JAZZ ITALIA
Difficoltà
superate

Igor Caiazza è uno di quei musicisti provetti che, senza sforzo, riescono a passare in maniera fluida da un mondo sonoro all’altro. Occupandosi lui di percussioni e batteria in ambito classico il passaggio sembra ancor più arduo, perché la ritmica è nervo sostanziale delle note afroamericane. Eppure l’ascolto del nuovo People (Alfa Music), che si apre con una Ouverture di Natale che cripta quella dello Schiaccianoci di Tchaikovski mostra subito che le difficoltà si superano con slancio. Merito anche di una bella squadra, in cui svetta il clarinetto del veterano Nico Gori. Un veterano è anche Ludovico Fulci, pianista dal tocco pressante, memore della lezione di Chick Corea, ma anche del lirismo di Morricone, figure con cui è stato a stretto contatto. Il tutto evidenziato in The Meaning of You, stessa label, dove la menzione va anche al sax tenore tutto sostanza di Tobias Relenberg. Tra sperimentazione e canto il pianoforte di Sospese visioni (Dodicilune), sotto le dita di Francesco Negro col suo navigato Trio: che chiude il tutto con una versione di Ida Lupino di Carla Bley da brividi. (Guido Festinese)

INDIE ITALIA
Artisti poco
allineati

A scandagliare il panorama nostrano si scoprono artisti interessanti, non allineati e non piegati alle logiche commerciali e alla tirannia dell’autotune. Tra questi ci ha colpiti Lorenzo Cantini, che esordisce sotto lo pseudonimo di Gaube con un disco, Kulbars (Bonimba/Santeria/Audioglobe), dall’approccio «antico», lontano dalle mode. Tra sentori prog e umori cantautorali, riporta alla mente l’Alan Sorrenti delle origini ma anche un Claudio Lolli ispirato dal rock. Dategli un ascolto. Altro progetto solista, quello di Andrea Sassano, in arte Starving Pets, che con l’aiuto di Manuel Volpe realizza No Shake, No Feels (Dead End Street Records). Sei brani che guardano alla scena indie rock di ispirazione nordamericana, cantati in inglese, dagli umori intimi e a tratti prossimi allo shoegaze. Infine la sana follia di Cigno con il suo Nada! Nada! Nada! (Autoprod.). Pierpaolo Capovilla e Marilyn Manson, Capossela e Nine Inch Nails, industrial e cantautorato alternativo e disturbato si uniscono. Tre dischi, una speranza per la scena italica ma, temiamo, anche una chimera. (Roberto Peciola)

WORLD
Ricchezze
libiche

Un mondo di inusitata bellezza. Meravigliosa la band libica The Free Music con Free Music-Part 1 (Habibi Funk). Si tratta di una raccolta che include nove brani estratti dalla lunga discografia del gruppo capitanato dal leggendario cantante Najib Alhoush. Parliamo di una formazione strepitosa capace di produrre una eccelsa soul disco a cui si aggiungevano passaggi reggae e funk. Brani folgoranti e mentre si danza con Mathasebnish, Hawelt Nensa Ghalaak, Law Yom Saalak Had e Free Music I come nella New York di fine anni Settanta, non si può non pensare a quanta ricchezza musicale sia stata affogata dalle vicende politiche di Tripoli e dintorni. Da Karachi, Pakistan, grazie all’impegno del musicista e antropologo Daniyal Ahmed, arriva la label Honiunhoni a cui si deve la stampa di Guldasta, firmata dall’importante clarinettista Jaffar Hussain Randhawa. Cinque temi soavi e delicati tra cui brillano Thumri Pahadi e Raag Bhopali. Spectral Fire (Soma Frequency) firmato da Ixchel Prisma & Jerry Walsh è musica sciamanica e curativa: per voi Hey Amba. (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA/2
Il piacere
dell’incontro

