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Gli Ultrasuonati

Ultrasuoni JAZZ ITALIA Suggestioni contemporanee Hidden Rooms, le «stanze segrete», o per dirla con Virginia Woolf, una serie ben circoscritta di spazi «tutti per sé», nati da esperienze di vita, di […]

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 14 gennaio 2023

JAZZ ITALIA
Suggestioni
contemporanee

Hidden Rooms, le «stanze segrete», o per dirla con Virginia Woolf, una serie ben circoscritta di spazi «tutti per sé», nati da esperienze di vita, di letture. Le stanze segrete-camere oscure contenute in questo disco sono nove, e segnano l’esordio da solista del contrabbassista e compositore veneziano Marco Centasso, in bilico tra jazz e suggestioni contemporanee, con l’aiuto dell’eccellente clarinettista basso Alberto Collodel, del piano di Giovanni Mancuso, della batteria di Raul Catalano. Per Parco della Musica Records, come le altre uscite segnalate, a iniziare dall’ardito, splendido lavoro in nove stazioni per due contrabbassi in dialogo, incontro, scontro affabulatorio intitolato Confluence, e ad opera di due signori delle grandi corde, Barre Phillips e il veneto Daniele Roccato. Vanishing Point è firmato dal sassofonista e clarinettista Mauro Manzoni assieme al chitarrista Mauro Campobasso, con quattro vocalist magnifiche, ritmica e tromba: nato da un viaggio in moto a Berlino. Tra art rock e improvvisazione, elettronica e forma canzone: viaggio complesso e riuscito. (Guido Festinese)

BLUES
Energia
invernale

Abbattere il freddo invernale con il blues è possibile. Scalda l’ambiente alla grande Dyer Davis che presenta il fulminante esordio Dog Bites Back (WildRoots Records). All’interno si rintracciano tredici canzoni di ottima fattura, firmate in buona parte dal ventitreenne cantante e chitarrista proveniente dalla Florida. Blues rock contemporaneo frizzante ed energico dove, al netto di ospiti come il titolato pianista Victor Wainwright e il blasonato bassista Stephen Dees, Davis mostra talento e consapevolezza del mestiere. Sembra già pronto per i grandi palchi, come si evince da Water into Wine, Lifting Up My Soul e Don’t Tell My Mother. Verace e sanguigno come sempre è il sound proposto da Lex Grey And The Urban Pioneers. How Many Roads? (Man’s Ruin) non sarà il loro miglior disco ma Old Crookedy Broom e Biker Down sono blues effervescenti il giusto. Gran bella sorpresa è Bloodbelly Blues, che con il suo Lonely in the City (Autoprodotto) ci dona sei brani di blues raw’n’dirty, nella miglior scuola blues punk degli one-man band: per voi Don’t Waste the Light. (Gianluca Diana)

TRIBUTI
I giganti
del sax

Tre giganti del sax afroamericano moderno-contemporaneo vengono qui «riletti» – più sul versante compositivo che nella perfomance solistica – da jazzisti italiani che suonano altri strumenti, alla testa di formazioni anomale rispetto al sound ascoltato sui dischi originali. In tal senso, fin dal titolo Tribute to Joe Henderson (Red Records), il tenorista è al centro dei pensieri di Fabio Morgera (tromba), circondato da altri due tenori, più chitarra, Hammond, batteria: un gruppo hard bop vicino, nell’afflato sentimentale, alla poetica omaggiata. Assai più versatile il Pietro Pancella Collective di Music of Henderson, Shorter, Coltrane (Abeat) perché il suono dei tre tenoristi è riconvertito per l’alto, piano, chitarra, contrabbasso, batteria, senza riscontri diretti con l’esempio originario, foriero comunque di atmosfere dirette, complesse, sofisticate. Infine Mario Rosini e il Duni Jazz Choir con Wavin’ Time (Abeat) offrono un’allegra cavalcata vocalese su canzoni soul e pop riservandosi Four Brothers (Jimmy Giuffre) e Giant Steps (Trane) quali prove impegnative. (Guido Michelone)

