Gli Ultrasuonati
MUSICA & POESIA Minoranza silenziosa Chi rifiuta la logica del presenzialismo ad oltranza, del saper confezionare il nulla in splendente confezione è minoranza silenziosa, in questo paese. Anche nel mondo […]
MUSICA & POESIA Minoranza silenziosa Chi rifiuta la logica del presenzialismo ad oltranza, del saper confezionare il nulla in splendente confezione è minoranza silenziosa, in questo paese. Anche nel mondo […]
MUSICA & POESIA
Minoranza
silenziosa
Chi rifiuta la logica del presenzialismo ad oltranza, del saper confezionare il nulla in splendente confezione è minoranza silenziosa, in questo paese. Anche nel mondo delle note d’autore. È il caso di Gianni Siviero, che ha scelto di non essere più inquadrato dagli spot da quasi quarant’anni, continuando a scrivere: undici libri e duecento canzoni, ad esempio. Da quel serbatoio immenso di poesia sconosciuta è tratto Questi anni/Dieci brani inediti (Squilibri). La voce base è quella di Olden, ma c’è anche quella del Maestro. Per la stessa etichetta ed editore un altro maestro dell’impegno e irriverenza libertaria che non c’è più, Enzo Del Re. Omaggiato con sapienza e affetto da un molese come lui, Vito «Forthyto» Quaranta, che ha riletto Voce e ritmi del 1973, vestendo la scabra intensità ritmica originale di un avvolgente panneggio strumentale. L’esplosiva e matura musicalità «teatrale» di Roberta Giallo in Canzoni da museo (Yellow Music): titolo ironico per indicare l’attualità dirompente di Roberto Roversi, Giovanni Gastel, Davide Rondoni, poeti messi in musica con una gioia evidente. (Guido Festinese)
BLUES
Sassate
old school
La ricchezza espressiva del blues è quanto di più sorprendente si possa immaginare. Maestro in tale senso è Son of Dave, nuovamente in pista con Call Me King (Goddamn Records). Una sassata questo disco: è un lavoro meno inusuale rispetto al precedente, che ci ripropone l’artista più vicino alla cifra stilistica con la quale si è fatto conoscere. Ci sono digressioni notevoli, come la title-track e F that Daily Mail, ma la sua personale vecchia scuola è ancora in formissima, come si evince da I’m Going Monkey for Your Love e Knock Off. Bravo anche l’australiano T.K. Reeve che torna con Pay No Mind (Autoprodotto): si muove in quelle acque dove Hill-Country Blues e boogie della tradizione urbana in stile John Lee Hooker, si fondono l’uno con l’altro. Sono zone pericolose, si rischia la monotonia, ma lui la evita come si apprezza in Bouncy Thing, Treat Me Right e Driving. Revelation & Vision (Dead Music/Tufo Rock) è un ep di gran qualità che segna il ritorno di Black Snake Moan, capace come pochi di rendere un’idea blues una psych song di prima fascia: per voi Vision. (Gianluca Diana)
ALT ROCK
La questione
gallese
Suonare rock o pop, per un anglosassone è cosa normale, e molto spesso gli viene anche bene. Un po’ meno normale è suonare rock o pop cantando una lingua non certo accessibile a tutti, come nel caso del trio al femminile Adwaith, che si propongono al pubblico con testi in gallese, l’idioma della loro terra. A parte questo le tre ragazze di Carmarthen sanno come scrivere brani che attingono qua e là dalla psichedelia e dal post punk, il tutto nel loro secondo lavoro, Bato Mato (Libertino Records). Ancora un trio tutto al femminile, le Horsegirl, da Chicago con un esordio, Versions of Modern Performance (Matador/ Self), che guarda alla scena alternative d’oltreoceano anni Novanta tanto da avere al mixer John Agnello, uno che ha lavorato con Mark Lanegan e Sonic Youth, ma soprattutto Lee Ranaldo e Steve Shelley in un paio di brani. Al tutto aggiungono sapori shoegaze o post punk che non guastano. Chiudiamo con Soccer Mommy, al secolo Sophie Allison, che pubblica Sometimes, Forever (Loma Vista), prodotto da Oneothrix Point Never. Indie pop elegante e intrigante ma un pochino «seduto». (Roberto Peciola)