Il jazz italiano ormai da decenni mostra la propria maturità espressiva collaborando alla pari con grandi musicisti afroamericani addirittura ospitandoli all’interno dei propri album, come manifestano tre esempi recenti. Nel caso di Bitter Head (Nuccia Prod.) di Faniele Cordisco e Ron Carter la partnership è avvalorata dall’ottimo interplay venutosi a creare in un quartetto estemporaneo: i leader, rispettivamente alla chitarra e al contrabbasso, assieme a Jeb Patton (piano) e Luca Santaniello (batteria) si esprimono in un fresco mainstream. Eclettico si rivela invece Never Give Up (Jazzlife) del chitarrista Luca Di Luzio che, oltre la sezione fiati italiana, si circonda di ben cinque guest star – R. Brecker, A. Caron, R. Holmes, G. Whitty, S. Thornton – creando un bel disco fusion con qualche eco post bop. Infine Se non piove esco (Alfa Music) di Lillo Quaratino al contrabbasso è un omaggio indiretto al latin jazz, con due brani in diretto riferimento, e i restanti otto a evocare sentimenti condivisi tra Italia (il leader, Mirabassi, Rossi), Brasile (i due Taufic) e Argentina (Girotto). (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ALT ROCK
Libertà
di espressione

FONDERIA
DINAMO (Autoprodotto)

**** Torna a brillare la stella della Fonderia, formazione romana in giro dal 1994. Pochi dischi ben centellinati, ma sempre di qualità. Il combo non solo non ha mai smesso di esistere ma ha continuato a distribuire e assorbire identità sonore nei vari progetti dei singoli musicisti. Ne consegue che nelle dieci tracce presenti si percepisce libertà espressiva all’ennesima potenza, amplificata dal carattere strumentale del tutto. Psichedelia, musica da cinema, post rock e molto altro si rincorrono sciogliendosi l’un nell’altro. Consigliamo l’ascolto di Beat Dome, Teja Stargate, Spike, e la potenziale hit Mojo Wire. (gianluca diana)

 

 

FOLK
Tradizione
con classe

HACK-POETS GUILD
BLACKLETTER GARLAND (One Little Independent/ Bertus)

**** Quando c’è la classe si sente. E in questo progetto che vede insieme tre tra le più importanti voci del folk britannico, con il supporto del compositore di colonne sonore Gerry Diver, di classe ce n’è da vendere. Marry Waterson, Lisa Knapp e Nathaniel Mann hanno unito le forze per riportare al presente alcune ballad storiche finite nel dimenticatoio, riuscendo a dare ai suoni della tradizione un senso di forte attualità, cosa non certo scontata o facile da ottenere. Ma quando c’è la classe… (roberto peciola)

 

 

 

JAZZ
A lezione
da Jason

JASON MARSHALL
NEW BEGINNINGS (Cellar 20)

**** I «nuovi inizi» sono, per il sax baritonista da vent’anni sulla scena neworkese della cosiddetta BAM (Black American Music), idealmente i nove brani che riprendono (tranne un solo original) altrettanti standard celebratissimi: Joe Henderson, Sonny Rollins, Charles Mingus, Luiz Bonfa ecc. Un grande hard bop fuoriesce dalle improvvisazioni ben sostenute dalla ritmica di Marc Cary, Gerard Cannon, Willie Jones III. Sembra di ascoltare una lezione di sax baritono, del resto Marshall è allievo di Hamiett Bluiett, Ronnie Cuber, Gary Smulyan e tra i suoi ispiratori ci sono Leo Parker, Nick Brignola e Bruce Johnstone. (guido michelone)

 

 

JAZZ ITALIA/3
Il nome
da ricordare

PAOLO RECCHIA
IMAGINARY PLACE (Birdbox)

**** Il Teatro degli Avvalorati di Città della Pieve, luogo meraviglioso e dall’acustica perfetta, ha ospitato la seduta di registrazione che ha dato vita a questo disco intenso. Ne è protagonista il contraltista Paolo Recchia, un nome che andrebbe ricordato più spesso, con Luca Mannutza al piano, Giuseppe Romagnoli al basso, Nicola Angelucci alla batteria. Inizio folgorante con la monkiana Work, e poi via con una danza lucida e appassionata che mette in conto l’eleganza di Stan Getz e la forza tornita di Coltrane, con perfetto sostegno ritmico e armonico. (guido festinese)

 

 

 

ALTERNATIVE
Nella macchina
del tempo

ZE IN THE CLOUDS
OPORTET 475 (Tŭk Music)

