MATERIALI SONORI
Oltre
gli steccati

Chi conosce Arlo Bigazzi, musicista quant’altri mai riottoso a qualsiasi chiusura in recinti spinati stilistici, sa che ogni sua uscita discografica per l’etichetta fondata col fratello, Materiali Sonori, contiene molte sequenze creative imprevedibili. Le colonne sonore di eventi, teatro, documentari sono una parte rilevante della sua storia, e ben venga allora la grazia misteriosa (un jazz ambient felpato e aperto) che spira in ogni angolo di Short-Pieces for Short Movies sette brani in compagnia della tromba dolce e mutante di Mirio Cosottini, e con l’apporto fondamentale di Flavio Ferri, produttore, sound designer, compositore, tecnico del suono. Chi volesse approfondire la figura di Flavio Ferri si procuri da Ma.So. Lost in Between, 29 minuti onirici di suite strumentale: corde, tastiere e programmazione di Ferri, la viola visionaria e sorvegliata al tempo di Sara Francesca Molinari. Guizzante come una pioggia di gocce di mercurio la musica in Flash del Michele Martini Organic Trio: atmosfere cangianti, un riuscito grido di riscatto sul «rumoroso silenzio» del soundscape del lockdown. (Guido Festinese)

INDIE POP
Sfumature
eteree

L’indie pop ha varie sfumature, a partire dal dream pop per approdare al folk e, perché no, a sonorità più dure. Quest’ultimo è il caso dei Wednesday, band Usa che si rifà all’indie rock dei Nineties, non disdegnando però umori shoegaze e country di tipico stampo americano. Il disco, che si fa apprezzare proprio per questa eterogeneità, si intitola Rat Saw God (Dead Oceans/Goodfellas). Dreamy ma con sfumature folk è la proposta dei londinesi Daughter, che arrivano al terzo album, Stereo Mind Game (4AD/Self). Elena Tonra e i suoi due sodali ci regalano un lavoro tanto intenso quanto morbido, con le chitarre in evidenza, il tutto accompagnato da una sezione di archi molto curata, presente ma mai sovrastante. E una piccola gemma, Neptune. Ci spostiamo infine in Francia per i Pam Risourié, formazione che pubblica l’esordio Days of Distortion (Stellar Frequencies), un album che prende a prestito i cliché dello shoegaze, con suoni e voci riverberati, chitarre distorte, tempi medi e melodie eteree. Piacevole, sebbene pecchi di originalità. Peccato veniale. (Roberto Peciola)

JAZZ
I registri
del vibrafono

Il vibrafono, metallofono «inventato» nel jazz da Lionel Hampton e circoscritto a Milt Jackson, Gary Burton, Bobby Hutcherson, Stefon Harris e altri rari solisti, torna con tre dischi che confermano la peculiarità di un suono adattabile a qualsivoglia registro moderno. L’italiano Sergio Armaroli con Vibraphone Solo in Four Part(s) (Dodicilune) in completa solitudine edifica, come egli stesso afferma «frasi in dialogo con me stesso» per narrare una ricerca lungo quattro poetiche improvvisazioni. Ancora in solo il nipponico Taiko Sato in Tears of a Cloud (Trouble in the East Records) si sdoppia tra vibrafono e marimba in nove brani che propendono spesso verso un deciso free jazz. Infine il francese Simon Moullier con Isla (autoprodotto) usa lo strumento in quartetto con il classico piano jazz trio (Lex Koerten, Alexander Claffy, Jongkuk Kim) offrendo sei eleganti original dal ritmo swingante, benché memori di un certo gusto classico, a dimostrazione delle tante influenze assorbite tanto dal gruppo che dal leader stesso. (Guido Michelone)

