Gli Ultrasuonati
FOLK Ricerca estetica Tenere fede alla propria estetica che è fatta di memoria e di ricerca, di fonti cui continuare ad abbeverarsi e di nuove sorgenti è impresa quasi memorabile. […]
FOLK Ricerca estetica Tenere fede alla propria estetica che è fatta di memoria e di ricerca, di fonti cui continuare ad abbeverarsi e di nuove sorgenti è impresa quasi memorabile. […]
FOLK
Ricerca
estetica
Tenere fede alla propria estetica che è fatta di memoria e di ricerca, di fonti cui continuare ad abbeverarsi e di nuove sorgenti è impresa quasi memorabile. Il rischio della routine è dietro l’angolo. Non succede così ai magnifici Radicanto, progetto tenuto assieme da un quarto di secolo da Giuseppe De Trizio, «in direzione ostinata e contraria» rispetto al vento dell’intolleranza che spira nella Penisola. Il nuovo disco, fresco e vario, tiene fede al titolo, Alle radici del canto (Visage), e ci trovate una bella citazione per Rosa Balistreri, una per Modugno e Raiz ospite in Tu sola. Con la voce del vocalist degli Almamegretta Radicanto aveva già realizzato un progetto: ora, in contemporanea a questo, esce per Fonè Astrigneme, firmato da Raiz e Radicanto: corde acustiche, percussioni, la voce ombrosa e tellurica in napoletano, in ladino sefardita, in spagnolo. Emozionante. Altro fascinoso giro del mondo con parole e musica? Canzoni di un lungo viaggio (Dodicilune), Margherita Rotondi voce e Vincenzo Cicchelli al piano. Da Parigi a Broadway, passando per Buenos Aires. (Guido Festinese)
INDIE ITALIA
Piemonte
a sorpresa
Il Piemonte sorprende con due recenti proposte musicali di livello. Archiviata la collaborazione con Giacomo Aime che ha partorito due dischi, è arrivato For You (Self), esordio solista di Paolo Milano. Il chitarrista torinese propone una raccolta di ballad strumentali, meditazioni chitarristiche, momenti di grande pace e distensione che si dipanano tra influenze folk, jazz e blues. Mentre ci culla con la sua limpida musicalità, Milano intreccia con maestria ritmo, melodia e armonia, tanto che la mente corre a un grande come Alex De Grassi e ai suoi omaggi alla bellezza della chitarra acustica. Tutt’altra musica quella dei DON Rodriguez, gruppo alt rock di Verbania arrivato con 10D10 (Dischi Soviet) a celebrare il decennio di attività. Nel disco la band si cimenta con dieci brani autografi, sospesi tra Baustelle e Marlene Kuntz, ma con una vena originale che attinge soprattutto dalla canzone d’autore nostrana. La scrittura è matura, i testi profondi, gli arrangiamenti precisi e mai banali. Sulla copertina l’immagine della centrale nucleare dismessa di Trino, voluto richiamo ai pericoli del nostro tempo. (Vilmo Modoni)
BLUES
Il fascino
dell’armonica
Il fascino ancestrale dell’armonica. Tre dischi presentano approcci e stili diversi. Douglas Avery da Los Angeles con l’esordio Take My Rider (CD Baby). L’autore, fotografo professionista nonché surfista appassionato, presenta il suo blues palesemente californiano ma con passaggi di Delta Sound niente male (Jelly Jelly). Grazie a sodali di gran qualità già nel giro della mitica Delta Groove Rec., emergono brani di buona fattura come la solitaria Leaving Trunk, Sonny Boy, Blow! scritta da John Mayall nel 1967 e la fiammeggiante Malibu Burnin’. Arriviamo in Italia con il valente Davide Speranza che presenta Live at Monastero (Autoprodotto). Accompagnato dal piano di F. Musazzi e dalla batteria di G. Santini presenta materiale autografo di gran qualità. Entusiasma il volo di Nonna Louisiana e l’ardore di Ultimo giorno di scuola. Chiudiamo con l’istrionico e muscolare croato Tomislav «Little Pigeon» Goluban: 20 Years on the Road (Blue Heart Records) dice tutto nel titolo. Allegro e divertente, suonate Blow Junkie Boogie. (Gianluca Diana)
JAZZ ITALIA
Creatività
sperimentale
