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Gli Ultrasuonati

JAZZ ITALIA Un valore evidente Tre progetti forti al femminile, e non per necessitate quote rosa in jazz, ma per valore evidente della proposta. Tutte per la medesima etichetta, Alfa […]

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 24 agosto 2024

JAZZ ITALIA
Un valore
evidente

Tre progetti forti al femminile, e non per necessitate quote rosa in jazz, ma per valore evidente della proposta. Tutte per la medesima etichetta, Alfa Music. In Inside Evans Angela Covucci dedica al repertorio del gigantesco e sfortunato pianista tutto un disco, col suo contralto screziato di note amare, disilluse, ma pieno di armonici, alla Carmen McRae: il contrario della leziosa lezione neoromantica che qualcuno potrebbe attendersi. Notevole il piano misurato di Francesco D’Errico e decisamente efficace il sax tenore hawkinsiano di Giulio Martino. Carmen Falato con i suoi sassofoni al calor bianco coltraniano in Influencia mambada s’è circondata di musicisti cubani d’eccellenza per registrare «live in studio» un palpitante riassunto dei suoi tre amori: il jazz, le note cubane inchiavardate alla «clave», la musica brasiliana. Scintillante. Il pianoforte maturo di Joel Holmes è un tappeto volante per la bella voce della jazz singer salernitana Ileana Mottola in Cool Life: notevoli composizioni originali (Remember), una Smile chapliniana da incorniciare. (Guido Festinese)

GARAGE PSYCH
Ispirazione
infinita

Gli anni Sessanta e Settanta continuano ad essere di ispirazione. Da sempre lo sono King Gizzard and The Lizard Wizard, che nel tempo hanno scandagliato quasi ogni genere in voga in quei decenni. Qui, al ventiseiesimo album, Flight b741 (p(doom) Records), Stu McKenzie e soci hanno messo mano al garage, al blues rock, al boogie roots e al glam. Il risultato è, come spesso gli accade, altalenante, tra brani azzeccati e altri ignorabili, ma d’altronde la bulimia compositiva porta con sé questo rischio. Al decimo lavoro con Can’t Stop Coming Around (Tender Lovin) sono arrivati The Shivas, da Portland, Oregon. Garage psych, beat, sapori surf e armonie vocali che richiamano le girl band della West Coast ci riportano indietro nel tempo. Un bel sentire. Ruben Romano è un nome che chi ha seguito le vicende dello stoner rock d’antan ben conosce, essendo stato il batterista dei Fu Manchu. Il polistrumentista e ingegnere del suono pubblica ora The Imaginary Soundtrack to the Imaginary Western Twenty Graves Per Mile (Desert Records), un disco in cui la psichedelia folk rarefatta fa la parte del leone. (Roberto Peciola)

JAZZ BOSSA
Un rapporto
controverso

Il rapporto tra Brasile e jazz è articolato e persino controverso, ciò non toglie che di recente si possa arrivare a sintesi brillanti come anzitutto nel caso di Eliane Elias con Time and Again (Candid): la cantante/pianista di San Paolo ha compiuto un percorso etnico inverso partendo dal jazz per giungere a un brazilian sound cantautorale che lascia però grandi spazi a improvvisazioni fusion e post bop, interagendo con ben 14 ospiti talvolta illustrissimi come Djvan, Bill Frisell, Mike Manieri, Peter Erskine. Quasi speculari sono gli americani Ritenour/Grusin in Brasil (Candid) che, al contrario, arrivano alle sonorità verde-oro dopo decenni fusion: al quintetto base s’aggiungono altri cinque ospiti tutti brasiliani: ed è prezioso ascoltare come alcuni classici del folklore e della bossanova (oltre tre original) vengano riletti in un sound raffinato tecnicamente ineccepibile. Per concludere anche gli italiani Gabriele Mirabassi e Simone Zanchini in Un ballo con la luna (Egea) dove il jazz e il Brasile sono inseriti in un più ampio contesto latinoamericano sollecitato dall’insoluto connubio clarinetto/fisarmonica. (Guido Michelone)

