JAZZ
Eleganza
assoluta

Due uscite su tutte, nel sempre più vasto catalogo Ecm, si segnalano per un’eleganza assoluta. Nel caso del Bordeaux Concert di Keith Jarrett, si aggiunge al tutto la nota mesta del male che non fa più suonare il pianista, per cui concerti come questo, del 6 luglio 2016, resteranno come punte apicali di un’arte dell’improvvisazione perfetta: qui concretizzata in almeno sei ballate struggenti inventate all’impronta, in uno stride blues da vertigine, in echi spiritual, e molto altro. Nel 1928 Armstrong e Hines inventarono il duetto piano-tromba: nel 2022 il testimone è nelle mani di Enrico Rava, che sa essere giovanissimo e sperimentale, nei suoi ottant’anni, o serenamente classico. Qui è al più pastoso e morbido flicorno, e Fred Hersch al pianoforte. Una cascata rinfrescante di concentrato lirismo senza alcuna svenevolezza in The Song Is You, i due maestri sanno sempre come intendersi. Anche in improvvisazione totale. Un tocco lirico e sognante lo svela anche il sassofonista quarantenne tedesco Uli Kemperdorff in The Next Door: ritmica flessuosa, il pianoforte preciso e reattivo della leader Julia Hülsmann. (Guido Festinese)

INDIE POP
La forza
della debolezza

L’indie pop cantautorale in varie forme. Si parte con l’eccellente esordio solista di Oliver Sim, vocalist e bassista dei The XX, coadiuvato per questo debutto dall’amico e sodale Jamie XX alla produzione. Hideous Bastard (Young/Self), titolo che per certi versi fa riferimento proprio a se stesso, è un disco in cui Sim mette in mostra tutte le sue debolezze personali, come il coming out nell’apertura Hideous, in cui accenna all’aver contratto l’Hiv a 17 anni (oggi ne ha 33), lotta contro i suoi demoni ma soprattutto regala sprazzi di grande musica, con un suono che non si allontana troppo da quello della band originaria ma non per questo risulta derivativo, tutt’altro. Bello! Da un giovane a un attempato artista, sempre inglese, Pete Astor che dall’alto delle oltre sessanta primavere si ripresenta con un lavoro classico nel suo essere pop dalla chiara matrice british, lavoro intitolato Time on Earth (Tapete/ Audioglobe). Ancora un buon disco da proporre, quello della visual artist croato-olandese Eerie Wanda, Internal Radio (Joyful Noise). Undici brani che ci riportano verso gli Eighties e i Nineties, gli anni d’oro del dream pop. (Roberto Peciola)

WORLD MUSIC
Regina
d’Egitto

Suoni dal mondo che sorprendono. Regina incontrastata di questo terzetto è l’egiziana Maha, di cui Habibi Funk, cui va un grande plauso per quanto fanno, propone Orkos, un disco originariamente pubblicato nel 1979 su musicassetta. Si tratta di un ottimo lavoro che mette assieme armonie tradizionali, cantautorato e singoli fulminanti di stampo funk perfetti per ballare. Brani come Ana Gaya e Law Laffeina El Ardt non hanno nulla da invidiare alla Carrà dell’epoca, oltre a raccontare un Egitto decisamente diverso da quello che conosciamo. E se avete il cuore tenero Kabl Ma Nessallem We Nemshy Ana Gaya fa al caso vostro. La label di Chicago Star Creature Universal Vibrations fa uscire The Chicago Boogie Volume 3: Set it Out, terzo episodio della serie dedicata alle piste da ballo: quattro brani divertenti in area disco funk di fine anni Settanta. Chiusura con la formazione italiana Muriki che vive nella devozione nei confronti dell’afrobeat. Palesano la loro passione con veemenza e qualità con l’ep omonimo (Redgoldgreen/Puglia Sounds Record), in cui brillano Calia e Involution. (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA
Un piano
al minimo

