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Gli Ultrasuonati

JAZZ Il racconto dell’outsider Ci sono figure importanti, nella storia del jazz di confine, quello meno indirizzato al mainstream, e più curioso delle «altre culture» e del bordo vicino all’art […]

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 luglio 2022

JAZZ
Il racconto
dell’outsider

Ci sono figure importanti, nella storia del jazz di confine, quello meno indirizzato al mainstream, e più curioso delle «altre culture» e del bordo vicino all’art rock, che inspiegabilmente non ottengono il pieno raccolto di semine generose. Ad esempio Steve Tibbetts, a tutt’oggi un outsider nelle citazioni dei chitarristi innovativi e oltre ogni genere. Ogni tanto dalla sua residenza Usa manda un nastro alla Ecm, ed è sempre musica di peso. E giustamente Ecm ora lo omaggia con un doppio cd antologico, acustico ed elettrico, Hellbound Train. Il batterista Gard Nillsen con la sua Acoustic Unity, trio con fiati, è invece all’esordio da leader per Ecm con Elastic Wave, un disco «nordico» di una forza al contempo quieta e dirompente. Il violoncello nobile e imprevedibile di Vincent Segal al servizio, con altri musicisti eccellenti come Marc Copland e Claudia Solal, del sassofonista magister Jean Charles Richard, al soprano e al baritono: L’étofe des rêve è il suo nuovo disco per La Buissonne, etichetta francese vicina all’estetica Ecm. (Guido Festinese)

SPERIMENTALE
Uno squarcio
nel buio

Torna sulle scene da solista Alessandro Incorvaia con It Emerged to Hold Me (Shimmering Moods Records). Disco catartico in ognuno dei sei movimenti figli del periodo pandemico, della perdizione psichica dell’isolamento e dell’annullamento dei rapporti sociali. Come in ogni storia oscura che si rispetti, uno squarcio di luce all’improvviso muta il corso delle cose. Ed è questo che accade, in particolare con Always Been There, And Now It Holds Me, Completely e Live Them Again and Close Them. Il poliedrico e sempre interessante Giovanni Dal Monte pubblica Anestetico V1 & V2 (Sonica Botanica), doppio album dai sottitoli Neolitico e Evitico. Ambedue ricchi di soluzioni sonore, preferiamo il secondo dove spiccano dirompenti e trasognate Mompou a Trapani, Ebemkusagi e Upnatma. Infine lo svedese Andreas Hiroui Larsson con Seduced by (a) Last Year (Thanatosis Produktion). Un lavoro cerebrale e complesso incentrato sull’interdisciplinarietà di voci, impro jazz ed electro. Tre impegnative tracce lunghe quaranta minuti . (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA
Trame
dialogiche

Nelle note allo splendido Things to Say (CamJazz) del duo Flavio Boltro-Fabio Giachino, Brian Morton ricorda il leggendario duetto tromba-pianoforte tra Louis Armstrong e Earl Hines, quasi un secolo fa. I martelletti e i pistoni a intessere una fittissima trama dialogica che è quasi essenza del jazz. Rendono onore ai capostipiti la tromba dal suono rotondo di Boltro, e il piano effervescente di Giachino.Tromba e pianoforte anche per Bilico (Amp Records) del duo Jacopo Fagioli, classe 1997, talento uscito dal bel vivaio di Siena Jazz, e Nico Tangherlini, pianista marchigiano con un percorso di studi e interessi simili. Un disco intenso, aperto a momenti di improvvisazione totale davvero gustosi: come nella splendida Meteor. Il tocco leggero, mobilissimo e intelligente di Lorenzo Tucci sulla batteria è un tesoro richiesto da molti musicisti. Dimensione da trio classico in Happy End (Via Veneto Jazz), con il piano lirico e sensuale di Claudio Filippini, e il basso di Jacopo Ferrazza: un disco che dura come un vecchio ellepì, e come un gustoso e vecchio ellepì già «classico» al primo ascolto. (Guido Festinese)