**** Piccole tempeste di glitch, vaporosi sbuffi d’archi come se emergessero da un dormiveglia, Joe Zawinul a far chiacchiere con Sun Ra, Bud Powell che discute con Bach, e sono cascate di biscrome, Robert Wyatt che conversa con la pregiata ditta Lennon-McCartney, e alla fine cooptano Paolo Fresu e Uri Caine. La macchina del tempo è benevolmente impazzita, il Beethoven dell’Op. 135 dice che si può fare ed è necessario, in latino: «oportet». C’è da credergli, con Giuseppe Vitale, in arte Ze in the Clouds, a giudicare dagli esiti strepitosi. (guido festinese)

 

 

COSTANZA ALEGIANI
LUCIO DOVE VAI (Parco della Musica Records)
**** Quarto album per l’artista romana che ha scelto otto pezzi di Lucio Dalla. Scelta solo all’apparenza di comodo, in realtà meditata e incentrata sul repertorio anni Sessanta inizi Settanta, ossia il periodo che precede il successo di massa. Una rilettura essenziale e profonda, dove coinvolge il trio Folkways a cui si aggiungono due ospiti come Antonello Salis alla fisarmonica e Francesco Diodati alla chitarra. Brani come Anidride solforosa o Il coyote si alternano all’afflato disperato de La casa in riva al mare, con esiti spiazzanti ma sempre centrati. (stefano crippa)

CARLO BERTON
RESTART (Workin’ Label)
**** Iniziare un disco di piano con un brano che porta profumi di samba, Tristan da Cunha, una delle isole più sperdute del mondo, dove si parla inglese e creolo-genovese (!) è già un buon indizio del carattere di Berton, pianista-didatta che ama viaggiare con le dita sugli ottantotto tasti, come fossero altrettanti biglietti senza scadenza per conoscere il mondo e le proprie emozioni.Più che un (eccellente) pianista, è in azione un pittore della musica senza confini con la sua tavolozza. (guido festinese)

ROBERTO BONATI PARMAFRONTIERE ORCHESTRA
LA FÒLA DE L’OCA. OVERTIME (Parma Frontiere)
****Il compositore, contrabbassista e bandleader da decenni segue una via al jazz del tutto personale, memore in parte dei trascorsi nel quartetto di Giorgio Gaslini, con l’aggiunta di una vis europeista, tra scritture e improvvisazioni, tra echi arcani e suggestioni poetiche. Dal disco, impostato quale concept sull’idea del tempo, emerge un senso di pathos, dramma, tragedia, che risulta ormai la cifra stilistica ricorrente. (guido michelone)

LITURGY
93696 (Thrill Jockey Records)
*** Non la mandano a dire i quattro di Brooklyn. Seguendo le direttive della leader Hunter Ravenna Hunt-Hendrix, la poderosa band di black metal raggiunge una potenza di fuoco clamorosa, a cui si alternano evocazioni ascetiche e trascendenti. Cori dai tratti angelici, art rock vecchio stile, dissonanze fragorose e volumi altissimi si inseguono a ritmi vorticosi. Un lavoro ampolloso e ricco di idee, quasi eccessivo, ma vale la pena perdersi in Halegen I e Halegen II, per poi precipitare nell’arcaico delirio di Antigone II. (gianluca diana)

LOWLY
KEEP UP THE GOOD WORK (Bella Union/Pias/Self)
*** A volte si sente il bisogno di ascoltare qualcosa di non particolarmente complesso, anzi, che arrivi subito alle orecchie. È questo terzo lavoro della band danese fa allo scopo. Un dischetto semplice, ben fatto, dalle atmosfere indie pop venate di folk, delicate, quasi fragili, che però regala un ascolto senza troppe elucubrazioni e senza sovrastrutture. (roberto peciola)

ERMANNO WOLF-FERRARI
SUITE VENEZIANA (Naxos)
***** Ermanno Wolf-Ferrari ha sempre avuto un particolare interesse per la riproposizioni di cicli sinfonici ispirati come quello della Suite veneziana che Friedrich Haider dirige a capo della Oviedo Filarmonia. Accanto a questo capolavoro troviamo il Triptychoon, il Divertimento e l’Arabesken. Il tutto per un cd caleidoscopico, ricco di suggestioni e di suoni assolutamente belli e divertenti. (marco ranaldi)