JAZZ ITALIA
Diteggiature
iperliriche

Stefano Amerio da molti anni pratica il piccolo grande sogno concreto della registrazione della musica. Che è poi «fonofissazione», propriamente, perché scegliere come restituire un suono con i suoi armonici è scelta e capacità non delle macchine, ma delle persone. Vedi i suoi lavori con Ecm. Quando opera per Artesuono, Amerio rilancia a ogni disco la sfida. Anche con i giovani talenti. Come il pianista udinese Emanuele Filippi, che in Heart Chant sfodera una diteggiatura iperlirica e assai elegante, in bilico tra note classiche e jazz, incalzata spesso dal sax tenore di Seamus Blake. Vitale/Magatelli/Trabucco è un trio per vibrafono e ritmica, arricchito spesso dagli ottoni fluidi di Mirko Cisilino. Raffinato interplay cameristico in Gravity che rammenta le avventure «cool» westcoastiane. Opera prima per il batterista Francesco Vattovaz, Paper Plane, con i sax di Giuliano Tull, i tasti di Francesco De Luisa e Alessandro Turchet al basso: solido mainstream e con bei riferimenti alla modernità storicizzata del jazz. (Guido Festinese)

INDIE POP
Missione
shoegaze

L’indie pop, con le sue derive dream, jangle o twee, sembra aver ancora un senso. Almeno se si ascolta il terzo, gradevolissimo, lavoro dei canadesi Alvvays, reduci da un periodo non certo fortunatissimo. Blue Rev (Transgressive/Pias/Self) non stravolge il loro stile, solo lo amplia, o meglio amplifica, anche grazie a una produzione di tutto rispetto. Rimangono le influenze della band, che guarda all’Inghilterra anni Ottanta, dagli Smiths in su, o in giù, ma anche a quella parte dell’oceano, in un solco dream e shoegaze perfetto. Stessa lunghezza d’onda per il debutto della cantante e autrice di Atlanta Becca Harvey, in arte Girlpuppy, e intitolato When I’m Alone (Royal Mountain). L’artista della Georgia alla vena dreamy, dettata anche dalla vocalità – delicata ma non troppo -, aggiunge sapori indie folk rock che danno un tocco di interesse al tutto. Uno sguardo agli anni Novanta per gli inglesi Bleach Lab che pubblicano l’ep, If You Only Feel it Once (Nettwerk). Cinque brani che rimandano a formazioni che dello shoegaze hanno fatto una missione, vedi Lush o Curve. (Roberto Peciola)

SPERIMENTALE
L’emozione
è glaciale

Paesaggi sonori, mai definizione fu più azzeccata. Iniziamo da Out there in the Middle of Nowhere (Poole Music) al quale va il plauso sia per il titolo più esauriente che per la qualità di quanto fatto. Autore è JAB, acronimo di John Also Bennett, che dal South Dakota a Creta ha messo assieme una chitarra lap steel Oahu e due synth Yamaha d’annata, il DX7 e lo SY77. Le registrazioni sul campo hanno fatto il resto, col risultato di un disco glaciale capace di tradurre la topografia di calanchi e boschi in brani come Embrosner e Spectral Valley. Ottimo è anche quanto realizzato da Budhaditya Chattopadhyay, artista multimediale indiano che pubblica Withering Field (Crónica). Si tratta di una unica traccia di 35 minuti dove traspare l’idea di raccontare la transizione da contesti rurali a urbani che riguarda vari territori del sud dell’Asia. Originale è Ümlaut, al secolo Jeff Düngfelder, che dal Connecticut rilascia Musique du film II (Audiobulb). Un ardito esperimento di 55 tracce da un minuto dalla forte attitudine meditativa. (Gianluca Diana)