CONTEMPORANEA
Le chitarre
al centro
La chitarra classica, detta anche acustica o spagnola ( con qualche distinguo), torna a essere al centro dell’attenzione, con svariate iniziative che, nel caso di questi tre cd, l’accostano ad altri strumenti; in Aigua (Stradivarius) del Cordas et Bentu Duo, Maria Luciani, chitarra, e Francesca Apeddu, flauto, offrono un repertorio dotto contemporaneo, raccolto in circa mezzo secolo dalla Sonatina (1965) di Mario Castelnuovo- Tedesco alla Sonata (2009) di Leo Brouwer, passando per Toward the Sea (1981) di Toru Takemitsu e Sonata (1984) di Jean Français. Anche Journey (Stradivarius) del Nova Guitar Duo,vanta una scelta dotta con due autori primonovecenteschi – Bela Bartók con Romanian Christian Songs e Leos Janaceck in On a Overgrown Path – e il «giovane» Loior Navok (1971) di Sarigim: la differenza è che qui il disco arriva da una 6 e una 8 corde. Anche il jazz con Alto Mate (Dodicilune) di Fabrizio Bai, in trio con Raffaele Toninelli (contrabbasso) e Andrea Libero Cito (violino), sembra«classicheggiare» sostenendo gli stili folk e manouche in sette original. (Guido Michelone)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
ANARCO-PUNK
Acceleratore
hardcore
BAD BREEDING
HUMAN CAPITAL (One Little Independent/Bertus)
**** Poco conosciuti da queste parti, i Bad Breeding, inglesi di Stevenage, rappresentano una delle maggiori realtà anarco-punk d’oltremanica. Con questo loro quarto lavoro, secondo per One Little Independent, spingono – come loro solito – pesantemente sull’acceleratore, tra chitarre spigolose e durissime, ritmiche serrate e un cantato puramente hardcore punk. Ovviamente i testi sono parte fondamentale della loro arte, con attacchi a capitalismo e conservatori in particolare, ma ce n’è quasi per tutti. (roberto peciola)
ALTERNATIVE ITALIA
Delicate
irriverenze
FRANCESCA GAZA LILAC FOR PEOPLE
SFIORIRE (Tŭk Music)
**** Cosa farebbe oggi una Joni Mitchell non ancora trentenne, appena affacciata sul terzo millennio, se ne avesse possibilità, volontà e ispirazione? Probabilmente qualcosa simile a quanto realizza la vocalist, compositrice e arrangiatrice Francesca Gaza con il suo ensemble Lilac for People. Sfiorire è un disco di brani (anche in italiano, stavolta) che abbattono dolcemente steccati e calpestano con delicata irriverenza ogni confine di genere: come ama fare lei, che conosce il jazz, le avanguardie, la musica antica, l’art rock più raffinato. (guido festinese)
ALT ROCK
Sorprese
creative
KITCH
NEW STRIFE LANDS (À Tant Réver du Roi)
**** A volte c’è ancora, nel panorama musicale internazionale, chi in qualche modo riesce a sorprenderti. Come questo quartetto di Lione. Una cinquantina o poco più di minuti per un disco che copre un range elevato di umori e di generi, passando dal prog allo stoner, dalla psichedelia al metal, dal post rock all’elettronica fino al funk/hip hop alla Rage Against the Machine. Il tutto su una base di sperimentazione decisamente creativa che non crea alcuna discrepanza all’ascolto, perché tutto scorre perfettamente. (roberto peciola)
NEOPROG ITALIA
Cuoio
e velluto
MARCO MATTEI
OUT OF CONTROL (7DMedia)
**** Mattei, chitarrista eccellente e songwriter, produttore e ingegnere, negli anni s’è trovato a vivere in sei paesi e tre continenti diversi. Dopo aver collaborato con diverse band neoprog, per questo suo primo lavoro solistico è riuscito a mettersi attorno gente come Tony Levin, Pat Mastelotto, Jerry Marotta, Chad Wackermann, Clive Deamer, e tanti altri, un parterre che incorpora anche tin whistle e sitar, mandolino e elettronica. Ne è scaturito un disco potente quanto vario: il dream pop dei Mercury Rev accanto a schegge Porcupine Tree, King Crimson, Anathema, il velluto e il cuoio tenace. (guido festinese)
MINIMALISMO
Sensibilità
in collina
