciakovskiana da parte di un Igor Stravinskij brillantissimo nel balletto The Fairy’s Kiss esaltato dalla conduzione della London Philarmonic Orchestra. Infine il György Ligeti di Kammerkonzert & Other Works (Harmonia Mundi) offre un’ampia visuale (Six Bagatelles, Kammerkonzert, Ten Pieces for Wind Quintet) di come
un neoavanguardista si muova anche tra estro e humour con Les Siècles di François-Xavier Roth a furoreggiare. (Guido Michelone)

ALT ROCK
Espressioni
post punk

Gli Squid sono tra le band che, pur nel solco di un revival post punk, hanno saputo aggiungere elementi diversi e lontani dai cliché del genere. Tornano con O Monolith (Warp/Self), secondo lavoro che placa l’irruenza del debutto in favore di una maggiore introspezione. E se Bright Green Field era un ottimo disco questo O Monolith, con la complicità di Dan Carey alla produzione e John McEntire al mix, lo è molto di più. Tra i gruppi di spicco della scena post punk ci sono gli irlandesi Fontaines D.C., che hanno nel frontman Grian Chatten il punto di forza. Chaos for the Fly (Partisan/Pias/ Self), co-prodotto con Dan Carey (sempre lui), si discosta dalle sonorità della band d’appartenenza, puntando su una varietà stilistica che, a suo dire, sarebbe stata impossibile con il gruppo. Un lavoro tanto inatteso quanto bello. Di post punk rivisitato si può parlare per il secondo disco dei newyorkesi Geese, 3D Country (Partisan/Pias/Self). C’è un po’ tutto quello che sta nel mezzo tra il funk e il math rock, e pensando alla giovanissima età del quartetto c’è di che restare colpiti. (Roberto Peciola)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

FOLK ITALIA/2
Un ponte
per la Spagna

PAOLO ANGELI
NÍJAR (AnMa)

**** Una «colonna sonora immaginaria per Bodas de Sangre» di Federico García Lorca: così Angeli definisce questo disco dipanato su undici tasselli preziosi (con omaggi a Camaron de la Isla e un brano scritto per Medici senza frontiere Spagna), in cui dovete aspettarvi un vertiginoso ponte tra penisola iberica e Sardegna, realizzato con la retrofuturistica «chitarra preparata» di Angeli, una chitarra flamenco, effetti di tutti i tipi. Poi c’è la sua voce melismatica formata sul folk atavico dell’isola, che cantando i versi avvampanti di Lorca inventa un altro ponte. (guido festinese)

 

CANZONE D’AUTORE
Boccate
d’aria fresca

AS MADALENAS
AS MADALENAS (Via Veneto Jazz)

**** Decisamente una boccata d’aria fresca – a dispetto delle temperature torride di questi giorni – il ritorno discografico del duo italo-brasiliano formato da Tatiana Valle e Cristina Renzetti che per l’occasione vede affiancarsi Ferruccio Spinetti in veste di contrabbassista e – soprattutto – di direttore artistico. Tredici brani – comprese le cover di Crocodilo di Samuele Bersani e Pigro di Pino Daniele – che mescolano canzone d’autore, pop e atmosfere carioca. In totale leggerezza e – soprattutto – giocando in sottrazione, così da mettere in risalto le splendide armonizzazioni del duo. (stefano crippa)

 

BLUES ITALIA
Tra polvere
e fango

ELLI DE MON
PAGAN BLUES (Area Pirata Records)

**** Inossidabile e senza esitazioni, la blueswoman prosegue nel suo cammino che la conduce nelle lande che uniscono il blues urbano al punk, con incursioni nei raga indiani. Rispetto al passato il suono è diventato ancora più possente ed energico, come dimostrano le stilettate di The Fall e I Can See You. Mesmerica è Desert Song, con la quale si viene catapultati nella polvere del Joshua Tree National Park, mentre i tempi medi di Catfish Blues e Star ci permettono di camminare nel fango del fiume Mississippi. Sempre sorprendente, capace di regalare emozioni ebbre di luce. (gianluca diana)

 

ALT ROCK/2
La poetica
di Polly Jean

PJ HARVEY
I INSIDE THE OLD YEAR DYING (Partisan/Pias/Self)

**** Il decimo disco della cantante e autrice del Dorset nasce dall’esigenza di riappropriarsi di qualcosa che, evidentemente, sentiva gli stava sfuggendo: scrivere nuova musica per se stessa. Nuova musica e un nuovo approccio alle liriche, prendendo spunto dalla sua opera poetica Orlam, nel dialetto della sua terra. Brani scritti in tre settimane e creati in studio con i suoi più fidi collaboratori, John Parish e Flood, e con l’aiuto di altri amici. Il risultato è quello di un disco, e non poteva essere altrimenti viste le premesse, dai toni folk e intimi, forse come mai prima, ma assolutamente «pjharveyano». Bello! (roberto peciola)