CHITARRA CLASSICA
Partiture
eterogenee

Da quando, a fine Settecento, la chitarra spagnola, poi divenuta «classica», viene per così dire istituzionalizzata da grandi compositori, esiste una schiera di musicisti dediti allo strumento con repertori in solo, a cominciare da Eugenio Della Chiara, che in Plays Paganini, Galante, Torroba, Cassadó, Castelnuovo-Tedesco (Stradivarius) affronta partiture eterogenee, dando prova di una notevole maturità esecutiva fra virtuosismi, spagnolerie, contemporaneità. Arduo il compito di suonare il Sylvano Bussotti di Complete Music for Guitar (Brillant Classics) che Alberto Mesirca, con la voce recitante di Luca Scarlini, svolge, alla perfezione, in linea con le indicazioni originarie, fino a rimarcare uno stile singolarissimo che passa disinvoltamente dalla citazione barocca all’alea neoavanguardista. Infine il catalano Feliu Gasull con Pit Roig (Segell Microscopi) fa tutto da sé, nel senso che registra le proprie brevi opere in cui fa convergere tradizioni folk millenarie entro un gusto iberico davvero unico. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

RACCOLTE
Un’idea
non ordinaria

AA. VV.
BEIRUT ADRIFT (Norient)


***** Non la consueta raccolta, che avrebbe comunque senso. Siamo davanti a qualcosa di diverso: un’idea narrativa non ordinaria, ed è quella che dona identità alla serie Norient City Sounds: Beirut. Suoni, parole rumori di fondo e immagini, vengono piegati all’intento di chi cura il tutto . In questa circostanza la scrittrice e educatrice libanese Rayya Badran ha selezionato nove canzoni transgenere registrate da dodici artisti di Beirut. Ne risulta la descrizione emotiva, trasognata ed evocativa della città che dopo il disastro del 2020 si è trovata in mezzo a disordini sociali e politici di vario genere. (gianluca diana)

INDIE ROCK
In viaggio
con Turner

ARCTIC MONKEYS
THE CAR (Domino/Self)


**** C’era una volta la indie rock band per antonomasia. Una band che sapeva scrivere riff iconici, come forse solo nei Sessanta e Settanta si erano ascoltati. Quella band, che prendeva il nome di Arctic Monkeys e si affidava alla figura del leader Alex Turner, non c’è più… ma c’è ancora! Ha solo pian piano rivisto le priorità, virando verso un suono meno immediato, decisamente sofisticato, tra il cinematico e il pop da crooner, tra il soul e il jazz. La «macchina» viaggia su sentieri morbidi e raffinati, anziché su strade sterrate, e che questo sia un bene o un male sta ai fan deciderlo. (roberto peciola)

ALT JAZZ
Cittadino
del mondo

JUSSI REIJONEN
THREE SECONDS/KOLME TOISTA (Challenge)


**** Jussi Reijonen è un musicista cui andrebbe di diritto il premio «cittadino del mondo» e «antisovranista nei fatti». Nato nella Finlandia lappone, cresciuto in Africa e in estremo Oriente, stabilizzatosi poi tra Stati Uniti e Olanda. Suona chitarra classica e elettrica e oud arabo da virtuoso, per lui la «musica totale» è una realtà operativa, non un concetto astratto. Qui è all’opera un nonetto con musicisti americani, turchi, giordani, palestinesi, giapponesi con corde, ottoni, percussioni, piano microtonale. Il jazz come collante, poi a volo radente sul mondo. (guido festinese)

ROCK
Niente
da aggiungere

SIMPLE MINDS
DIRECTION OF THE HEART (Bmg)


*** Diciottesimo album da studio, 60 milioni di copie complessive vendute nel mondo: torna – dopo quattro anni – la band delle menti semplici di Jim Kerr che per un certo periodo, negli Ottanta, ha rivaleggiato con gli U2. Sound epico – dove la voce calda e profonda del leader si staglia in evidenza – le nove nuove composizioni (undici nella versione deluxe) nulla tolgono né aggiungono alla storia dei Simple Minds, tra synth, chitarre elettriche e una ritmica sostenuta. C’è perfino un recupero dal lontano passato, Act of Love, brano presente nel loro primo concerto ma rimasto inedito. (stefano crippa)

ALT POP
Addio
all’heavy

SERJ TANKIAN
PERPLEX CITIES (Serjical Strike)