INDIE ITALIA
Un ritratto
spietato

Retrovie dello stato di RogoredoFS (autoproduzione)… Ovvero un viaggio in suoni e rime da Milano, Lombardia, che vale, ahinoi, per tutte le regioni della nostra Italietta. Un ritratto spietato e lucido del nostro paese popolato di psicosociali, rettiliani, zombie risvegliati da dosi di Narcan, rapaci con il trench, pappagalli che hanno imparato bene la lezione di un mondo soporoso. E chi più ne ha… Una scrittura esplosiva, supportata da una band che vaga tra rock, wave, aperture tra prog e psichedelia in maniera mai scontata. Attenzione ai testi! La fame nera di Battista (Costello’s) invece è un viaggio a suon di beat hip hop lo-fi, rime con testi geniali e mai scontati, ritornelli dissacranti, chitarre indie e aperture noise. Una sorta di Beastie Boys in slow motion. Un disco che, pur avvicinandosi alla cultura rap, al momento sinonimo di vuoto pneumatico mentale, riesce ad esprimere un disagio esistenziale che a tratti straborda in violenza acida, ma che un attimo dopo ci regala ballate con melodie cantate tra il sacro e il jazz di una dolcezza infinita che fanno pensare al Bon Iver del primo disco. (Viola De Soto)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

INDIE ITALIA
Ad occhi
aperti

DUCK BALENO
POPA’S NIGHTMARE (Autoproduzione)

**** Il titolo potrebbe essere fuorviante, visto che si parla di incubo. Di fatto siamo in ambito dreamy, ma è un sogno ad occhi aperti con musica caleidoscopica, con i colori accesi della psichedelia pensata da una band cresciuta a suon di electro beats, rave, oltre che stoner rock e del buon blues. Mischiate tutti questi elementi insieme e avrete la cifra di questo bellissimo disco d’esordio. Giusto per fare il gioco delle derivazioni si potrebbe pensare a una versione evoluta di MGMT ed Animal Collective versione italica. (Viola De Soto)

TRADITIONAL
«Alberi
di canto»

FRANCESCO BRUNO FEAT. SILVIA LORENZO
ONIROTREE (Alfa Music)


**** Onirotree: dunque un «albero del sogno» che, nella dizione, assomiglia molto a quegli «alberi di canto» che conoscevano i racconti e li tramandavano. Un giorno l’attrice Silvia Lorenzo ha ricostruito un sunto dei suo grandi amori nel campo delle canzoni tradizionali, da ogni angolo del pianeta. Li ha proposti al chitarrista, compositore e arrangiatore Bruno, e il risultato, con l’apporto di Andrea Colella al basso e Marco Rovinelli alla batteria, è qui, di una freschezza sorgiva, in un disco prezioso e incantato, come, appunto, a volte sanno essere i buoni sogni. (guido festinese)

SWING
Una miniera
d’oro

FREDDY COLT & HIS SWING KIDS
TIME PAVILLON (Mellophonium)


**** Il leader (al secolo Faris La Cola), infaticabile animatore della cultura musicale ligure, continua nell’intelligente divertita riproposizione di quella che oggi viene definita «canzone jazzata», ma che in realtà è una miniera d’oro di stili eterogenei, come egli stesso definisce i 12 brani in repertorio: bounce, mambo, medium swing, novelty, old blues, model swing, shuffle, eccetera, la big band azzecca tutte le ironiche song di Luttazzi, Barzizza, Testoni, oltre due strepitose medley dedicate a Fred Bongusto e Gianni Ferrio. (guido michelone)

ALT POP
Espressioni
individuali

DAVE ROWNTREE
RADIO SONGS (Cooking Vinyl/Egea/The Orchard)


**** A conferma che un grande gruppo è più spesso l’insieme di ottime individualità anziché l’espressione di un uomo solo al comando, ecco che anche lo storico batterista dei Blur, Dave Rowntree, pubblica il suo primo album solista, un ottimo lavoro. Dimostrando così, come era stato per le sortite di Graham Coxon, che la band di Colchester non era certo solo Damon Albarn, per quanto grande esso sia. Il disco propone dieci brani di pop elegante che spazia dall’elettronica all’elettrico con grande maestria. (roberto peciola)

PUNK
Passione
vulcanica

THELEGATI
SENZA PAURA (Urtovox Records)


**** Dal beat alla fusion, progressive rock, punk, post wave, rap, la scena alternativa napoletana è sempre stata ricca di proposte originali e di grande creatività, mischiando sonorità d’avanguardia con la tradizione culturale e musicale partenopea. I Thelegati travolgono con un mix vulcanico di punk, noise, stoner, garage rock, cantato in napoletano e suonato con grande passione, competenza, originalità. Il sound è rabbioso e aggressivo ma con una costante vena melodica ricercata e personale. (antonio bacciocchi)