Il piano jazz italiano in tre diversi contesti minimali dal solo al trio, passando chiaramente per il duo: Francesco Branciamore con Skies of Sea (Caligola), già batterista, si presenta in completa solitudine licenziando un lavoro pianistico omogeneo, dove 14 original tutti molto brevi, che puntano su una cantabilità dai forti costrutti sia melodici sia armonizzanti. Paolo Di Sabatino e Giovanna Falmulari con Giochi d’acqua (Egea) intrecciano un fitto dialogo fra pianoforte e violoncello, talvolta con reminiscenze dal gusto classico, talaltra assorbendo ed elaborando suggestioni folk, pop, world come negli omaggi ad Arvo Pärt e Javier Girotto: le diverse culture traslate mostrano al contempo leggerezza e profondità. Infine l’Antonio Simone Trio per On My Path (Dodicilune) s’avvale, oltre alle proprie tastiere (anche elettriche), di Angelo Verbena (bassi) e Massimo Spallucci (percussioni), imbastendo un discorso eterogeneo che di fatto si sdoppia a seconda del prevalere della band acustica su quella amplificata. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

RACCOLTE
Punk, femminile
plurale

AA. VV.
REVENGE OF THE SHE-PUNKS (Tapete/Audioglobe)


***** Doppio cd con il meglio della scena punk al femminile ispirato, come recita il sottotitolo, all’omonimo libro di Vivien Goldman, uscito nel 2019 e trattato sulle pagine de il manifesto da Paola De Angelis. In scaletta 28 brani per altrettanti gruppi e artiste che hanno segnato un genere identificato troppo spesso al maschile. C’è davvero il meglio, e non poteva essere altrimenti, da X-Ray Spex alle Slits, da Patti Smith a Blondie, dalle Sleater Kinney a Grace Jones e ai Selecter. Una raccolta da non perdere. (roberto peciola)

JAZZ/2
Il quintetto
ritrovato

MILES DAVIS QUINTET
LIVE AT RONNIE’S SCOTT (Leftfield)


**** Sul leggendario «quintetto perduto» di Miles con Corea, Holland, DeJohnette e Shorter mai arrivato allo studio di registrazione, è stato scritto un ponderoso libro da Bob Gluck. Emozionante, allora, che salti fuori questa incisione radiofonica della Bbc che documenta un concerto del Quintetto il 2 novembre del ’69 nella «tana del jazz» londinese. Si respira già l’aria arroventata di Bitches Brew, non quella di In a Silent Way, il Quintetto ruggisce e si dibatte, nei micidiali groove impostati da Davis, sempre più attratto da timbriche e climax eterodossi. (guido festinese)

R’N’B
Crogiolo
di stili

JOHN LEGEND
LEGEND (Universal)


*** Autore, produttore, interprete (e che interprete) e – in sporadiche occasioni – attore, Legend arricchisce la sua carriera multitasking (12 Grammy all’attivo…) di un ottavo album da studio, un doppio intitolato con il suo cognome, crogiolo di stili. Prodotto insieme a Ryan Tedder si divide equamente in un Act 1 tutto da ballare (All She Wanna Do sembra All Night Long di Lionel Richie in versione 2.0) e con testi audaci sulla soglia dell’X-Rated, e un Act 2 meditativo e ricco di ballate. Più mestiere che reale ispirazione, ma la professionalità è tale che ci si diverte anche così. (stefano crippa)

ART ROCK
Dimenticare
il passato

THE MARS VOLTA
THE MARS VOLTA (Cloud Hill)


***** Una reunion annunciata nel 2019, dopo quella, oggi di nuovo in stand-by, degli At the Drive-In. Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler- Zavala hanno ripreso il loro sodalizio artistico e hanno scelto di spiazzare e spazzare via il passato. Sì, perché il loro settimo disco è qualcosa di inaspettato. Addio alle sonorità post hardcore e addio, soprattutto, alle elucubrazioni prog jazz che avevano mostrato la corda. È un disco fondamentalmente pop, con spunti latin, r’n’b, anche prog, se vogliamo, ma è un pop che non accondiscende al facile ascolto, troppo sofisticato e fuori dagli schemi. Un disco bellissimo! (roberto peciola)

WORLD MUSIC/2
Il cuore
trafitto

YANNA MOMINA
AFAR WAYS (Glitterbeat Records)


