INDIE ROCK
Un talento
fluviale

Leggi Frankie Cosmos, pensi Greta Kline. Per quanti sforzi si facciano per pensare ai Cosmos come a un collettivo (e la coesione c’è tutta, per carità), la band funziona sempre come ottimo gruppo spalla per il talento fluviale di Greta Kline, vocalist e autrice. Che scrive bei testi su un pop rock garbato e zuccherino, sempre filante e pieno di guizzi, a tratti un viaggio nel tempo, nel folk rock tardi anni Sessanta. Inner World Peace è il nuovo disco targato Sub Pop, come i due che seguono. Partiamo da Chopper, terzo lavoro per i canadesi Kiwi Jr, che dalle medesime basi pop rock dei Cosmos partono, con un tiro più indie rock, e minore fantasia. La produzione di Dan Boekner dei Wolf Parade si sente: ha aggiunto intarsi di synth un po’ ovunque, e la bella voce di Dorothea Paas. Figlia di un brasiliano e di una greca, base londinese, laurea in archeologia, mestiere da giardiniera, Naima Bock è un nuovo talento scovato dall’etichetta. In Giant Palm dieci suoi brani notevoli, per una voce interessante e misteriosa, rivestiti da arrangiamenti e profili melodici curiosi ma solidi. (Guido Festinese)

ROCK
Sfumature
grunge

Prog e metal vanno spesso a braccetto, come nel caso del quartetto O.R.k. (con la k minuscola), che arriva al quarto lavoro con Screamnasium (Kscope/ Audioglobe). I quattro sono Pat Mastelotto alla batteria, Colin Edwin al basso, Carmelo Pipitone alle chitarre e Lorenzo Esposito Fornasari (in arte LEF) alla voce. Il risultato è un rock dalla forte matrice grunge (voce e riff sembrano venire dalla penna e dall’ugola di Chris Cornell) con derive prog portate in dote da Mastelotto e Edwin. Da citare la presenza di Elisa nel brano Consequence. Si va in Toscana con Irrational Numbers (Cave Canem DIY) dei Lvtvm. Album strumentale che spazia dal post metal a ambientazioni jazz, fino a una sorta di space prog rock. Interessante ma a tratti troppo cerebrale. Fabio Cuomo (tastierista già sul palco con i magnifici Elder) e Andrea Peracchia (batteria) danno vita ai Gotho che pubblicano l’esordio Mindblowing (Cave Canem DIY). Sonorità math e prog, ma l’uso dei synth dà anche qui una connotazione space mentre il drumming e i riff delle tastiere distorte riportano verso il metal. Tra EL&P e June of 44. (Roberto Peciola)

AMBIENT
Isolamento
lisergico

Riflessioni che conducono a dischi. Qualità nelle narrazioni australiane firmate da J.WLSN che capitalizza le chiusure da Covid 19 in pensieri che sublimano all’interno di 1993 (Room40). Tra un giro in bici e l’altro nelle desolate zone in cui vive e i rumori d’ambiente della sua famiglia, ha messo assieme otto tracce lisergiche, generatesi dall’assenza del contatto col resto del mondo causa isolamento. L’ascolto regala quiete, profondità e rilassatezza, come si evince da All My Friends and Family, We Should Be Kind, While There Is Still Time e Counting to 10. Merito anche a Haarvöl + Xoán-Xil Lopez che in The Uncanny Organization of Timeless Time (Crónica) includono idee, concetti e volontà di sonorizzare con maestria quel tempo di mezzo, fase liminale per eccellenza, che giunge dalla Grecia antica. Molto cerebrale, ma armonioso ed esteticamente apprezzabile. Suonate The Previous Extant of the Hereafter e The Present as Past as Future. Concludiamo con Astro-Darien (Flatlines-Hyperdub) di Kode9: ventisei minuti per due brani che raccontano una Scozia inedita. (Gianluca Diana)