TRIBUTI
Energia
post bop

L’idea dei tribute continua nel jazz con tre ottimi dischi che perpetuano la memoria di altrettanti maestri afroamericani, riaggiornandone la musica e il valore. Si inizia con un periodo storico limitato (1940-1942) quando però la Duke Ellington Orchestra è al massimo della creatività: Meet Blanton & Webster (Capri Records) di Masters & Baron è l’omaggio di un odierno bandleader (Mark Masters) assieme a un veterano del Duca (Art Baron) nei confronti di 12 classici (riguardanti la compresenza di Jimmy Blanton e Ben Webster in formazione) riletti da un’energetica spinta post bop. Dallo swing al free, Out Here (Little I Music) con la vocalist Mary LaRose dove l’omaggiato è Eric Dolphy: riuscito il disegno di tradurre in scat e vocalese 9 immaginifici assolo di un padre dell’avanguardia. Infine a ricordare il percussionista James Mtume (già con Davis, Rollins e poi vigoroso leader soul) scomparso lo scorso 2 gennaio, c’è New Sky (Awalk Koball Music) di Azar Lawrence (tenore, soprano, alto), il quale in 10 brani a propria firma, ricrea indirettamente un climax tra funk e jazz rock tipico dei primi Seventies. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

JAZZ/2
La sensualità
del mélange

ACCORDING TO THE SOUND
IN-TENSION (Losen)

**** Confermando la sorpresa Prism-a-Ning (2020) il duo britannico con Adam Parry-Davies (tastiere) e Patrick Case (chitarra) continua a esprimere grande jazz sulla falsariga di Molvær e Garbarek: fluidità, sinfonismo, elettronica e vicinanza all’estetica della label norvegese. Ne fuoriesce un suono vibrante tanto sensuale quanto maestoso, ovvero affascinante mélange con ambient tenebroso, sussulti ferrei, chitarre stridenti, riff atonali e un broken beat tipicamente inglese; e tra gli ospiti spiccano Alex Hutchings, James Carter, Theo Croker, Justin Brown, Ambrose Akinmusire. (guido michelone)

ALT ROCK
Tensioni
emotive

BABY FIRE
GRACE (Off Records)

**** Provate a pensare a un supergruppo con Michael Gira, Patti Smith, le Sleater-Kinney, PJ Harvey, Siouxsie, Penny Rimbaud e perché no anche i Godspeed You! Black Emperor (tra l’altro Mike Moya è qui presente), e potreste avere una qualche idea delle Baby Fire, trio belga che fa capo alla chitarrista e cantante, e compositrice, Dominique Van Cappellen-Waldock. Insomma, una sorta di post rock apocalittico venato di alt rock e post punk, ergo non la cosa più «facile» da immaginare ma che potrebbe piacere a chi ha orecchie «aperte». (roberto peciola)

CANTAUTORI
L’essenziale
rivelato

PAOLO BENVEGNÙ
DELLE INUTILI PREMONIZIONI VOL. II (Officine della Cultura/Ma.So.)

**** Lo scorso anno il primo volume, dodici brani tratti da una carriera ventennale per il carismatico fondatore degli Scisma, spogliati di tutto, tranne che della scabra poesia di base che li fece nascere. Ora arriva il secondo, altri dodici dalla palestra di formazione: Tears for Fears, Joy Division, Echo & The Bunnymen, New Order, Wall of Woodoo, Spandau Ballet, Psychedelic Furs, Jim Carroll, Peter Murphy e altri: gli anni Ottanta senza lustrini synth, l’essenziale rivelato da una grande voce. (guido festinese)

JAZZ ROCK
Atmosfere
desolate

MASCHE
OXIA CHAOS (ADN records)

**** Cinquantacinque minuti di puro e duro incanto, con questo nuovo lavoro dei Masche liberamente ispirato alle Cronache marziane di Bradbury. Delle atmosfere desolate eppure dolcissime di quel libro qui c’è un corrispettivo sonoro, nel dipanarsi su campiture ampie di un jazz rock ulcerato e ossuto infiltrato di lacerti psichedelici, schegge crimsoniane, cupe involuzioni alla Van Der Graaf Generator, soundscape degli Area che furono. Il rugoso sax baritono di Alessandro Cartolari è una forza della natura. E della cultura. (guido festinese)

WORLD MUSIC
Tradizione
in rivolta

NOORI & HIS DORPA BAND
BEJA POWER! (Ostinato Records)