PSYCH ROCK
Un ritorno
esplosivo

YOU.GURU
UNTOUCHABLE (Antena Krzyku)


**** È un ritorno roboante quello della formazione polacca, ancor più del disco d’esordio. Il trio composto fa esplodere al massimo la propria vena creativa. Prog e psichedelia si mescolano con stupefacente semplicità assieme a suoni in bilico tra l’attualità del post punk e della scena electro. La partitura digitale è parte effettiva della scrittura analogica, con l’esito che l’intero lavoro composto di sette brani suona coeso e potente. Vi segnaliamo, consigliandone l’ascolto ad alto volume, Direct Commotion, Sunny Spot in the Black Hole e Taxi Galaxy. (gianluca diana)

BMX BANDITS
MUSIC FOR THE FILM «DREADED LIGHT» (Tapete/ Audioglobe)
*** I BMX Bandits sono una guitar pop band scozzese in giro dal 1986, ma qui più che di una band si può parlare di un progetto del leader Douglas T. Stewart. Da sempre appassionato di musica da film Stewart è stato messo in contatto da un amico comune con Marc MacNicol con il quale è nato subito un rapporto professionale che li ha portati a collaborare per la colonna sonora del primo film di MacNicol, Dreaded Light. Il risultato è quello che si ascolta qui, una serie di brevi e intriganti pezzi chiaramente cinematici. (roberto peciola)

MIRIODOR
ELEMENTS (Cuneiform)
**** Si avvicinano al quarantennale d’attività i canadesi (dal Quebec) Miriodor, e sono quattro decenni scanditi da una decina di dischi ben meditati, di volta in volta ricondotti, per estetica e costruzione conseguente della musica, all’operato di Zappa, Henry Cow, Samla Mannas. Tutto vero, ma più vero ancora che nella loro musica fatta di torsioni, scarti laterali, accelerazioni, cambi di tempo a velocità radiante c’è anche molto divertimento e rifiuto della prevedibilità. (guido festinese)

ASTOR PIAZZOLLA
PORT OF CALL. BUENOS AIRES (Anakleta)
**** Tre composizioni dotte del bandoneonista di Mar del Plata (1921-1992) vengono omaggiate per pianoforte, violino, violoncello, dal progetto Un piano autour du mond per lo specifico Escale à Buenos Aires, dove una musica dalle radici popolari viene quasi riscritta onde far risaltare un’oggettiva postmodernità, in grado di riflettere tanto il barocco di Bach quanto il tango-canción di Carlos Gardel. (guido michelone)

ÅDAM STANOVIC
HYMNES SANS PAROLES (empreintes DIGITALes)
**** Nel 2018, mentre si trovava in Ohio per una residenza artistica, il compositore britannico viene distratto dal suo lavoro da un refolo di vento che si insinua nello studio attraverso la fessura di una finestra. Qualche mese dopo a Lisbona, si verifica una situazione analoga. I due accadimenti sono alla base della scrittura di We Are the Voices of the Wandering Wind, tema di apertura del suo nuovo lavoro. Sperimentazione visionaria ed emozionante. (gianluca diana)

SUNKING
SMUG (Anti-/Self)
*** Secondo lavoro del duo di Los Angeles Sunking. La base di partenza è il jazz ma vi è spazio per reminiscenze indie rock e ritmiche che possono richiamare pulsioni hip hop. La cosa che forse li rende più «particolari» è la durata dei brani, 19 in tutto, che solo in tre casi superano i due minuti, lasciando denotare da una parte una grande messe di idee e dall’altra una certa incompiutezza delle stesse. (roberto peciola)

YALDA
TAVALLODI DIGAR (Taxi Driver)
**** Yalda era la festa del solstizio d’inverno nell’antica Persia, e dà nome a questo duo che potrebbe interessare, e molto, a chi ama la dark wave, il gothic industrial, le esplorazioni sonore estreme condotte sul filo della tensione avvolgente e oscura, il trip hop poeticamente plumbeo. Lei, Lalè, per metà iraniana, canta in farsi, Berna è un chitarrista che manipola con intelligente creatività sampler e immani gorghi sonori cadenzati. Affascinante e necessario, ora che risuona «donna, vita, libertà» per le strade delle città iraniane. (guido festinese)

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