JAZZ ITALIA
Densità
poetica

Musica e poesia sono più che un binomio canonico: una radice comune che continua a rilanciare se stessa attraverso le generazioni, una catena di senso della bellezza che ha i prossimi anelli nel futuro. Un anello forte lo mette lo sfortunato e grande scrittore vicentino Vitaliano Trevisan col suo Note sui sillabari (Inshibboleth/Elicona), omaggio a Goffredo Parise al cubo, libro e cd: con la sua voce registrata nel 2011, che interpola anche scrittura originale, con la musica palpitante di Stefano Bellon, Marcello Tonolo e la Thelonious Big Band. Per Elicona altri due altri dischi a forte densità poetica: il trombettista Massimo Donà firma Frammentità, una suite in dieci intensi e liberi movimenti – c’è anche il trombone sublime di Ottolini, e tanti ospiti eccellenti – vicini alla new thing in cui risuona la voce di un altro poeta che non c’è più, Carlo Invernizzi. Infine le parole del musicista, scrittore e cantautore Stefano Montello ne Il tempo delle erbacce (sei pezzi facili), (Gutenberg) pendant a un libro dallo stesso titolo: un tuffo nell’essenzialità scabra ed efficace. (Guido Festinese)

ALT POP
Influenze
positive

Una chitarra acustica e gli archi accompagnano delicatamente la voce di Alex Izenberg nel brano di apertura, Ivory, del suo terzo album, I’m not Here (Domino/Self). Con il cantautore statunitense si torna indietro nel tempo, tra chamber pop e folk che ci riportano agli anni Settanta, con in particolare la lezione di Harry Nilsson. Un ruolo importante lo svolgono, come detto, gli arrangiamenti orchestrali, opera di Dave Longstreth dei Dirty Projector, ed è sicuramente un ascolto piacevole. Salto in patria con il cantautore di origini olandesi Richard J Aarden che pubblica il suo primo lavoro, omonimo (Metatron). Nove brani che non fanno mistero di influenze d’oltreoceano, il primo Bon Iver ma non solo, il tutto però con un gusto e un approccio personale e variegato. Più virato verso un cantautorato rock è invece lo statunitense, inglese di nascita, Bartees Strange con il suo secondo album, Farm to Table (4AD/Self). Anche per lui influenze varie, che lo portano anche verso derive r’n’b, ma la cosa non guasta e non rovina l’ascolto del disco, anzi. (Roberto Peciola)

JAZZ ITALIA/2
Un concept
esistenziale

Parlando di canto jazz al femminile, l’Italia vive ora un bel momento, grazie ai dischi di giovani interpreti/compositrici, le quali si buttano a capofitto nella ricerca e nella sperimentazione, come avviene anzitutto con lo splendido A Kind of Folk (Abeat) di Aura Nebiolo: in soli intensi 28 minuti (sfidando le lungaggini di molti cd) architetta un concept esistenziale, circondandosi di ben 11 musicisti e mettendo la propria voce al servizio dei cinque brani, in modo paritetico, quasi come uno strumento in mezzo a numerosi interventi solistici. Anche Sfiorire (Tuk Music) di Francesca Gaza veleggia sui mari di un’avanguardia comunicativa, attraverso il recupero della forma-canzone in lingua inglese entro un contesto di jazz spinto (notevole il sostegno del settetto) che mette comunque in risalto anche la qualità canora. Estroverso infine Duende (Abeat) di Rita Bincoletto, lavoro cofirmato da Diego Vio, Max Trabucco, Anais Drago: ancora un concept, stavolta sul Mediterraneo, evocato in nove pezzi sotto la lente di un’efficace world music. (Guido Michelone)