***** Port Sudan è l’accesso portuale più grande del Sudan. Noori in quella città dagli anni Novanta suona la musica beja, figlia di quelle terre. Uno stile flessuoso e oscillante che incorpora parte della tradizione percussiva del posto a cui la chitarra del leader ha dato uno scheletro e un corpo di valore. Che ha rischiato di scomparire per sempre durante l’oppressione del dittatore Omar al-Bashir, a causa delle repressioni da lui esercitate nei confronti della comunità locale. Il tutto suona malinconico, affascinante ed emozionante come in Jabana, Daleb e Saagama. (gianluca diana)

FRANCO DEGRASSI
TRACES, AN ACOUSMATIC PATH (Auditorium)
**** Un doppio cd racchiuso in formato da piccolo libro con le «tracce» raccolte dai microfoni del compositore barese Degrassi nel territorio dell’Alta Murgia e della Murgia barese. Oltre due ore di ascolto «acusmatico» (dove quindi non è possibile stabilire la fonte diretta del suono) di un paesaggio sonoro che va affrontato in uno stato di semi-veglia, meditativo, come dice lui, senza aspettative giudicanti «estetiche». Sette tranche, con titoli esplicativi come Una masseria, Cisterna, Notte. (guido festinese)

FUCCELLI FISARMONY ORCHESTRA
LINAURA (Aura)
*** Nove fisarmoniche, a dirigere il tutto Roberto Fuccelli, la voce solista di Valentina Rossi, due pianoforti, violino, violoncello, chitarra e tromba, ritmica: ecco un’orchestra atipica che ha il suo anello di tenuta nei mantici, a respirare grande musica. Mancava un ospite eccellente, è arrivato: la tromba funambolica di Fabrizio Bosso. Il resto è avvincente polpa sonora: da Morricone a Piazzolla, da Rossini a Galliano, e qualche originale, il tutto su un equilibrio timbrico speciale e intentato. (guido festinese)

MANISCALCO BIGONI SOLBORG
CANTO (Ilk Music)
**** Un trio italo-danese ospitato da una grande etichetta nordica attenta alle musiche di improvvisazione. Un triangolo già assestatosi esteticamente con una decina d’anni di lavoro assieme, nel segno dell’ascolto reciproco, che genera una sorta di jazz cameristico davvero «cantante», per quanto la ricerca dell’effetto melodico sia l’ultimo dei problemi. Microtonalità, unisoni, fruscii misteriosi, un’aria attonita e attenta assieme che affascina. (guido festinese)

AMY SPEACE WITH THE ORPHAN BRIGADE
THERE USED TO BE HORSES HERE (Appaloosa)
*** Nel confine tra terra e cielo, dove i colori soffusi si confondono al tramonto. In quell’attimo, così affascinante e coinvolgente, probabilmente è stato scritto il nuovo della cantautrice statunitense. Registrato a Nashville, è un andare e venire dolce e morbido. I tre della Brigade son presenti in grande spolvero. Con alcune perle quali Hallelujah Train, Grief Is a Lonely Land e Shotgun Hearts. (gianluca diana)

TMR
TUSCANY MUSIC REVOLUTION (Aut Records)
*** La «rivoluzione musicale toscana» si presenta quale «collettivo composto da alcuni tra i migliori improvvisatori europei e una residenza artistica dedicata all’esplorazione dell’improvvisazione libera… contro ogni barriera nell’arte e nella vita». Nel disco s’avvicendano 13 solisti: l’organico anomalo, a livello strumentistico, rispetto ad altre free band, depone a favore della bontà di una ricerca espressiva che riesce a mostrarsi originale. (guido michelone)

WEIRD NIGHTMARE
WEIRD NIGHTMARE (Sub Pop/Audioglobe)
*** Il nome della (nuova) band non tragga in inganno i jazzofili, per i quali lo «strano incubo» è titolo di un brano di Charles Mingus e di un progetto su Mingus stesso di Hal Willner. Qui siamo invece in fragorosa terra post punk, all’opera il vocalist e chitarrista dei canadesi Metz, che in dieci brani trova la perfetta miscela tra fragore e melodia, in una quasi disturbante, ossessiva semplicità garage che ricorda e al contempo valica il passo dei brani della band originale. (guido festinese)

 

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