 

JAZZ
Thelonious,
l’ineguagliabile

THELONIOUS MONK
THE CLASSIC QUARTET (Candid)

***** Ineguagliabile. Registrato alla tv di Tokyo il giorno prima (23 maggio) dello storico concerto utilizzato per l’album cult Live in Japan 1963, è proprio il caso di parlare di quartetto classico non solo per la band (Rouse, Warren, Dunlop), ma soprattutto per i cinque brani (i noti original Ba-Lue Bolivar Ba-Lues-Are, Blue Monk, Epistrophy, Evidence, più la cover Just a Gigolo) su cui tutti swingano e improvvisano magistralmente. Nonostante il vantaggioso contratto di quegli anni con la Columbia, il pianista non può lasciarsi sfuggire l’occasione di onorare la label alternativa di Roach, Mingus e compagni. (guido michelone)

 

AKHUNOV/POULENC/ MESSIAEN
JAZZ (A Parte Music)
**** Il giovane ucraino Sergej Akhunov compone 15 miniature per violino e pianoforte ispirandosi al libro Jazz del pittore Henri Matisse. In entrambi i casi il jazz non c’entra nulla, è solo un nome «esotico». Per il disco, i due esecutori Julia Igonina e Maxim Emelyanychev aggiungono Violin Sonata (Poulenc) e Louange… (Messiaen), coevi al volume, quasi a offrire un confronto tra diversi espressionismi sonori, in una matrice neoromantica. (guido michelone)

ANOHNI AND THE JOHNSONS
MY BACK WAS A BRIDGE FOR YOU TO CROSS (Rough Trade/Self)
*** Il ritorno di Anohni Hegarty vede anche il riunirsi della cantante anglo-americana con la band che la supportava al tempo in cui si faceva chiamare Antony e, a distanza di anni, dopo essersi riappropriata della denominazione al femminile, si ripropone con un disco ispirato da Marvin Gaye e dal suo capolavoro What’s Going On. Quindi via sia le sonorità soffuse e fragili degli inizi, sia le derive sintetiche del lavoro solista, in favore di un soul delicato, spesso declinato in acustico con quel senso folk che attualizza il genere senza stravolgerlo. (roberto peciola)

AUTORHYTHM
SONGS FOR THE NERVOUS SYSTEM (Thanatosis)
**** Negli ultimi anni alcune ricerche mediche stanno vagliando la possibilità di usare luce e suono nella cura delle malattie neurodegenerative. L’autore svedese Joakim Forsgren, già al basso in formazioni punk rock, dopo essersi visto diagnosticare il morbo di Parkinson nel 2015, ha iniziato a immaginare questo disco. Che vive in ambito electro pescando dalla tradizione sintetica tedesca dei decenni precedenti. (gianluca diana)

ANDREA BONIOLI
FIGLI FOREVER (Filibusta)
*** Andrea Bonioli, batterista e compositore romano, si muove con leggerezza tra note classiche, contemporanee, jazz, popular, ed è attivo anche nel mondo delle colonne sonore. Qui troverete un jazz fresco e palpitante, con una formazione timbricamente assortita riunita apposta per valorizzare gli ottimi arrangiamenti di Bonioli, che sa come distribuire i pesi specifici. Ha lavorato anche con Roger Waters: ascoltare per credere come rende Another Brick in the Wall. (guido festinese)

RORY GALLAGHER
ALL AROUND MAN-LIVE IN LONDON (Universal)
**** Nell’Olimpo dei più grandi della chitarra un posto di primo piano spetta a Rory Gallagher, leggenda del rock blues. Con la sua Fender Stratocaster spaziava dal blues all’hard rock, dal country al rock’n’roll, dal folk al jazz. A testimoniare la sua grezza energia sprigionata sul palco arriva ora un bellissimo album dal vivo, registrato a Londra nel 1990 per una scaletta di ventitré brani. (gabriele barone)

BABA SISSOKO JEAN-PHILIPPE RYKIEL
PARIS BAMAKO JAZZ (Caligola)
**** I vecchi amici musicisti, quando tornano a incontrarsi, hanno bisogno di poche parole e di molta complicità verificata sui silenzi e sui sorrisi che innescano la vera intesa. Così è andata quando si sono ritrovati in studio a Parigi nel 2022 Baba Sissoko con i suoi cordofoni antichi, le percussioni, la voce grande grossa e imperiosa, e Rykiel, gran signore dei tasti acustici ed elettrici, Fender Rhodes compreso. Un flusso ammaliante per un viaggio in undici tappe che riprende, in epitome, la seducente avventura del gruppo di Griot Jazz. (guido festinese)