BLUES
Storie
di strada

Camminare in strada, ascoltare la gente, raccontarne le storie: ordunque, blues. Che da New Orleans maneggia con destrezza Johnny Sansone e in Into Your Blues (Short Stack Records), fa emergere tutta la sua maestria. Voce, armonica e chitarra servono ad aprire la strada a band e ospiti come Little Freddie King e Jason Ricci, per seguire il leader in ogni direzione. Che raggiunge vertici di intensità e bellezza in tutto il disco, ma in particolare con Blowin’ Fire, Willie’s Juke Joint e Southern Dream. I francesi di En Avant la Zizique!/ASD Records ci fanno un regalo notevole assemblando brani di varia provenienza del poco noto Cleo Page, bluesman nato in Louisiana ma vissuto nella West Coast dove si fa apprezzare come validissimo sessionman. Black Man-Too Tough to Die è entusiasmante: provare per credere Leaving Mississippi, Boot Hill e I Got a Girl. Bloossession Vol. 4 (Bloos Records) vede il duo romano Poor Bob & Big Lucho, impegnati in uno scarno e caratteriale downhome blues. Sobri ma intensi, come palesano in Hellhound on My Trail. (Gianluca Diana)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

FOLK ITALIA
Nostalgia
piemontese

MAURO CARRERO
NAGÌRA (autoprodotto)

**** Il cantautore eredita in particolare le tradizioni langarola, monferrina e in generale piemontese di un moderno folklore rivisitato alla luce del cabaret, dello swing, della letteratura. Le undici canzoni del nuovo album – accompagnate da un bel settetto jazz – sono racconti o narrazioni, in cui si spazia, tra viaggi e pensieri, da Torino al fiume Tanaro, da Lisbona alla ex Jugoslavia, con quel senso di nostalgia, inquietudine, autoironia, a suo tempo, su altri diversi percorsi, appartenuto agli scrittori prediletti (Beppe Fenoglio in primis). (guido michelone)

CANTAUTORATO
L’importanza
delle parole

STEFANO CORRADINO
NOTE DI CRONACA (Carpe Diem)

*** Lo stile vocale tra il recitante e il declamatorio, le atmosfere musicali varie. Ma sono i testi a colpire in questo esordio del giornalista Rai Stefano Corradino. Sette storie: dalla vicenda di Yaya Sangare, rifugiato della Costa d’Avorio che nel suo viaggio di speranza verso l’Italia ha perso moglie e due figli in mare a quella di Arianna, affidata a 10 anni al padre terribile e violento. E poi c’è la morte sul lavoro di Lisa, giovane ingegnere. Sette brani ispirati a vicende che lui stesso ha raccontato nei suoi servizi su Rainews 24. Parte del ricavato del progetto sarà destinato ad Amnesty International (stefano crippa)

R’N’B
Un amore
afroamericano

FANTASTIC NEGRITO
WHITE JESUS BLACK PROBLEMS (Switchstance Rec.)

***** Stupisce ancora Xavier Dphrepaulezz che compie un lavoro di ricerca storica personale con il nuovo album. Mettendo assieme le origini dei suoi avi, collettivizza emozioni e sensazioni derivanti da una storia d’amore degna di Giulietta e Romeo in veste african american. Rende pubblica la sua introspezione, la tramuta in tredici brani fenomenali che implementano ogni colore del caleidoscopio musicale black, rimanendo nell’anima fedelmente blues. Vi è spazio per il gangster giardiniere Ron Finley e per la schiavitù, per il soul e l’hip hop e tanto altro. Disco dell’anno. (gianluca diana)

PSYCH POP
Una messa
sull’altalena

KULA SHAKER
1ST CONGREGATIONAL CHURCH OF ETERNAL LOVE AND FREE HUGS (Strangefolk Records)

*** L’esordio, fulminante, degli inglesi Kula Shaker risale ormai al 1996, ponendoli all’attenzione del pubblico e della critica per la forte ispirazione Sixties e Seventies, un’immersione nella psichedelia di quegli anni. Da allora Crispian Mills e soci non hanno saputo ripetersi e in oltre un quarto di secolo eccoli solo al sesto disco. Doppio album che è una sorta di concept, con brani inframmezzati da momenti che sono presi da un’ipotetica messa (vedi il titolo, appunto). Il risultato è altalenante, con i Pink Floyd ad aleggiare sul tutto. (roberto peciola)

INDIE POP
Imprinting
adolescenziale

∑TELLA
UP AND AWAY (Sub Pop/Audioglobe)

