Gli Ultrasuonati
FOLK ITALIA Sguardo a Sud Sguardo a Sud. A caccia di suoni che riescano a dar conto, assieme, della memoria, e di un futuro sempre più difficile da intuire. Sfida […]
FOLK ITALIA Sguardo a Sud Sguardo a Sud. A caccia di suoni che riescano a dar conto, assieme, della memoria, e di un futuro sempre più difficile da intuire. Sfida […]
FOLK ITALIA
Sguardo
a Sud
Sguardo a Sud. A caccia di suoni che riescano a dar conto, assieme, della memoria, e di un futuro sempre più difficile da intuire. Sfida cruciale, dunque, da opporre secca a chi brandisce come clave le parole, «tradizione» e «radici». Memoria e futuro che sono impegno dell’oggi, non entità dell’empireo. Lo sa fare bene Lino Cannavacciuolo, violinista partenopeo e suonatore di molte altre corde che in Formæ (autoprod.), accompagnato da organetto, piano e sax baritono dà vita a una seducente, stratificata «musica mediterranea» poetica e proteiforme, inquieta e dolcissima. Lo stesso tipo di viaggio che, nel Salento contemporaneo, ha intrapreso Antonio Castrignanò in Babilonia (Ponderosa), facendo reagire alchemicamente antichi riti del suono della pizzica tarantata e sperimentazione, sintetizzatori e bouzouki, saz e fiati. Ospite Enzo Avitabile, grande come sempre. Il napoletano, lo spagnolo, la panoplia degli strumenti mediterranei nella poesia urgente e appassionata in musica di Peppe Aiello in ‘Na stanza chiena ’e ’ncienzo (Visage): viene da lontano, va lontano. (Guido Festinese)
INDIE ITALIA
Denominatore
geografico
Il comun denominatore di questi tre dischi è semplicemente geografico. La provenienza è il Belpaese, l’Emilia per i Tenebra, la Romagna per gli Yesterday Will Be Great e la Toscana per Alessandro Fiori. Musicalmente invece siamo su lidi e coordinate molto lontane tra loro, visto che per i Tenebra il riferimento è un rock dalle pulsioni hard e grunge. Il risultato lo si ascolta in Moongazer (New Heavy Sounds). The Weather Is Fantastic (Blooms Recordings) è il nuovo lavoro del trio Yesterday Will Be Great, un album strumentale i cui riferimenti sono da ricercarsi tanto nel post rock di matrice europea quanto in un alternative venato di psichedelia. Album dalle varie anime Mi sono perso nel bosco (42 Records) dell’ex Mariposa Alessandro Fiori, coadiuvato da una schiera di ospiti da Brunori Sas a Iosonouncane a Enrico Gabrielli e molti altri. Le anime sono quella cantautorale, alla Tenco, e quella psych «folleggiante», alla Wayne Coyne. Il disco convince a tratti, alternando brani notevoli, di grande intelligenza compositiva, vedi la title-track, ad altri decisamente meno accattivanti. (Roberto Peciola)
BLUES
Emozioni
in serie
Blues per ogni emozione. Sempre piacevole ascoltare Dana Fuchs che presenta Borrowed Time (Ruf), regalando performance di qualità. Che prendono la forma di dodici brani dove si ha spazio per la morbidezza, come manifestano Call My Name e Nothing You Own, e al contempo anche per furore ed energia come comprovano Double Down on Wrong e Last to Know. La leader ha una voce che sembra divenir via via sempre più roca, senza inficiare il risultato finale, che raggiunge il top con il blues acustico di Lonely Lie. Markey Blue Ric Latina Project sono un rodato duo che arriva da Nashville, Tennesse, suonando con Jumpin’ the Broom (Soul o Sound Records) un robusto blues rock di stampo classico, imperniato su lei alla voce e lui alle chitarre. Assieme a validi sessionmen, palesano fervore in Lowdown Voodoo Woman e Bad for Real. E se ti chiami Bobby Rush puoi permetterti nel cinquantennale della tua hit Chicken Heads (Thirty Tigers/Goodfellas) di rilasciare un ep dove lo stesso brano vede come ospiti e co-interpreti Kingfish Ingram, i Gov’t Mule e Buddy Guy. Che stile. (Gianluca Diana)
JAZZ
Versatilità
cosmopolita