AMBIENT
Suggestione
e densità

La densità del suono può determinare suggestione. Provare per credere con Atoms (Stoffe) a cura delle Giraffe. Il trio composto da Sascha Demand, Jürgen Hall e Charly Schöppner, scomparso nel 2020, rilascia questa sessione composta da sei brani per il vinile e nove nella versione digitale. È chiaramente un commiato e un epitaffio, ma ciò non ne sminuisce il valore. L’ambient si scioglie nel krautrock e viceversa, attraverso ossessività rassicuranti per chi ascolta, come si può apprezzare in Atom V, Atom VIII e Atom III. Notevole è anche Notte (Stellare), lavoro d’esordio come solista per il batterista Piero Perelli. Sceglie di mantenere centrale il suo strumento a cui aggiunge alcune risonanze electro, field recording e la presenza di alcuni ospiti. L’esito è positivo grazie a una crasi tra melodie e suoni ipnotici. Scegliamo Suono di Topanga e Santa Cristina. Conclusione con Pablo Diserens in Turning Porous (forms of minutiae) che ha registrato in Galizia suoni e rumori ambientali confluiti in sei temi. Per voi Herpetophonics: Pondering e Herpetophonics: Arousal. (Gianluca Diana)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ALTERNATIVE
Riflessioni
sul caos

BIG SPECIAL
POSTINDUSTRIAL HOMETOWN BLUES (So/Silva Screen Recordings)

**** Caustici, abrasivi, duri, figli degeneri di quella nuova scena britannica che abbraccia evolute forme di hip hop (da The Streets a Sleaford Mods) e post punk (Idles, Algiers, Fontaines D.C.) ma che aggiunge anche blues, soul e un approccio riflessivo sul caos circostante. Una miscela intrigante e particolare, forse non ancora a fuoco ma che funziona e potrebbe esplodere alla grande. Intanto godiamoci un album di grande personalità e ricco di indicazioni interessantissime. (antonio bacciocchi)

BLUES
Una formula
consolidata

SHEMEKIA COPELAND
BLAME IT ON EVE (Alligator)

**** È in un’epoca di creatività florida la blueswoman. Grazie anche una formula oramai rodata da tre album che vede Will Kimbrough nelle vesti di chitarrista, autore e produttore, le cose girano a ritmi sostenuti nella giusta direzione. Accade quando pesca dal repertorio dell’augusto genitore un effervescente tempo medio come Down on Bended Knee, stessa risposta quando alle chitarre spunta Luther Dickinson che aggiunge i suoi colori a Blame it on Eve e Tough Mother. Il volume si alza con Is There Anybody up There?, incisione che garantisce adrenalina all’intera sessione. (gianluca diana)

RISTAMPE
L’ultimo
capitolo

CHICK COREA ELEKTRIC BAND II
PAINT THE WORLD (Candid)

**** Per l’ultimo capitolo – prima della momentanea reunion del 2004 con To the Stars – il quintetto guidato da Chick Corea è rinnovato per tre quinti con il solo Eric Marienthal (sax) presente fin dal debutto, anche se i nuovi Mike Miller (chitarra), Jimmy Earl (basso), Gary Novak (batteria) non fanno rimpiangere Frank Gambale, John Patitucci, Dave Weckl. Rispetto ai precedenti dischi «elettrici» Paint the World spazia molto sul jazz contemporaneo giostrando fra post bop e nuova fusion, non senza qualche soluzione modale davisiana. (guido michelone)

JAZZ ITALIA/2
Respirare
il silenzio

GIOVANNI GUIDI
A NEW DAY (Ecm)

**** C’è un modello forte che innerva da subito il possente languore del traditional Cantols del Ocells: l’assertiva forza d’esposizione che avevano le formazioni di Charles Haden. Ogni musicista ha diritto ad essere riconosciuto per se stesso, certo, ma Giovanni Guidi riesce, con questo supergruppo, con il tenore di James Brandon Lewis, il basso di Thomas Morgan, la batteria di João Lobo, ad evocarne spirito e sostanza. Spesso in punta di tasti, a caccia di risonanze misteriose, la musica di Guidi scava in profondità, come succedeva con Bley: lasciando respirare silenzio. (guido festinese)

ROCK
Il colpo
di coda

THE SMASHING PUMPKINS
AGHORI MHORI MEI (Martha’s Music/Thirty Tigers/ Goodfellas)

