Gli Ultrasuonati
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Gli Ultrasuonati

Ultrasuoni La rubrica settimanale di musica
Pubblicato 2 giorni faEdizione del 26 ottobre 2024

CANTAUTORI
Senza carta d’identità

L’anno scorso c’era stato un «best of» che aveva raccolto perle disperse in una carriera che, da un punto di vista discografico, si assesta almeno sulla decina di produzioni. Con un dato rilevante per i dischi: nessuno assomiglia ad un altro. Talento irrequieto e versatile, attratto dalle classiche note d’autore italiane, ma anche dal gypsy jazz, dal tango, dallo swing, dalla bossa nova, dagli echi di Turchia e di Grecia, Gerardo Balestrieri ama giocare con la musica senza carta d’identità: quasi ovvio, per uno nato in Germania, vissuto a Napoli, alla fine assestatosi su Venezia. Adesso propone, in totale autoproduzione, due uscite coraggiose al solito stellarmente distanti l’una dall’altra. La prima è Elettro liscio: rivisitazione di repertori ben noti, dal Tango delle capinere alla conclusiva Miniera che amava riproporre anche Gianmaria Testa ma qui con voci, vocoder, sintetizzatori, battuta digitale. Il secondo cd è Cumbia-8 pezzi facili, con Anna Piperita Benucci, voce, e Carlo Di Gennaro, percussioni, su orizzonti danzanti di «dos tres» e rigoroso spagnolo. Per contatti e info: gerardobalestrieri@libero.it. (Guido Festinese)

 

ALTERNATIVE
Quel passato che ritorna

53 anni fa usciva High Time, disco che segnò la fine di una delle band più influenti degli anni Sessanta e precursori di un suono garage e punk, gli MC5. Di quella formazione erano rimasti in vita solo il batterista Dennis Thompson e il chitarrista e leader Wayne Kramer, deceduto lo scorso febbraio, non prima di completare il disco che doveva segnare il loro ritorno sulle scene, album che esce ora e vede la collaborazione di una pletora di musicisti e amici che vanno da Slash a Vernon Reid a Tom Morello e altri. Heavy Lifting (earMusic/Sony) però non fa altro che riprendere quelle sonorità, solo un po’ fuori tempo massimo. Altra band che ha visto fortune qualche annetto fa, diciamo una quarantina, sono i tedeschi Propaganda che ci riprovano con un disco, omonimo (Bureau B/Audioglobe), che tenta di ripetere i fasti di un album iconico come A Secret Wish, ma anche per loro i tempi belli (e soprattutto l’«aiuto» di Trevor Horn) sono passati. Ancora una formazione «attempata», i Telescopes. Halo Moon (Tapete/ Audioglobe) non cambia le regole di un sound electro-noise- dark ipnotico e ossessivo che guarda alla wave Eighties. (Roberto Peciola)

 

SPERIMENTALE
Un momento importante

È un periodo divertente e colmo di spunti per chi fa dell’ascolto un momento importante. Dal Canada la potenza creativa di Colin Fisher si fa assai apprezzare grazie a Suns of the Heart (We Are Busy Bodies) dove fonde le esperienze derivanti da free jazz e ambient, sorprendendo per l’ottimo risultato raggiunto. Lirismo e intensità si materializzano con brani intitolati Mundialis Imaginalis, Deus Absconditus e Acts of Lights. Il tutto fa parte di una trilogia che giunge con questa uscita all’ultimo episodio, sempre assieme al sodale David Psutka. Fatbergs (Persistence of Sound) è la nuova creatura elaborata dai Rubbish Music, al secolo i due musicisti electro Kate Carr e Iain Chambers. Immaginando una vita mostruosa dei rifiuti organici, i nostri licenziano un album stuzzicante. Selezioniamo The Fatberg which Weighed as Much as Three Elephants e The Double-Decker Bus-Shaped Fatberg. Il giapponese Hiroshi Ebina compie un lavoro di ricerca nella quiete notturna con Into the Darkness of the Night (Kitchen Label) che prende forma in nove brani delicati e intimi. (Gianluca Diana)

 

 