AMBIENT
Sintesi
suprema

Gettare il cuore oltre l’ostacolo. È il caso di Pita / Friedl, che a prescindere dalle carriere personali decisamente altisonanti in ambito sperimentale, riuniscono in Same (Karl) il loro ingegno. Producendo tre lughe suite dove la fusione tra il pianoforte del primo e l’elettronica manipolata del secondo sono una suprema sintesi di furore agonistico. Incisioni ai limiti del rumorismo, che mantengono comunque un fascino indiscutibile. Selezioniamo per voi Clamore. Soffuso al punto da divenire quasi etereo è invece il lavoro dei Primitive Motion, al secolo Sandra Selig e Leighton Craig. Da Brisbane, Australia, ci sottopongono Portrait of an Atmosphere (Room40), un delicato cerchio sonoro di stampo ambient capace di attrarre l’ascolto con una delicata forza centripeta. Per voi Portrait II. Cosmico in modo sorprendente è Le vieux fusible/The Singles (reQords) a firma dei parigini Romain Perrot & Quentin Rollet i quali in due dischi e quattordici brani viaggiano senza paura tra melodie deframmentate che si esaltano in Scotomisation. (Gianluca Diana)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ALTERNATIVE
Gli umori
di Atlanta

ALGIERS
SHOOK (Matador)

***** Tra le migliori uscite dell’anno. La band di Atlanta torna alla grande, aumentando la fusione con vari stralci della cultura african american. Oltre la consueta immersione nel mondo hip hop, emergono accenni di gospel, spoken word e blues pre bellico. Tutto viene sfibrato e ricomposto in un sound contemporaneo anche grazie a vari ospiti. Veemenza e ritmi tiratissimi di grande post punk in A Good Man, l’oscilloscopio del groove esalta il rap digitale di Bite Black con Backxwash e Billy Woods straordinari, l’electro hardcore di Irreversible Damage con Zack De La Rocha è una hit. Applausi. (gianluca diana)

 

 

JAZZ FUNK
Groove
energico

BLUE MOKA
ENJOY (RNC Records)

**** Secondo album per una delle migliori realtà italiane in ambito funk jazz fusion, dal gusto anni Settanta, che ci porta alle atmosfere, sempre meno omaggiate, dei dimenticati Spyro Gyra. Riuscito l’azzardo di coverizzare in chiave jazzy Teardrop dei Massive Attack che ne esce trasformata e rinvigorita. Un fresco viaggio tra brani dal groove energico, grande lavoro strumentale, sezione ritmica metronomica, band che gira sempre a mille e che, in tutta evidenza, si diverte a suonare e lo trasmette all’ascoltatore. (antonio bacciocchi)

 

 

 

PROG ROCK
L’emozione
da ripetere

GENESIS
WATCHER OF THE SKIES 1972 (Audiovaults)

**** Mentre escono le ufficiali Bbc Broadcasts, sicuramente non troppo gradite a chi considera rilevanti solo i Genesis della fase prog, ecco un doppio cd che sembra colmare i vuoti di un periodo storico sempre amatissimo, quello di Foxtrot e Nursery Crime con Peter Gabriel. Recuperi dai Bbc Paris Studios di Londra, dal Pop Show Tv Broadcast di Bruxelles, dalla Studio T1 con la produzione del leggendario John Peel. Tra le chicche: una Twilight Alehouse da 8 minuti, e una memorabile The Musical Box da oltre 12. Qualche brano si doppia, ma è emozione ripetuta. (guido festinese)

 

 

LIRICA
Una tragedia
francese

GASPARE SPONTINI
LA VESTALE (Palazzetto Bru Zane)

***** Il Centre de Musique Romantique Française, con sede a Venezia, propone questo melodramma, tragedia lirica in tre atti, andata per la prima volta in scena a Parigi il 15 dicembre 1807: due cd e un elegante libro bilingue fanno rivivere un’opera registrata con strumenti storici da Les Talens Lyriques e il Coro della Radio Fiamminga e vari solisti, il tutto sotto l’abile direzione di Christophe Rousset. Iniziativa culturale notevolissima per il talento dell’operista (1774-1851) di Maiolati (Ancona), all’epoca celebre in tutto il mondo. (guido michelone)

 

 

 

ALTERNATIVE/2
Ipnosi
psichedelica

EMMA TRICCA
ASPIRIN SUN (Bella Union/Pias/Self)

