Ancora un trittico dedicato alle cantautrici. Partendo dalla statunitense Laura Veirs che dopo la fine del matrimonio, anche artistico, con il produttore Tucker Martine, prova a rimettersi in carreggiata con un nuovo album, Found Light (Bella Union/Pias/Self), che certo non sposta le coordinate del suo folk tipicamente americano, soffuso e morbido, con solo un paio di «uscite» dal sentiero verso sonorità più rockeggianti, Seaside Haiku e Winter Windows. Si va in Inghilterra, patria di Katy J Pearson, cantautrice dalla interessante vocalità che va a richiamare, a seconda dei momenti, Grace Slick, Stevie Nicks, Kate Bush o Dolly Parton. Il suo secondo lavoro, Sound of the Morning (Heavenly/Pias/Self), gioca tra visioni folk, psichedelia e un sano pop dal sapore Seventies. Un disco semplice, senza grandi sovrastrutture, e ogni tanto è proprio quello che ci vuole. Torniamo al folk di origine nordamericana con l’ep di Julien Baker B-Sides (Matador/Self), tre brani intimi che, come ci dice il titolo, escono dalle session del suo ultimo lavoro Little Oblivions. (Roberto Peciola)

CLASSICA
Occhio
al violino

Il violino è protagonista della musica colta del primo Novecento in questi tre nuovi cd dedicati ad altrettanti compositori tanto validi quanto ignoti al grande pubblico, a parte il brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959) che, in questo String Trio & Other Chamber Works (Urania Records), affronta gli archi nell’unico suo trio, mescolando stilemi esotici e timbriche evocative di notevole versatilità, qui nella limpida perfomance dell’Ensemble Mark Rothko. Per il belga Eugène Ysaye (1858- 931) le Six Sonatas for Solo Violin Op. 27 (Stradivarius) sono un puro esercizio formale, giunto dopo l’ascolto di Bach: il violino è rivolto ad esecutori celebri, perché dedicato ogni volta a sei virtuosi dell’epoca: oggi è la sola Anca Vasile Caraman a interpretare il tutto ben immedesimandosi nel progetto. Infine il russo Alexandre F. Goedicke (1877-1957) a lungo dimenticato in vita e post mortem, è qui scoperto grazie a Music for Violin & Piano (Brillant Classics) interpretato da Francesco Parrino e Michele Pentrella: un artista quasi fuori dal tempo, sedotto sia dalle antiche polifonie sia da Prokofiev e Shostakovic. (Guido Michelone)

BLUES
Un fantasma
ad agosto

Abbiamo tutti un blues ad agosto. Egregio è Medication Time (DixieFrog) del londinese Todd Sharpville. Il navigato musicista inglese, nei dodici brani che si muovono tra passaggi quasi rock blues e momenti soul strappalacrime, riesce a sintetizzare in forma di musica una brutta vicenda di sedici anni orsono. A seguito di una difficile separazione familiare, si trovò a combattere contro i fantasmi della depressione. La sessione suona molto intensa, una catarsi vera e propria. Dalla quale vi consigliamo di fare attenzione a Walk Out in the Rain, Red Headed Woman e God Loves a Loser. Energia in ogni dove per Dennis Johnson che via Booda Lee Records pubblica Revelation. Il nostro è in buona parte un interprete, capace alla chitarra slide di essere accattivante. Vale la pena di essere ascoltato in Talk to You, 32-20 Blues e Two Lights. Tuba Skinny sempre adorabili. Magnolia Stroll (Autoprodotto) è un altro viaggio nel pieno del loro stile. Tradizione sincera e genuina che si fa apprezzare nel suo essere frizzante in Minor Fret e Little Dog on the Levee. (Gianluca Diana)