**** Diciassette minuti, cinque brani. Questi sono i numeri del nuovo ep di Serj Tankian, che segue, ma solo temporalmente, il precedente, uscito a marzo dello scorso anno. Il cantante e frontman dei System of a Down infatti qui abbandona del tutto i suoni heavy della sua band originaria e si getta su elettronica e acustica, con anche derive mediorientali (queste non nuove ai System), e rilascia un ep che spiazza solo parzialmente fan e appassionati, perché è in effetti un mondo parallelo dove l’artista si muove con sapienza, e nel quale è possibile riconoscerlo. Bello. (roberto peciola)

CARM
CARM II (37d03d/Goodfellas)
*** Carm, al secolo CJ Camerieri, è un trombettista e suonatore di corno francese di grande esperienza che ha calcato i palchi al fianco di gente come Bon Iver e The National. Non è quindi un caso che pubblichi i suoi lavori proprio per l’etichetta di Justin Vernon, Bryce e Aaron Dressner. Un compendio di sonorità da colonna sonora, con elettronica e fiati, e richiami ai miti dello strumento come Jon Hassell e al minimalismo. Interessante (roberto peciola)

MASSIMO DONNO
LONTANO (Squilibri)
**** Scrivere canzoni belle e intense forse non è mai stato difficile come ora, che fiotti inarrestabili di chiacchiericcio aggressivo si spacciano per tali. Teniamoci caro allora uno come Massimo Donno, che in dodici canzoni sul tempo e il vivere quotidiano (più una cover da Guccini) non usa una parola di troppo, e si appoggia a musica vera. Con ospiti come Daniele Sepe, Gabriele Mirabassi, Musica Nuda, Rachele Andrioli, Alessia Tondo: il cuore del folk jazz al servizio del cuore delle note d’autore. (guido festinese)

GNU QUARTET
PAGANINI: THE ROCK ALBUM (Orange Home Records)
**** Qualche anno fa a Genova una bella mostra cercò e trovò il confronto tra Paganini e Hendrix. Figure iconiche di diverse epoche, di una dialettca tra «popolare» e «artistico» perfettamente sovrapponibile. Ben venga allora il lavoro dello Gnu Quartet, per una interpretazione di Paganini in rock intensa e legittima. Dove le sonate, capricci e ninna nanne incontrano lacerti di Faber, echi di Goblin, perfino una ironica citazione dalla Pantera Rosa. Funziona? Ascoltare per credere. (guido festinese)

LA PSICANTRIA DELLE EMOZIONI
ABITARSI (La meridiana)
*** Uno psichiatra (Gaspare Palmieri) e uno psicologo (Cristian Grassilli) al quarto libro insieme, uniscono la passione per la musica alle loro professioni, allegando un cd che può avere vita autonoma, nel senso che le dodici canzoni (nello stile cantautorale, un po’ scontato negli arrangiamenti) presentano testi originali come «tranches de vie» riflettenti le ardue condizioni della mente umana. (guido michelone)

SOLIS STRINGS QUARTET & SARAH JANE MORRIS
ALL YOU NEED IS LOVE (Irma)
**** Coverizzare i Beatles è un grosso rischio, soprattutto per i grandi artisti: ma la vocalist britannica e il quartetto d’archi italiano riescono a meraviglia nel proposito, giacché hanno il pregio di evidenziare l’aspetto compositivo di tredici pezzi, da Rubber Soul a Let it Be, di cui viene sottolineato il costrutto melodico a vantaggio delle strutture armoniche. Insomma versioni che non fanno rimpiangere gli originali, benché risultino «altra cosa». (guido michelone)

VIEUX FARKA TOURE’ ET KHRUANGBIN
ALI’ (Dead Oceans)
*** Un tributo viscerale, che mette assieme mondi apparentemente lontani tra loro. Al centro del tutto è Alì Farka Touré a cui il figlio Vieux e il trio texano rendono omaggio. Puro blues maliano che assume di brano in brano i colori del surf, del funk e della psichedelia leggera della West Coast statunitense. Non originale, ma affascinante. (gianluca diana)