**** Capita di parlare dei nostri cervelli in fuga, anche in musica. Su queste pagine, ultimamente, abbiamo citato Maria Chiara Argirò, ad esempio, romana trasferita a Londra. E a Londra vive e compone, da tempo, anche Emma Tricca, da Chieti, cresciuta a Roma e poi girovaga tra States e, appunto, la capitale inglese. Aspirin Sun è stato realizzato con la collaborazione di Jason Viktor dei Dream Syndicate e Steve Shelley dei Sonic Youth, che hanno portato alle sonorità folk e cantautorali di Emma una spinta indie e psych, dando ai brani quel quid di ipnotico che ci piace, e molto. (roberto peciola)

 

 

EUGENIA CANALE QUARTET
RISVEGLI (Barnum For Art)
**** Sono risvegli totali quelli che sa suscitare con la sua diteggiatura magistrale sulla tastiera Eugenia Canali, musicista in bilico tra classica e jazz: risvegli lirici, risvegli ritmici, risvegli di riferimenti culturali incrociati che, tutti assieme, fanno grande musica. Il tango e lo choro, il jazz nordico e l’impressionismo, la pura melodia e il pathos mediterraneo. Max De Aloe, Riccardo Fioravanti e Marco Castiglioni i provetti compagni d’avventura, per un viaggio in nove tappe perfetto. (guido festinese)

EXPERIMENTAL MUSIC COMPANY
MORE MILES TO GO (Musica Jazz)
**** Un nuovo progetto costruito attorno agli arrangiamenti del veterano Walter Prati per cinque brani del Miles Davis sperimentale: Nardis, In a Silent Way, Nature Boy, It’s About that Time, Solar. Il raffronto con il passato è impraticabile, ma fare jazz oltre i consueti standard canzonettistici o i banali original «alla maniera di» potrebbe essere la sfida del futuro. (guido michelone)

FABIO GIACHINO/FEDERICO MARCHESANO
MIZU (Felmay)
**** L’acqua non ha forma: ricava la propria da ciò che la contiene. Su questo principio Andrea Camilleri scrisse una delle sue più belle storie. All’acqua flusso, imprendibilità, scorrere continuo, contenimento solo episodico e mai risolto di ciò che è pronto a sfuggire è dedicato questo notevole lavoro per pianoforte e contrabbasso, in cui spesso si invertono i ruoli tra chi accompagna e chi è solista, chi contiene e chi è contenuto. Un progetto che mette in conto un tratteggio musicale alieno da ogni banalità new age, e affascinante. (guido festinese)

AHL NANA
ORCHESTRE NATIONAL MAURITANIEN (Radio Martiko)
**** Dieci brani che emergono da una ricerca sul campo effettuata in territorio marocchino. La narrazione è affascinante, i tipi della label mentre scandagliano il mercato dei vinili d’annata, si imbattono in questa formazione capitanata dalla musicista mauritana. La ricerca li porta a scoprire una serie di pubblicazioni qui riassunte in una raccolta che emerge per essere un’antesignana del desert blues odierno e dal haul saharawi. Affascinate. (gianluca diana)

ROBOCOP KRAUS
SMILE (Tapete/Audioglobe)
**** State cercando un disco allegro, quasi spensierato, ma pressoché ineccepibile nella sua semplicità? Allora Smile, che segna il ritorno dopo ben quindici anni della formazione tedesca,, fa sicuramente al caso vostro. Canzoni fresche, che riportano al post punk più disincantato o al funk punk di band come Franz Ferdinand, o ancora all’indie rock di band come Art Brut o Editors. Un sorriso di approvazione. (roberto peciola)

NINO ROTA
IL CASANOVA (Cam/Sugar/Decca)
***** Grande ritorno di una delle composizioni più innovative e misteriose di Nino Rota. Riascoltare oggi questo disco che mette assieme anche degli scarti della prima incisione dà conto di quanto sia inarrivabile l’opera di Rota e di quanto sia difficile parlarne. Da riascoltare con venerazione profonda verso il mondo innaturale e verso un uomo che ha avuto delle intuizioni così incredibili da essere ancora oggi indescrivibili. Capolavoro assoluto. (marco ranaldi)