CLASSICA
Al vertice
assoluto

Che altro si può dire su questi tre «classiconi», rispondente ai vertici assoluti della musica classica occidentale? Vivaldi, Paganini e Chopin vengono qui presentati dalla Aulicus Records (cipriota con rappresentanza a Roma): booklet spartano ma elegante, essenziali note di copertina (in inglese), registrazioni nuove o inedite, gruppi e solisti italiani, validissimi, pur non troppo famosi, risultati complessivi notevoli, anche nel raffronto con altri esecutori di etichette ultranote. The Four Seasons (tutto è scritto in «english») di Antonio Vivaldi è interpretato da Reale Concerto Ensemble di Parma con Luca Fantoni primo violino, attraverso slanci moderni che comunque non intaccano il barocco originale. 24 Capricci plus One di Nicolò Paganini, ancora con Fantoni, mette in luce anche il virtuosismo compositivo di una partitura (1828) che di fatto anticipa l’impeto romantico. Polonaise-Four Scherzi di Frederic Chopin con il pianista Vitantonio Caroli sottolinea il lato tenebroso del compositore polacco, il cui approccio allo strumento sarà di ispirazione a tanta musica successiva. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

PSYCH ROCK
Stile
cipriota

ANTONIS ANTONIOU
THROISMA (Ajabu!)

**** Un lavoro estroverso e che riesce a sorprendere. Già cardine dei Monsieur Doumani e Trio Tekke, il musicista cipriota palesa ulteriori idee, tutte alquanto interessanti. L’intero corso dell’album mantiene una vena psichedelica anatolica che in alcuni passaggi sembra quasi liquefarsi in un dub ancestrale. Non pago, porta le sue melodie a bagnarsi nei mondi stralunati del voodoo di Dr. John e in quelle sbilenche di Quintron. Il tutto, con il suo stile indiscutibile, che fa emergere brani come Yiorti, Syntagi e Zeybek Anark. (gianluca diana)

GIPSY PUNK
Tragica
attualità

GOGOL BORDELLO
SOLIDARITINE (Casa Gogol)


**** Attivi da circa trent’anni, fautori negli States del genere gypsy punk, fermi discograficamente al 2017 (Seekers and Finders), il settettto capitanato dall’ucraino Eugene Hütz non poteva non tornare a urlare ad alta voce, dopo la guerra in atto dal febbraio scorso: i 13 brani dell’album sono, nei testi, collegati, più o meno direttamente, alla tragica attualità (Covid compreso), mentre il sound si orienta verso un rock ancora più grintoso dalla cover Blueprint (Fugazi) alla potente Forces for Victory e a tutto il resto. Insomma trascinante, vorticoso, talvolta persino goliardico. (guido michelone)

RISTAMPE
Un sax
in patria

MANKUNKU QUARTET
YAKHAL’ INKOMO (Mr Bongo)


**** Ristampa di un album inciso nel 1968 a Johannesburg dal saxman Winston «Mankunku» Ngozi e dal suo quartetto: Lionel Pillay (piano), Agrippa Magwaza (contrabbasso) e il celebre batterista Early Mabuza. Ngozi (1943-2009) mentre Dollar Brand e i Blue Notes si autoesiliavano sfuggendo all’apartheid, rimase in patria e Yakhal’ Inkomo resta uno dei jazz album più venduti in Sudafrica. La title-track esprimeva il suo dolore per la morte di Coltrane (1967), seguita da Dedication (per Trane più Wayne Shorter), Doodlin’ di Horace Silver e un blues coltraniano. Un suono formidabile e personale. (luigi onori)

JAZZ
Ineguagliabili
atmosfere

WAYNE SHORTER TERRI LYNE CARRINGTON LEO GENOVESE ESPERANZA SPALDING
LIVE AT THE DETROIT JAZZ FESTIVAL (Candid)


**** Il massimo compositore vivente del jazz, oggi quasi novantenne, colto dal vivo nel 2017 a Detroit con un gruppo memorabile: due signore della musica, un argentino avventuroso ai tasti che ha suonato pure con i Mars Volta. Dedica alla magnifica e sfortunata Geri Allen (suo Drummers Song) alle vittime della pandemia, all’Ucraina, e via con le atmosfere sospese ineguagliabili del maestro sassofonista, sottolineate dalla voce della Spalding, con un tour de force da incanto nei ventuno minuti di Endangered Species. (guido festinese)