**** Diciamolo pure, dopo le ultime uscite della band di Billy Corgan abbiamo approcciato l’ascolto di Aghori Mhori Mei con non poca diffidenza. E invece ecco il colpo di coda che non ti aspetti. Lasciate da parte le pulsioni elettroniche e riprese in mano le chitarre, il disco già dalle prime note ci riporta agli esordi, a Gish o Siamese Dream (con le dovute proporzioni, sia chiaro), e la percezione iniziale viene confermata lungo tutti i dieci brani che lo compongono. Alla fine la questione è semplice, se una cosa mi viene bene perché cambiare? (roberto peciola)

TIM BOWNESS
POWER DRY (Kscope/Audioglobe)
*** Il binomio Tim Bowness-Steven Wilson, che insieme hanno dato vita ai No-Man, si rinnova con il nuovo lavoro solista del cantante e autore britannico, il primo per Kscope, in cui il guru del neoprog ha operato al missaggio. Sedici brani, tutti scritti e suonati dallo stesso Bowness, condensati in circa 40 minuti, tra electropop, new wave, post punk e, perché no, qualche spunto industrial. Non mancano poi le classiche ballad dell’artista del Cheshire. Un salto negli Eighties, ma ben piantato nell’oggi. (roberto peciola)

WILLIE BUCK
LIVE AT BUDDY GUY’S LEGEND (Delmark)
**** Cosa è il Chicago Blues? Chiedere a chi lo ha vissuto con un ruolo centrale. Detto e fatto: l’afroamericano, classe 1937 e proveniente dal Mississippi rurale, nella Windy City col tempo ha costruito vita e percorso artistico. L’intensità di una esistenza intera si percepisce in ogni attimo di questa registrazione dal vivo registrato nell’agosto 2023. La pletora di stelle della scena musicale locale amplia lo stile ineccepibile del leader, che brilla in Let’s See if We Can Come Together e Walking and Swimming. (gianluca diana)

MASSIMO FEDELI
STOLEN MOMENTS (Alfa Music)
**** Si intitola come lo splendido brano di Oliver Nelson il film di Stefano Landini che intreccia sequenze reali tratte dall’Archivio Audiovisivo del movimento operaio e da quello del Cinema d’impresa d’Ivrea alla fiction, in una sintesi folgorante ancora poco tentata. La storia di un giovane pugliese che da Bari apre nella Torino operaia del 1971 un jazz club, tra mille difficoltà, soddisfazioni e gli inevitabili, crudi imprevisti. Hard bop scintillante e con notevoli arrangiamenti nella soundtrack di Fedeli, gustabile anche a prescindere dalla notevole ricostruzione storica del film. (guido festinese)

WOLFGANG AMADEUS MOZART
NEXT GENERATION MOZART SOLISTS VOL. 9 (Alpha Classics)
**** Quattro «ultra-classici» – la Sinfonia Concertante, il Concerto per corno e due Rondò per piano e orchestra – rappresentano qui il nono album di una serie dedicata a giovani esecutori: sotto la conduzione di Howard Griffiths, alla guida della Mozarteumorchester di Salisburgo, i vari solisti Johan Dalene (violino), Eivind Roingstad (viola), Alexandre Zanetta (corno), Ariel Lanyi (pianoforte) non hanno nulla da invidiare ai più blasonati, rimarcando ancora una volta, rispetto a quanto succedeva in passato, il carattere di romanticismo e modernità delle partiture dell’anch’egli giovane compositore austriaco. (guido michelone)

GIANMARIA SIMON
BAGATELLE (Tramp Steamer Records)
**** Bella figura, Simon: ad ogni passaggio di una sua canzone lascia trapelare, con saggia ironia, di arrivare da una storia spessa e vissuta, riassunta in versi ficcanti e imprevedibili che non si lasciano dimenticare né addomesticare facilmente. Spirito irrequieto e anarchico cresciuto all’ombra delle Apuane, con la sua voce a volte anche asprigna e una fantasmagoria di corde e tasti, che sfiorano ogni forma possibile di folk, da Est a Ovest, da Nord a Sud, swing, chanson, cantautorato nobile e
affilato. Questo è il terzo disco: non mancatelo. (guido festinese)

 

 

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