CARL STONE
WAT DONG MOON LEK (Unseen Worlds)
***** Stupire, in modo sensato e con contenuti a bizzeffe che non risultano difficili da digerire, rimanendo inclusivi e aprendo alla sensibilità di ognuno. Ecco quindi che Stone, vero e proprio pioniere della computer music, prosegue nel suo percorso artistico sciorinando bellezza. Il lavoro in questione, registrato tra le colline umbre, è interamente realizzato con il linguaggio di programmazione visiva MAX: mentre andate a scoprire di cosa si tratta, perdetevi nella irriverente beltà di Longo, Rikido e Apsara, tra frammenti techno, minimalismo e melodie da novelle vague. (gianluca diana)
DANDY DANDIE
HYPNOS & MORPHÉE (Yolk Music)
**** Con questa buffa denominazione agisce un quartetto francese, capitanato di fatto al vulcanico Alban Darche (tenore), assieme a Nathalie Darche (piano), Chloe Cailleton (voce), Geoffroy Tamisier (tromba): il tema è l’amore filtrato dalle liriche di Beaudelaire, Verlaine, Poe, e tradotto in musica attraverso una ricerca sonora che oltrepassa i limiti tra jazz e classica, scrittura e improvvisazione. Undici brani tra charme e seduzione, dove gli strumenti suonano in maniera discreta, camerista, quasi impressionistica. (guido michelone)
KATHERINE FARNHAM
ALQUIMIA (Vip)
*** Cantante jazz di Los Angeles dalla voce tanto potente quanto originale, con analogie in Barbra Streisand, Celine Dion, Sarah Vaughan e Diana Krall, arriva ora a omaggiare la musica latina, cantando, in spagnolo e portoghese, nove canzoni, metà delle quali in duo, alternando due classici a tutti original e imprimendo un dinamismo swingante. (guido michelone)
CLAUDIO FILIPPINI
FILIPPISMI (Sun Village Records)
**** Racconta il pianista e tastierista Filippini che la storia di questo lavoro data a un «2019 incerto e sofferente, nel pieno di una tempesta» ma è diventato un «manifesto liberatorio e pieno di vita». Un disco «elettronico, orchestrale, cinematografico e senza troppe architetture»: tutto vero. Palpita un’urgenza pressante e radiosa in queste note, e la versione fantascientifica di Lush Life con la voce di Carolina Bubbico vale da sola la pena di cercarselo, questo disco. (guido festinese)
MAESTRALE
CIRCO CARNEVALE (Visage Music)
**** Ci sono musicisti che non hanno bisogno di tenere il piede sull’acceleratore della musica, o sul fragore: la loro dimensione è una fatata leggerezza, il portare per mano chi ascolta in una sorta di terra folk d’Amelie dove tutto è possibile, con grazia. Filippo Gambetta giovin signore degli organetti (e altro), Sergio Caputo al violino, Fabio Vernizzi a pianoforte e altri tasti, preso a prestito dal jazz e dalla più appassionata world music. Vera e non decorativa new acoustic music. (guido festinese)
NASTY JOE
DEEP SIDE OF HAPPINESS (À Tant Rêver du Roi)
*** Il post punk e la sua capacità di catturare l’emotività a prescindere dai luoghi geografici. Come nel caso di questa band francese che in alcuni passaggi sembra quasi riuscire a evocare i furori giovanili dei Sonic Youth. Oltre le reminiscenze dello scorso millennio, va dato atto a questi ragazzi che sanno fare il loro mestiere e trasudano energia e furori esistenziali. Spiritati, grezzi e molto potenti. Scegliamo l’apertura Resign, la title-track e le due parti di Discorde. (gianluca diana)
TV PRIEST
MY OTHER PEOPLE (Sub Pop/Audioglobe)
**** Eccolo, come si suol dire, il «secondo difficile disco», quello in cui ti attendono al varco. Varco particolarmente stretto per chi si muove nelle forche caudine e molto affollate del post punk inglese. Charlie Drinkwater ci mette la sua voce disturbante e fascinosamente monotona al contempo, le chitarre graffiano a dovere. Ma è il terzo brano, Limehouse Cut, che illumina il tutto: Lou Reed avrebbe molto apprezzato. (guido festinese)
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