Con i leader non sempre alla tastiera, il piano jazz trio con pianoforte, contrabbasso, batteria, è la tipologia più diffusa e più interessata a favorire la versatilità e la tenuta del sound afroamericano, modernamente cosmopolita: dagli Stati Uniti Jeff Hamilton in Catch Me If You Can (Capri Records), famoso come big band leader, si circonda di Tamor Hendelman e Jon Hamar, per un disco mainstream dove prevalgono gli standard (a volte poco frequentati) in un climax swingante, assai ben equilibrato. In Catalogna Manel Fortià in Despertar (Segell Microscopi) assieme a Marco Mezquida e Raphaël Pannier offre una sorta di concept album dedicato al proprio soggiorno newyorkese (sottotitoli riferiti a luoghi topici) «narrando» l’esperienza con lirismi melodici, soffusi, romanticheggianti. Infine il canadese Roberto Occhipinti in The Next Stop (Modica Music) è un trascinatore che, con Adrean Farrugia e Larnell Lewis, punta su interplay ed eclettismo, spaziando tra Rowles, Pastorius, Scarlatti e propri brani per quello che dei tre è forse il piano jazz trio maggiormente sperimentale. (Guido Michelone)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
INDIE ROCK
Retrogusto
Nineties
50 FOOT WAVE
BLACK PEARL (Fire/Goodfellas)
**** Che stile Kristin Hersh. Non la scopriamo di certo oggi, ma ogni nuova uscita fa tremare i polsi e schianta le emozioni. Anche in questa occasione, dove si ravvisa un celato ma presente retrogusto che porta rapidamente tra fine anni Novanta e primi Duemila. Con lei troviamo il bassista Bernard Georges, già nei Throwing Muses, e il batterista Rob Ahlers. Pubblicano sette canzoni dove potenza e fragore arrivano a soggiacere nel modo corretto alla voce della leader. Ed emergono Staring into the Sun, Fly Down South e la conclusiva e straziante, Double Barrel. (gianluca diana)
CLASSICA
Il segreto
di Parigi
AA. VV.
LE LOUVRE DES MUSICIENS (Harmonia Mundi)
***** Il più noto museo al mondo, per secoli palazzo dei re di Francia, è da sempre un tempio non solo delle arti visive, ma anche di quelle musicali: in questo splendido cd doppio, 11 grandi compositori (fra cui Lully, Couperin, Rameau, Gluck, Mozart, Beethoven, Chopin, Debussy) «raccontano» il Louvre attraverso composizioni ideate per la corte fino alla Rivoluzione del 1789 e poi mediante i brani dedicati all’edificio e a personaggi, spazi, eventi che lo vivono quotidianamente: Parigi, i suoni, le architetture si fondono tra segreti e risorse di una monumentale incomparabile bellezza. (guido michelone)
POST PUNK
Una sorpresa
consacrata
FONTAINES D.C.
SKINTY FIA (Partisan/Self)
***** Il percorso è tracciato e sarà interessante vedere fin dove riusciranno a spingersi. Nati come band post punk, sulla scia di quel revival che tanto piace dalle parti delle isole britanniche (e anche a noi), i Fontaines D.C. stanno acquisendo una loro fisionomia, arrivando al terzo lavoro con una maturità fuori dal comune. Oggi quei timbri molto Eighties restano, ma sullo sfondo, non più preminenti, lasciando spazio a un suono personalissimo. Se Dogrel era stato una piacevole sorpresa, A Hero’s Death una bella conferma, Skinty Fia è la consacrazione di una delle migliori band in circolazione! (roberto peciola)
JAZZ/2
Le matrici
perdute
HASAAN IBN ALI
METAPHISICS (Omnivore Recordings)
***** Come tanti altri jazzisti afroamericani degli anni Cinquanta e Sessanta, William Henry Lankford prese un nome islamico, una sorta di «marcatore di differenza» in una società profondamente razzista. Era di Filadelfia, la città di Coltrane, e sul titano del sax ebbe probabilmente influenza. Suonava il piano con uno stile che sembrava anticipare i decenni a venire, Max Roach se lo mise sotto l’ala producendo un disco in trio. Queste sono invece le matrici a lungo perdute dell’unico lavoro a suo nome. Ascoltare per credere. (guido festinese)
ALT FOLK