***** Arrivare a Gibuti, guardarsi attorno e carpire il momento buono per incontrare una stella della musica locale. Poco conta che sia classe 1948. L’unica cosa che vale è abbandonare i propri ritmi occidentali, adattandosi ai suoi. Se ti chiami Ian Brennan, sai farlo come pochi al mondo. Fiutando lontano un miglio che Momina è l’ennesima scoperta di una vita passata sul campo. E su di una palafitta, lei regala canti tradizionali che spaccano il cuore. Musicisti di zona offrono assistenza con cori, percussioni e chitarre. Potenza, groove, pre hip hop e tanta verità in My Family Won’t Let Me Marry the Man I Love. (gianluca diana)

1000 ROBOTA
3/3 (Tapete/Audioglobe)
*** Il trio di Amburgo arriva al terzo disco a più di dieci anni dal precedente lavoro, Ufo. 3/3 si presenta con l’incipit di chitarra di Binich dal sapore post punk che prelude all’ingresso di un cantato, rigorosamente in tedesco, che scopre le carte di un gruppo che miscela appunto la lezione di formazioni inglesi anni Ottanta, la sperimentazione kraut rock teutonica e l’influenza di band seminali come i conterranei Einstürzende Neubauten. (roberto peciola)

FRANK BRETSCHNEIDER & GIORGIO LI CALZI
ZERO MAMBO (Umor Rex)
**** S’erano incontrati a Chamois nel 2018, il musicista elettronico berlinese Bretschneider e Li Calzi, trombettista abituato, da sempre, a non avere preclusioni nella scelta delle collaborazioni: forse anche per sorprendersi, a propria volta. Sta di fatto che questo ep ci consegna la splendida nebbia poliritimica e minimale del berlinese, spesso deviata su ostinati scarni perfetti per l’improvvisazione, e abitata da sprazzi davisiani e malinconici di tromba di emozionante eleganza. E Miles, oggi, forse avrebbe percorso queste stesse piste. (guido festinese)

CONTINI ALESSANDRO
PICCOLA MISTICA QUOTIDIANA (Forward Music Italy)
*** «Il sonno, il sogno, il ricordo, la contemplazione e l’amore perfetto, letti scomodi e di cartone, teorie per una rivoluzione inattiva, tutto questo nel mio lavoro d’esordio»: così si presenta il non più giovanissimo cantautore dal passato (e dal presente) nel mondo del teatro e del cabaret; e proprio queste ascendenze rivelano un gusto narrativo, quasi drammaturgico, per una forma canzone che, a sua volta, guarda ai padri nobili del genere, benché i testi fin troppo esistenziali rischino di avvitarsi su se stessi. (guido michelone)

E. C. Y. TRIO
THE MOON IN THE BUCKET (Synergy Music)
*** Il trio tutto femminile capitanato dall’italiana Elena Camerin Young (voce) con Carmen Sandim (pianoforte) e Amy Shelley (batteria) propone tredici brani, spesso brevi, frutto di una compiuta ricerca e di un insistito legame fra canzone d’autore e improvvisazione dal taglio jazzistico. Il gruppo funziona grazie alla capacità di amalgamare i suoni e gli umori, nonché in virtù di idee variegate in grado di accontentare ogni tipologia di fruitore più o meno jazzofilo. (guido michelone)

GUILLAUME LOIZILLON
COLLAPSUS (Trace Label)
**** Loizillon è un personaggio interessante. Da Parigi, si muove da decenni nel mondo che fonde elettroacustica, registrazioni sul campo, sperimentazione ed elettronica. Lo fa senza pregiudiziali di appartenenza. Per lui scomodiamo la vecchia definizione «easy listening». Che qui ha ancora un senso, come si evince dai disparati e pindarici voli presenti nel disco. Si rimane in uno strano limbo a metà tra stupore e morbidezza, in particolare con Danse sociale e Virologie. (gianluca diana)

FABIO MAZZINI
DIREZIONI (Blue Garage Records)
*** Non ancora trentenne, il chitarrista Fabio Mazzini ha già maturato significative e variegate esperienze in varie declinazioni delle note afroamericane. Il suo interesse principale oggi è il jazz. Direzioni, dedicato all’evoluzione delle cose, è però un disco nato durante il lockdown in solitaria, costruito su cesellati acquerelli elettroacustici «ambientali» intrisi di blues. Colonna sonora perfetta per un film che ancora non c’è. (guido festinese)