Come la creatività femminile si riversa nella ricerca sperimentale. Arrivando a punte estreme con Francesca Naibo in So Much Time (Ramble Records) dove gorgheggi, chitarre, oggetti, elettronica dialogano con le registrazioni ritrovate di lei bambina di otto anni. Anche per Gaia Mattiuzzi con Inner Core (Aut Records) è tempo di avanguardia, benché l’impianto, per piano trio (più ospiti), veleggi tra jazz, forma-canzone, linguaggi contemporanei, commistioni elettroniche; ed è nel musicare alcune liriche di James Joyce d’ispirazione amorosa che la cantante approda a una valenza metalinguistica, dove la voce diviene pure uno strumento nel senso dell’astratto sonoro purissimo. Maggiormente legata al jazz moderno risulta infine Federica Lorusso con Outside Introspections (Zennez Records), prodotto in Olanda: la pianista in quartetto (sax, contrabbasso, batteria) riprende in parte il moderno mainstream, benché spesso s’avventuri in territori di confine, rivelando nei brani stati d’animo tra inquietudine estetica, smania intellettuale, curiosità avvenirista. (Guido Michelone)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
DREAM POP
Lo stupore
della poetessa
ANAÏS
THE BELLE OF AMHERST (Viceversa Records)
**** La grandezza dei classici, ha detto qualcuno, è nel saper abitare il loro presente, che per noi è passato, il nostro, ed infine nel dare indizi di futuro. La poetessa appartata Emily Dickinson ne è un buon esempio: e gli Anaïs (attivi da tanti anni con nomi diversi) che usano con delicatezza e amore i suoi testi in questo ep ne declinano la poesia senza tempo in dream pop pregno di stupore, levità psichedeliche, occasionali piccole impennate elettriche indie. Il gioco di arpeggi supporta la voce fatata di Francesca Pongiluppi, e tutto torna. (guido festinese)
COLONNA SONORA
Filtri
psichedelici
SIMON BOSWELL
SANTA SANGRE. ORIGINAL MOTION PICTURE SOUNDTRACK (Cinevox)
**** Il compositore britannico per il film di Alejandro Jodorowski entra alla perfezione nel ruolo di musicista dell’horror (gli esordi, non a caso, con Phenomena di Dario Argento) benché entrambi gli artisti trascendano il genere: la pellicola incrocia forme e contenuti con il filtro allucinatorio della psichedelia Sixties e addirittura del precedente surrealismo, e di conseguenza lo score propone, adeguandosi, suoni variegati (avanguardia, etno e world music) che, persino all’ascolto vinilico (rosso per l’occasione) mantengono comunque fascino e curiosità. (guido michelone)
WORLD MUSIC
Viaggio
a Oriente
LUIS GIMENEZ AMOROS
THE UNKNOWN SPANISH LEVANTE VOL 2: EGYPT (Autoprodotto)
**** Le pubblicazioni di Gimenez Amoros hanno sempre un carattere musicale chiaro, determinato e intelligente. L’ennesima dimostrazione in questo viaggio verso levante. Undici temi intrisi di Mediterraneo, a cui si aggiunge la tensione del mondo arabo. Storie che affascinano: Ibn al Tulum racconta la diaspora di chi in fuga dalla Spagna trova accoglienza in Egitto, Al Mursi ci porta nella moschea di Alessandria, Tabarca è il sole cocente di una misconosciuta isola, Khartoum-Cairo (Sudani) ha il sapore della haqiba music mentre racconta la storia del bassista della band, fuggito dal Sudan. (gianluca diana)
SYNTH POP
L’ancora
di salvezza
LADYTRON
TIME’S ARROW (Cooking Vinyl/Egea/The Orchard)
*** Il quartetto di Liverpool torna dopo un silenzio discografico di qualche anno. Sette album, con questo Time’s Arrow, distribuiti in un paio di decenni che li hanno posti come una delle realtà principali della scena synth pop internazionale (con una punta shoegaze che non guasta), scena alla quale restano saldamente ancorati regalando ai fan un disco assolutamente in «tema», che magari nulla aggiunge a quanto fatto finora ma che, ancora una volta, ne dimostra il gran senso melodico, con una serie di brani, dieci per la precisione, di fattura ineccepibile. (roberto peciola)
INDIE POP
Sintesi
elettroniche
LIELA MOSS
INTERNAL WORKING MODEL (Bella Union/Pias/Self)