TRIBUTI
Variabili jazz

Non passa giorno senza che il jazz dedichi almeno un disco al genere «omaggio» o «tributo» inerente il repertorio di un grande musicista non necessariamente dello stesso ambito musicale; è il caso del nonet francese denominato Le Mirifique Orchestra con Verdi Remix (Le Gros Tube): arie,cori, romanze, persino la Messa da Requiem vengono disinvoltamente riproposte, conservando le tracce delle melodie originarie, ma riarmonizzandole con frequenti poliritmie fino a sembrare di volta in volta un gruppo cameristico, una big band, una banda di paese. Lo stesso discorso vale più o meno per il pianista, bandleader, arrangiatore Walter Gaeta di Breakfast with Henry Mancini (Dodicilune) con la differenza che il composer americano flirta spesso con il jazz nello scrivere canzoni e score: ma anche qui il trattamento si tinge intelligentemente dei tanti colori del sound contemporaneo (notevole il canto della figlia Monica Mancini in due brani). Infine jazz su jazz per Alessandro Lanzoni in Bouncing with Bud (Fresh Sound): tocco maturo e profonda analisi del bebop powelliano. (Guido Michelone)

 

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

JAZZ ITALIA
Inedite
prospettive

FRANCO D’ANDREA TRIO
SOMETHING BLUESY AND MORE (Parco della Musica)

**** Gran cosa quando un musicista sa guardare avanti, nulla dimenticando di quanto lo ha preceduto. Sgorgano da quell’operato prospettive inedite, la luce illumina coni d’ombra che potrebbero anche restare solo buio. Operava così Monk, agisce così oggi un jazzista italiano che a Monk deve molto, pur non operando mai calco calligrafico. Il giovanissimo vetrerano D’Andrea, con i magnifici Gatto e Evangelista esplora gli esordi del jazz, approda a Coltrane, ne spariglia le carte, trova e innesca nuovi intervalli: la storia del jazz come un quadro cubista. In jazz. (guido festinese)

 

 

 

 

ALTERNATIVE/2
Materiale stupefacente

SOFIA DEVILLE
THE MAGIC FOREST RECORDINGS (Unifaun Productions)

***** Sorprendente scoperta, in una remota foresta svedese, dove vive, più o meno eremita, una valente musicista che si diletta a scrivere canzoni di stupefacente bellezza e originalità. In questa serie di 19 rozzi demo, pubblicati in edizione limitata, ci sono di volta in volta Syd Barrett, PJ Harvey, Sandy Denny, Grace Slick, Danielle Dax, un approccio talvolta etereo, altre duro e aspro, inquietante o accomodante. In attesa dell’imminente primo album, approcciarsi a questo prezioso materiale stupirà molti. (antonio bacciocchi)

 

 

 

 

BLUES/R&B
Una prassi vincente

FANTASTIC NEGRITO
SON OF A BROKEN MAN (Storefront)

***** Ennesimo capolavoro firmato da Fantastic strutturato sulla consueta e vincente prassi: riuscire a includere qualsiasi coordinata sonora african american di ieri e domani senza risultare mai scontato e/o stucchevole. A sorprendere ancora è la sua creatività che esprime al meglio in Skirty, God Damn Biscuit, My Only Friend Is You e This Little Light of Mine. Non solo, tenendo fede al titolo del disco, che contiene quattordici incisioni, in Son of a Broken Man firma una ballata che permarrà nel tempo analizzando il suo rapporto con il padre. Volume alto per Runaway from You e Devil in My Pocket. (gianluca diana)

 

 

 

ALTERNATIVE/3
Rischio geniale

GEORDIE GREEP
THE NEW SOUND (Rough Trade/Self)

***** Abbiamo avuto bisogno di vari ascolti per arrivare a dama con il debutto solista dell’ex frontman dei black midi. Un disco che, forse travisati dal brano in apertura, abbiamo troppo frettolosamente catalogato come un album del trio inglese al solo nome di Greep. E invece no! Perché c’è molto di più, a partire da reminiscenze latin, jazz, sperimentazioni, ricordi di King Crimson, di prog, pulsioni cinematiche, da crooner anni Quaranta e tanto altro. Greep rischia di diventare un novello Frank Zappa, o forse di perdersi nelle sua stessa geniale follia. Staremo a vedere, ma intanto… (roberto peciola)

 

 

 

 

ALTERNATIVE/4
Fuori dal coro

THE SMILE
CUTOUTS (XL/Self)