*** È pittrice, artista visiva, performer. E anche musicista, da qualche tempo. Quando s’è decisa a tirar fuori quell’imprinting adolescenziale che a lungo ha tenuto solo come sfogo personale: l’amore per le pop song anni Cinquanta e Sessanta. A stelle e strisce e greche, con qualche influenza «etnica» che dà gusto fragrante al tutto. Prima con Fever Kids e Chest, poi da solista. Oggi è un nome importante per la scena indie greca, ma le canzoni di Up and Away potrebbero piacere ben oltre il Peloponneso e il mare solcato da Ulisse: per questo oggi incide per Sub Pop. (guido festinese)

VINCENZO GRIECO
HARD ROCK (Red Cat)
*** Secondo lavoro per il chitarrista romano, in trio con la sezione ritmica (e la voce) affidata agli Exoplanets. Si parte con una Outer Space che rimanda al grunge dei Soundgarden, ed è proprio il rock degli anni Novanta, nelle sue varie sfaccettature, la cifra stilistica che caratterizza le dieci tracce dell’album, dai citati Soundgarden, agli Alice in Chains, agli Stone Temple Pilots (vedi Morning Sun) fino ai Red Hot Chili Peppers (l’incipit di The Same Train). Un omaggio a una musica che chiamano «rock». (roberto peciola)

ILITCH
PTM WORKS 2 (Trace Label)
**** I fratelli Patrick and Thierry Müller sono due icone dell’elettroacustica e della sperimentazione francese. Un lavoro che a parte le indiscutibili abilità tecniche e creative dei due, presenta in modo esplosivo la loro granitica capacità descrittiva. Non solo figure e visioni accennate, ma molto di più: è un album visuale ed emotivo, che costruisce paesaggi sonori realmente visibili. Suonate ad alto volume La faculté du sombre e Vos désirs sont nos angoisses. (gianluca diana)

INGA
ALL’ALBA (autoproduzione)
*** All’alba è un album intenso, colorato e, allo stesso tempo, leggero, in cui pop e sfumature del jazz si uniscono. Un mix tra i generi che ben si sposano con l’espressività vocale di Inga, All’alba ci trascina in un viaggio in cui la musica diventa compagna di momenti ed emozioni. L’album è prodotto da Massimo Satta, con la collaborazione di Fabrizio Foggia. (viola de soto)

KIND FOLK
HEAD TOWARDS THE CENTER (Fresh Sound New Talent/Ird)
*** Registrato dal vivo al newyorkese Samurai Hotel l’8 giugno 2021, l’album propone il quartetto che prende il proprio nome dall’omonimo brano di Kenny Wheeler, al cui sound idealmente si richiama, nonostante la presenza di otto original su nove: si tratta di un jazz post free che modera una ricerca versatile con un’aperta comunicativa, giungendo a un sound coeso dove emerge non solo il lavoro collettivo ma anche le buone singole individualità. (guido michelone)

FRANCESCO MASSARA/ FRANCESCO PELLEGRINO
DOUBLE EXPOSURE (Amirani Records)
**** La «doppia esposizione», dunque il mettersi in gioco su soluzioni anche estreme di azzardo sonoro arriva dai due Francesco, Massaro al sax baritono e clarinetto basso, Pellegrino al tenore e clarinetto. Entambi abili anche a maneggiare scampoli di elettronica. Una suite-monstre da 47 minuti, che esplora sonorità ancestrali e cavità immensamente risonanti alternate a momenti di una quiete estatica, una sorta di “bis” da nove minuti con la voce recitante di Nazim Comunale. Emozioni forti e vere. (guido festinese)

VINCENZO VASI
BRACCIO ELETTRICO 10TH ANNIVERSARY (Offset)
*** Quando si dice «un disco di culto»: nel 2010 Vincenzo Vasi, polistrumentista e compositore fece uscire questo clamoroso disco per Theremin solo: pura fantascienza sonora retrofuturistica, con omaggi a Carpenter e Count Basie, usata e abusata nei contesti di sonorizzazione più diversi. Qui Marc Urselli, l’uomo dietro il mixer di John Zorn e Nick Cave, lustra il suono originale e lo rende ancora più inquietantemente scintillante ed evocativo, in attesa di un annunciato secondo volume. (guido festinese)