**** È stata, ed è tuttora, la voce dei Duke Spirit, ma da qualche tempo ha intrapreso una interessante carriera solista che l’ha portata a incidere tre album con quello di cui ci occupiamo qui. Le sonorità rock indie della band originaria lasciano spazio a situazioni elettroniche e sintetiche che possono richiamare anche la lezione dream pop. Internal Working Model è sicuramente il lavoro migliore della cantante e autrice britannica e si avvale della presenza del guru del synth pop Gary Numan, della grande Jehnny Beth delle Savages e di Dhani Harrison, figlio di George, in un brano ciascuno. (roberto peciola)
RAFFAELE CASARANO
ANÌ (Tuk Music)
**** Tre anni di lavoro per Anì, tre anni ben spesi per il sassofonista, compositore e organizzatore di eventi musicali, catalizzati anche dall’arrivo di Anita Maria, la Anì del titolo. Otto tracce che giocano a sfalsare le piste mainstream suonando acustiche ed elettroniche assieme, psichedeliche e mediterranee, oscure e luminose. Ospiti Dhafer Youssef a oud e voce, e M1 Dead Prez a rappare su Fight Back. In formazione anche Bonnot a «disegnare» i suoni, e si sente. (guido festinese)
DAEMIA
BLUEDO (Arealive/Believe)
*** Benevento-Parigi-Napoli le coordinate dove nascono i nove brani che compongono l’esordio del giovane artista campano. Pur tra mille influenze e cliché del genere, il nu soul dall’impronta vocale che prende spunto dalla scena r’n’b americana, lo stile compositivo di Daemia ha tratti di originalità e buon gusto negli arrangiamenti che lo mette al riparo da derive pop troppo sdolcinate. Testi notturni spesso introspettivi ma anche aperture melodiche di grande respiro. (stefano crippa)
GJERSTAD/MOBERG/NILSSEN-LOVE
TIME SOUND SHAPE (PNL Records)
**** La label norvegese licenzia questo lavoro coraggioso. Non vi sono compromessi e ammiccamenti al mercato discografico. L’accordion di Kalle Moberg e i fiati di Frode Gjerstad seguono le direttive di Paal Nilssen-Love, che per la circostanza abbandona la batteria dedicandosi solo al gong. Il risultato è un’unica traccia di 49 minuti che muovendosi negli ambiti più sperimentali del jazz incontra i migliori aspetti impro. (gianluca diana)
MISENTOTALE
LE MILLE SFUMATURE CHE NON HO (Lilith Label)
*** Otto anni di labor limae sul progetto, testato anche col busking per le strade, poi in studio a rifinire le cinque tracce che ci danno una prima panoramica su un nuovo progetto in bilico tra indie folk lievemente psichedelico, assai avvolgente, e nobile cantautorato contemporaneo di schiatta ligure. Sinergia di forze tra un songwriter, Simone Meneghelli, un violoncellista, Simone Cricenti, e il batterista Gigi Marras. Se amate i Kings of Convenience, o il songwriting «catchy» ma non banale di qualche decennio fa, vi sentirete a casa. (guido festinese)
REPETITA IUVANT
7 (Loudnessy Sonic Dream)
*** Arrivano da La Spezia e dopo un paio di ep il trio Repetita Iuvant allarga lo spettro con il primo lavoro su lunga durata, intitolato 7. Brani strumentali che guardano al post rock con una non celata vena che potremmo definire post ambient. Sebbene a tratti riemergano reminiscenze e influenze, inevitabili, colpisce comunque una dose di originalità e un approccio dark che regala sostanza al tutto. (roberto peciola)
ROSSELLA SENO
LA FIGLIA DI DIO (Azzurra Music)
**** La cantattrice, come lei stessa ama definirsi, prosegue il tema di una spiritualità ribaltata, avendo quali numi tutelari Don Andrea Gallo e Fabrizio De André rispettivamente citati nel booklet e per la cover Si chiamava Gesù; circondata da musicisti e parolieri o ospiti illustri (Alessio Boni e Allan Taylor), Rossella fa sue le altre dieci melodie, lasciando il segno grazie a una voce dolente, incisiva, drammatica nel miglior senso della teatralità, lungo una forma-canzone acustica. (guido michelone)
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