JAZZ
La curiosità
dell’ovvio

Lontano dalle ovvietà, vicini alla bellezza. Partenza dalla Norvegia con la formazione dei Nakama, che con un cambio di line-up, danno vita a New World (Nakama Records). Il collettivo, capitanato dal sassofonista Klaus Ellerhusen Holm, si è dedicato all’ispezione e inclusione di mondi altri nel proprio sound. Tra canti zen, momenti dedicati a improvvisazione e curiosità, ne esce fuori un album rigoroso che rapisce all’ascolto. Nota a margine: il silenzio, è parte integrante del tutto. Suonate Gaki, Empty Day e Ladders. Una doppia uscita riguarda invece la Alfa Music. Three Peaks in At First We Arrived tirano fuori nove brani che hanno un carattere cinematografico niente male, con stralci di jazz rock attuale. Si alternano momenti più tirati ad altri più intimi, dove la caratteristica della formazione capitolina rimane immutata. Accattivanti Two Watermelons e Il coccige. Seguite anche il consiglio indicato dal Giorgio Ferrara Trio: il suo When a New Day Comes è un inno di luce che trova gli apici nella sua A Golden Box e in Black Hole Sun dei Soundgarden. (Gianluca Diana)

LEGENDA

* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ART ROCK
Una strada
segnata

…AND YOU WILL KNOW US BY THE TRAIL OF DEAD
XI: BLEED HERE NOW (InsideOut)


**** Un’opera mastodontica, l’undicesimo album della band texana. Ventidue brani per oltre 75 minuti di musica potrebbero, vista la recente abitudine a un ascolto quasi da cotto e mangiato, tenere lontano qualche ascoltatore, ma il disco, che scorre come un unicum con brani più lunghi (ma mai troppo) e strutturati, inframmezzati da brevi spunti che fanno da collante, è tra i loro migliori. La strada è ormai segnata, e dagli inizi post hardcore a oggi hanno toccato molte variabili, dal prog alla psichedelia fino all’alt pop e all’indie rock, variabili che sono qui ben racchiuse. (roberto peciola)

ROCK BLUES
Direzioni
da seguire

BEN HARPER
BLOODLINE MANTEINANCE (Chrysalis Records)


**** Nulla di scontato pur se all’apparenza niente suona come nuovo. In undici canzoni Harper mette dentro tutto quello che è da sempre, modellandolo per l’ennesima volta in modo diverso. Voce, chitarra e scrittura musicale acquisiscono ancor più profondità e qualità. Facile quindi immaginare che vi sia spazio per il blues e il soul, per accenni funk, gospel e rock. Per cogliere il senso di questo album è consigliato seguire due direzioni, le liriche e il buon gusto. Forse non vi sarà un singolo da classifica, ma la qualità non manca, vedi ad esempio More than Love, Knew the Day Was Comin’ e Problem Child. (gianluca diana)

ALT ROCK
Se il dubbio
è lecito

INTERPOL
THE OTHER SIDE OF MAKE-BELIEVE (Matador/Self)


*** Un disco, il settimo della band newyorkese, che lascia dubbi. Da una parte c’è che sicuramente il livello dei brani è superiore agli ultimi due lavori di Banks, Kessler e Fogarino, dall’altra però manca il guizzo che faccia saltare sulla sedia e che dia la spinta al tutto. I tre, con l’aiuto e l’esperienza in fase di produzione di Flood e Alan Moulder, cercano di ricreare l’alchimia sonora degli esordi, in una vena ancor più malinconica, ma forse spingono troppo su quei cliché, con i riff di Kessler che alla fine rischiano di somigliarsi tutti. Compensati però dalle melodie meno scontate di Banks. (roberto peciola)

JAZZ/2
Pulsazioni
improvvise

CLEMENS KURATLE YDIVIDE
LUMUMBA (Intakt)


**** Capita di frequente che giovani batteristi siano a capo di ensemble creativi. La pulsazione diventa collante di tutto un gruppo, il ritmo informa le altre strutture musicali facendo palpitare la polpa sonora. Succede ad esempio con Clemens Kuratle che con i suoi Ydivide (contralto, pianoforte, chitarra, basso, tocchi d’elettronica da tastierista e leader) sfoggia una invidiabile maturità, costruendo brani ariosi e serrati al contempo, strutturati ma con diversi spazi riservati alle nervature libere di improvvisazione. Un grande esordio. (guido festinese)