Un prezioso
artigiano
DANIEL ROSSEN
YOU BELONG THERE (Warp/Self)
***** A cinque anni da Painted Ruins, l’ultimo lavoro assieme ai suoi Grizzly Bear, Daniel Rossen torna con una sortita solista. E che sortita! Intrecci di chitarre acustiche, inserti di violoncello e contrabbasso (suonati dallo stesso Rossen), un piano, la voce e una capacità di spaziare dal folk alternativo addirittura a momenti jazzati. Un piccolo grande capolavoro, in cui ogni nota è dove deve essere, con punte di sublime poetica sonora come quella gemma che risponde al titolo di Celia. Un prezioso artigiano del folk. (roberto peciola)
DIODATI MARTIAL TAMBORRINO
OLIPHANTRE (Auand)
*** È il chitarrista Francesco Diodati a guidare un trio con Leila Martial (canto) e Stefano Tamborrino (batteria), scrivendo musiche e testi (in inglese) in cui emerge soprattutto il talento della vocalist francese per sette brani in grado di stravolgere la forma-canzone attraverso scat e gorgheggi, ben supportati da atmosfere fusion e avant-garde per un album forse difficile al primo ascolto, ma alla distanza rivelatore di vera bella musica. (guido michelone)
CARLOS FERREIRA
BEFORE MEMORIES FADE (Aural Canyon)
***** Quanta maestria dalle parti di casa Ferreira. Che è in un momento artistico davvero fertile. Lo manifesta questo nuovo album che si muove sempre nel mondo della ambient music, ma da cui emergono tratti innovativi rispetto alle precedenti uscite. In primis quello che appare più evidente è una costante ricerca e realizzazione di paesaggi sonori radiosi. In seconda battuta troviamo il brasiliano impegnato anche con strumenti a corda oltre al consueto sintetizzatore. (gianluca diana)
PENGUIN CAFE
A MATTER OF LIFE… 2021 (Erased Tapes)
**** Celebrazione al quadrato. Per la Penguin Cafe Orchestra del compianto Simon Jeffes, che forse non avrebbe immaginato di trovare una creatura musicale figlia della sua svaporata e memorabile orchestrina delle musiche impossibili nelle mani salde del figlio, e per la Penguin Cafe di Arthur, col nome abbreviato: che riparte coi concerti, e ripubblica per il decennale A Matter of Life, radioso e inaspettato disco del ritorno. (guido festinese)
PUMAJAW
SCAPA FOOLSCAP (Bedevil)
**** Un disco, l’ottavo per il duo britannico Pumajaw, che cresce ascolto dopo ascolto, pezzo dopo pezzo. Se l’inizio lascia qualche perplessità a un primo sommario giudizio, via via l’atmosfera si fa sempre più avvolgente e la voce di Pinkie Maclure cattura. Una sapiente miscela di folk che pesca dalla tradizione e elettronica è la loro proposta, con un ricordo di trip hop e un lontano e oscuro sentore dreamy. Ottimo! (roberto peciola)
MASSIMILIANO ROLFF
GERSHWIN ON AIR (Challenge Records)
**** Qualcuno ha scritto, tempo fa, che mentre è cosa audace esplorare l’ignoto, lo è ancor di più farlo con il noto. Prendete Gershwin,: chiunque ha trovato modo di indagarlo e citarlo. Dedicargli una suite di brani sembra una follia, ma è una follia costruttiva. Rolff, bassista dal tocco impeccabile e classico, nel suo nuovo trio che accoglie la batteria navigata di Antonio Fusco s’è scelto il giovanissimo Tommaso Perazzo, pianista dal tocco scintillante, incredibilmente maturo. Ne sentiremo parlare. (guido festinese)
CHIARA VIDONIS
LA FAME (Fiorirari/Believe)
**** Sette anni ha atteso la cantautrice triestina per dare un seguito all’album d’esordio Tutto il resto non so dove. Un ritorno segnato da brani caratterizzati da rigore ed estrema attenzione nella stesura dei testi e delle musiche. Timbro vocale che non fa mistero di affinità con Carmen Consoli, La fame colpisce per la maturità con cui vengono affrontati temi importanti, con un’attitudine che sa essere rock ma anche pop, senza perdere d’intensità. (stefano crippa)
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