*** Premessa: ce ne fossero di band come gli Smile. Detto ciò, però, non ci uniamo al coro, quasi unanime, di peana nei confronti di questo terzo lavoro del trio Yorke, Greenwood, Skinner. Intendiamoci, la premessa tiene, ce ne fossero di band e di dischi così, ma forse proprio perché da loro ci si aspetta sempre qualcosa di più e di sorprendente, Cutouts – che dal titolo si percepisce essere una raccolta di brani scartati dai primi due album -, con quegli stessi cliché già ascoltati e introiettati, non ci appassiona, nonostante alcuni brani notevoli, ma non ci basta. (roberto peciola)

GOAT
GOAT (Rocket Recordings)
**** Si rinnova il tripudio di chitarre elettriche e psych rock dei Goat, che col nuovo album omonimo presentano il loro lavoro più personale. Otto tracce dai ritmi irresistibili, che spaziano dalla world al jazz e che soprattutto spingono l’ascoltatore a un ballo dai tratti apollinei. Melodicamente ammaliante e acidamente allucinogeno, l’album ha il solo limite di rinnovare una formula nota, ma la componente sciamanica della loro musica continua a sorprendere e convincere. (michele casella)

MONIKA HERZIG & JANIECE JAFFE
BOTH SIDES OF JONI (Acme Records)
**** Pianista, compositrice, arrangiatrice di origine tedesca, Monika Herzig è la mente che, assieme alla vocalist Jaffe (scomparsa nel novembre 2022), è protagonista di questo singolare omaggio a Joni Mitchell. Nove brani (da Help Me a The Circle Game) riletti in arrangiamenti che valorizzano le melodie originali e ampliano la dimensione jazz spesso insita nei brani. Fondamentale il ruolo del piano e importante quello del sax di Greg Ward. (luigi onori)

NITON
11 (Shameless Records)
**** Si ha la sensazione di essere trasportati in una lunga e infinita notte ascoltando il nuovo della formazione svizzera. I paesaggi sonori e visivi evocati trasportano in una dimensione onirica a metà tra il cyberpunk e future tech. La pletora di ospiti è funzionale al magma di suoni electro e digitali che mescolati tra loro presentano, a seconda dei brani, caratterizzazioni differenti dove techno, ambient, jazz e psichedelia si rincorrono senza posa. (gianluca diana)

PERISCOPES +1
GOOD MORNING, WORLD (Losen Records)
**** Tesa e nervosa, ma anche lirica la musica dei Periscopes +1 in questo nuovo disco dalla splendida copertina: una donna robot incinta in un paesaggio urbano. Si inizia con una citazione diretta da Hal, il computer folle di 2001 Odissea nello spazio, poi la materia sonora si satura in un irto jazz rock, Cosmic Nirvana, che potrebbe rammentare certe cose degli Area: c’è ospite il visionario violino di Anaïs Drago e il contrabbasso di Rosa Brunello in Assage, che sembra uscita dalla mente di Charlie Haden. (guido festinese)

ATTILIO PISARRI
THELKÉRIA (Ipogeo Classic)
*** Il Quartetto n° 1 in 13 movimenti per chitarra, viola, voce e violoncello ha un titolo che significa «cose magiche» o «giochi d’incanto» come vengono citati nell’Odissea: e forse non a caso l’autore riprende il potere fascinatorio degli antichi racconti, onde esternare in musica alcuni episodi omerici. È il new classic di oggi in viaggio tra distese armoniche, architetture ritmiche, tessiture melodiche, senza netti confini, a ispirazione del navigare di Ulisse. (guido michelone)

ALESSANDRO SIPOLO
D’IO MATRIA VANIGLIA (La Pop FreecomHub)
**** Canzone d’autore declinata secondo le regole stilistiche degli anni Settanta, con doveroso surplus di aggiornamenti tematici di stretta attualità: in questo caso, facendo propria la lezione di Fabrizio De André si inventa un concept album, partendo dalla fascistissima massima «Dio Patria Famiglia» per ribaltarla dapprima in «sguardo distolto dal cielo e rivolto all’umano» e chiudere con «il profumo volatile del piacere, opposto alle “radici” del dovere tradizionale». (guido michelone)

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