WORLD MUSIC
La potenza
di una griot

DJANA SISSOKO
PANTERA (Gutenberg Music)
**** La giovane discendente di una delle più importanti famiglie Griot del Mali, figlia del percussionista Baba (ma di madre calabrese), al secondo album tutto in lingua italiana (dopo il debutto in inglese) compie un’operazione singolarissima: con un quartetto molto energetico in chiave funky soul, racconta le proprie sofferenze esistenziali in nove canzoni, dove le parole – nel suono corroborate dalla conoscenza degli idiomi tonici africani – combaciano perfettamente alla metrica e al ritmo con un feeling nero trascinante, anche grazie a una voce dolce e potente, bellissima. (guido michelone)

RACHELE ANDRIOLI
LEUCA (Finisterre)
**** Leuca è dove è nata e vive Rachele Andrioli, forza viva di quella «tradizione in movimento» musicale del folk progressivo salentino che sta gettando solidi ponti verso il futuro. Lei, a capo di un coro femminile, e spesso, a rovescio, in totale solitudine sul palco, con tamburi, flauti, scacciapensieri, chitarra e una voce che viene da lontano e va lontano, esordisce qui da solista con un piccolo capolavoro: con omaggi a Nusrat Fateh Ali Khan e Enzo Avitabile, solida scrittura, idee a profusione. (guido festinese)

CHERRYLLI
NOMI (Autoproduzione)
*** Disco d’esordio di Cherrylli. Nomi è composto da 10 brani, accomunati da una intensa propensione alla ricerca lessicale nei testi (a cura del paroliere Dici) e a una non comune cifra stilistica delle melodie. La voce calda e intensa di Sofia e gli arrangiamenti mai scontati fanno il resto. Il risultato è un album che nasce fra persone comuni e che spera di farsi ascoltare da persone altrettanto comuni. (viola de soto)

DONA FLOR
LES VOYAGES EXTRAORDINAIRES (Maremmano)
**** Suggestione su suggestione: un gruppo con una (splendida) voce femminile, Cecilia Fumanelli, che prende nome da un romanzo incantato di Jorge Amado, piccante realismo magico, e fa riferimento poi ai colori del Sudamerica, ai riflessi del Mediterraneo, a quel volo sempre sul punto di spiccare che è la morna di Capo Verde. Pluralità di lingue sonanti – anche un paio di brani in inglese – applicata a pluralità di musiche, un mazzo di fiori di note unico. (guido festinese)

GET WET
DEEPSTORMING (Emme Records)
*** Un suono elettrico jazz rock grande e grosso, guidato dalla fremente chitarra di Lorenzo Bagnoli, tutt’altro che scontato: la finezza è da cogliersi nel controllo delle dinamiche e dei climax, discorso ancor più significativo, nel momento in cui si apprende che Deepstorming è stato registrato in due giorni «live in studio». Funk, black music, influenze modali mediorientali, latin per un percorso potente e godibile. (guido festinese)

JOHN HADFIELD’S PARIS QUARTET
JOHN HADFIELD’S PARIS QUARTET (Outhere Music)
**** Percussionista Usa «fuggito» a Parigi pochi mesi prima del Covid, fa del lockdown l’argomento per questo disco tutto francese con Rifflet, Dumoulin e Jennings: un concept album dove i luoghi della Ville Lumière vengono evocati con un filo di tristezza e un senso di malinconia da un jazz strumentale che coscientemente paga debito alla musica elettronica e contemporanea, a quella indiana e africana, sempre restando nel solco di una fusion discreta, suadente, comunicativa. (guido michelone)

RAFAEL ANTON IRISARRI
AGITAS EL SOL (Room40)
*** Ritorna il compositore statunitense con un nuovo lavoro. In realtà la genesi di questo disco va fatta risalire al 2019, quando a veder la luce fu il suo album gemello Solastalgia. Il prodotto odierno è una sorta di specchio del precedente. Il suono ambient, cupo e torvo con cui l’autore è conosciuto, è qui all’ennesima potenza. Si ha la percezione di un magma potente e lento che non riesca a spaccare la crosta terreste. Buono per viaggi introspettivi di tipo personale: vi segnaliamo Cloak. (gianluca diana)