INDIE FOLK
Viaggio
nel West

JESSE TABISH
COWBOY BALLADS PT. 1 (Pias/Self)


***** Sortita solista, e che sortita, per il leader degli Other Lives, band indie folk più volte trattata su queste pagine. Il titolo dice tutto, infatti il disco potrebbe accompagnare un film o una serie tv ambientata nel vecchio west, con rimandi a Morricone ma anche a compositori come Henry Mancini o John Barry. Derivativo, quindi? Sì, certamente, d’altronde lo sono anche gli Other Lives, ma la qualità del lavoro va ben oltre. Qui non troverete una traccia superflua o sotto l’ampia sufficienza. Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare lungo le praterie e i deserti dell’Arizona in sella a un bellissimo paint horse. (roberto peciola)

GOAT
OH DEATH (Rocket Recordings)
**** Il mistero avvolge il collettivo svedese, e i suoi membri, sin dall’esordio, una decina di anni fa, e non sembra voglia esser svelato. Così come svelare il senso della loro musica non è cosa semplice. La psichedelia più acida è inserita qua e là in generi e sonorità che solo apparentemente possono sembrare inconciliabili, a cominciare dalle derive etniche e afrofunk per arrivare al desert blues. E il tutto sta insieme alla grande. (roberto peciola)

STEFANO GUAZZO
NIGHT STEPS (Altermusic)
**** Guazzo è quello che gli anglofoni definiscono un «musicista da musicisti»: a proprio agio in qualsia contesto, gran sassofonista, ottimo compositore. Questo disco a suo nome può contare sulle poderose giovani e già notate energie di Tommaso Perazzo al piano e al Rhodes, una ritmica puntuale, il bavarese Johannes Faber e Claudia Sanguineti ospiti. Jazz contemporaneo scintillante e di alto peso specifico.
Con una inaspettata cover dal magnifico e malinconico Nick Drake da lucciconi. (guido festinese)

HAWKWIND
WE ARE LOOKING IN ON YOU (Cherry Red Records)
**** S’era appena trattato, su questa pagina, della ristampa di un loro clamoroso concerto dell’82, quando è apparso questo nuovo doppio dal vivo, in cui Dave Brock e la sua ciurma di pirati dello space rock, ci dice, testuale che «stiamo venendo a trovarti»: ed è festa grande, non una minaccia. Registrazioni del 2021 in quintetto, una buona metà di classici, altri dall’eccellente ultima produzione. Indomabili, fuori moda, rétro, sempre anni luce dal mainstream. (guido festinese)

KILL YOUR BOYFRIEND
VOODOO (Shyrec)
*** Voodoo, ossia del sinistro nel garage post punk, una volta saturate le sonorità più synth gothic punk resta palpitante un’archeologia lugubre e tribale, un appuntamento che sa di rito di possessione. Il duo trevigiano disegna un orizzonte per l’udito che omaggia il ritorno al r’n’r (The Day the Music Died) attraverso spasmi apocalittici (The Man in Black, Voodoo) sulle traiettorie sonico-cerebrali che dai Cramps passano per i Suicide inchinandosi di fronte al freddo incantesimo dei Wipers. (simonca frasca)

MUD MORGANFIELD
PORTRAIT (Delmark)
*** Essere il figlio di Muddy Waters porta, per certi versi anche giustamente, a un parallelo con la carriera di cotanto genitore. Mud ha preso da tempo le misure a questa faccenda e si difende con stile. Canta Chicago Blues nel modo più verosimile possibile, aggiungendo di tanto in tanto una inflessione della voce molto soul. Non troverete nessuna novità. Ma un gran feeling, quello sì. (gianluca diana)

CORY SMYTHE
SMOKE GETS IN YOU EYES (Pyroclastic Records)
**** Nelle intenzioni del leader testierista che qui lavora in tentett (Liquiform e Combustion ripetute due volte) e in piano solo (la title-track, nota hit dei Platters, variato sette volte) la musica vuole esprimere la crisi attuale, lavorando sulla ricerca sonora nell’ottica di un decostruzionismo alla Anthony Braxton, in grado di passare dal caos alla cantabilità, mettendo in luce sia il gioco di squadra sia la creatività individuale. (guido michelone)