JAZZ ITALIA
Passo
a «duo»
Con una dedica a Ernesto Assante si apre Il cielo è pieno di stelle (Flying Spark/Warner), omaggio a Pino Daniele realizzato in duo da Tandem, ossia Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, superbo accompagnatore e ficcante solista, e Fabrizio Bosso alla tromba, esplosivo e lirico assieme come sempre. Due che conoscono tutti i segreti, tutti i trucchi per far brillare le sapide, splendide melodie del grande napoletano. Non è il primo tributo e non sarà l’ultimo, questo resterà. Secondo lavoro per la vocalist Sara Fortini e i tasti di Federico De Vittor, From a Window (Caligola): qui dominano i brani originali, in una complessa e continua tessitura chiaroscurale, ma occhio alla versione di Don’t Want to Know di John Martyn, 1973: che classe. Un altro duo eccellente e inconsueto arriva da Francesco Bearzatti al sax e clarinetto e Federico Casagrande alla chitarra elettrica con And Then Winter Came Again (CamJazz): si parte col languore melanconico di Winter Blossom, si prosegue con Nightwalker, col passo felpato di una passeggiata notturna, si approda alla grazia maestosa e inquieta di Thukla. (Guido Festinese)
BLUES
Il gusto
del lavoro
Elettricità, buon gusto e feeling. Averne significa saper fare il proprio lavoro in modo egregio e ci riesce la band chiamata Steve Cropper & The Midnight Hour. Esatto avete capito bene, proprio lui, il classe 1941 è ancora sugli scudi con una formazione notevole dove, tra gli altri, troviamo anche un certo Billy Gibbons. Il disco, Friendlytown (Provogue), è uno spettacolo. Il leader e i suoi sodali si divertono e fanno divertire un mondo: esemplare è Too Much Stress dove a voce e chitarra spunta Brian May. Potenti e roboanti sono Talk ‘bout Politics e You Can Refuse, mentre una autentica hit è Hurry Hup Sundown. Torna anche Zac Harmon con Floreada’s Boy (Catfood Records) in cui si fa accompagnare dal suo trio The Drive. Molto impegno e ardore, risultati non sempre soddisfacenti: restano Fake News e Never Forget. Conclusione nel nome dei Blues People, quartetto con esperienza che arriva da New York ed esordisce con The Skin I’m In (Autoprodotto). Il sound urbano arricchito da funk e soul è ancora acerbo e brilla unicamente in Amnesia. (Gianluca Diana)
CLASSICA
Sottile
equilibrio
Johann Sebastian Bach (1685-1750) in Keyboard Concertos (Arcana/Out Here Music), cd + dvd, viene – assieme agli Archi di Santa Cecilia diretti da Luigi Piovano – interpretato al pianoforte dalla giovane talentuosa Gile Bae (nata nei Paesi Bassi, ma di origini coreane e con forti legami con il nostro paese), presentando i primi cinque concerti di un progetto che è anche un «Viaggio in Italia» unico nel suo genere, poiché ogni concerto è registrato in differenti location del paese, molto amate dal compositore pur senza averle mai visitate. Invece in Bach Six Partitas (Alpha Classics) l’approccio al pianoforte del berlinese Martin Helmchen evoca organicamente l’elemento umano dietro la musica, evitando interpretazioni eccessivamente romantiche per infondere ai pezzi calore e sfumature personali, grazie a un fraseggio ampio, incentrato su grandi idee musicali piuttosto che su minuti dettagli esecutivi; straordinaria è poi la qualità del suono registrato dovuta a tecnici abili nel catturare le precipue sonorità del tangent piano (1790), mantenendo un sottile equilibrio tra note e ambiente. (Guido Michelone)
AMBIENT
La sensazione
della pioggia
Profondità e intensità. Bravo è il compositore di Honk Kong Olivier Cong in Tropical Church (Room40). L’autore che vanta esperienze di scrittura per teatro e cinema, descrive le sensazioni che derivano dalla stagione delle piogge nella sua città. Le atmosfere che l’acqua crea nei paesaggi urbani, sono espresse con qualità dalla fusione di rumori ambientali, strumenti tradizionali come il guzheng, electro dilatata e idee minimaliste che sublimano in Moon, Dance, Burning, Dok e A Saint About to Fall. Doppia uscita firmata dalla label True Blanking. La prima riguarda Kjell Bjørgeengen, Keith Rowe & John Tilbury con Flicker, Scratch and Ivory: siamo davanti a una lunga suite di oltre quaranta minuti, lenta e riflessiva, dove pianoforte, chitarra e un pulviscolo elettronico si sciolgono tra loro avvalendosi di una video installazione. Per la seconda uscita A Thought for Two protagonisti sono esclusivamente Keith Rowe & Kjell Bjørgeengen: l’assenza del piano rende l’incisione, sempre di circa quaranta minuti,estremamente sperimentale e frammentata, financo catartica. (Gianluca Diana)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
BLUES/2
Oltre le solite
latitudini
TAB BENOIT
I HEAR THUNDER (Whiskey Bayou Records)
**** Svolta notevole per gli equilibri del blues timbrato New Orleans e Louisiana. Il volume alto e gli assoli muscolari pervadono la totalità delle dieci incisioni, all’interno delle quali il cantante e chitarrista di Baton Rouge propone un suono che esce dalle latitudini regionali risultando spendibile a livello internazionale. Per far ciò si accompagna a nomi di prima grandezza, da tempo con lui sul palco e in studio. Gente come Anders Osborne e George Porter Jr, bassista dei Meters, è della partita e si sente. Overdue strappa il cuore in mille pezzi, Inner Child e Bayou Man sono pura adrenalina. Micidiale e iconica è The Ghost of Gatemouth Brown. Applausi. (gianluca diana)
INDIE ITALIA
In un luogo
immaginario
DALYRIUM BAY
DALYRIUM BAY (Autoproduzione)
**** Ci piace pensare e definire Dalyrium Bay come un luogo immaginario dove, musicalmente parlando, può succedere di tutto. Anche se probabilmente dietro a questi dieci brani, per costruire queste trame spessissime e contorte, in cui si passa – con sotto una base ritmica molto punk – da suggestioni etniche ad andamenti tra il prog e il free jazz, i sei musicisti della band ci hanno messo tanto furore creativo. Il risultato è un disco in cui non c’è nessun riempitivo. Album viscerale per menti voraci, come la band udinese. (viola de soto)
SOUL
Facce di una
stessa medaglia
LADY BLACKBIRD
SLANG SPIRITUALS (Bmg/Warner)
***** Dall’oppressione di una famiglia cristiana alla liberazione lgbtq, il cammino della cantante di Farmington, New Mexico, le ha consentito di uscire come fortificata da tanti travagli. Sul palco è un uragano e in studio – grazie alla complicità ancora una volta del produttore Chris Seefried – riesce a rendere potenti nei suoni e nelle liriche canzoni dal retrogusto soul che sfidano le caduche mode contemporanee e sono fatte per restare. Let Not (Your Heart Be Troubled), dall’impeto contagioso e dal climax gospel e l’intima Man on a Boat, sono due facce della stessa (splendida) medaglia. (stefano crippa)
ALTERNATIVE ITALIA
Le potenzialità
indiscusse
THE PEAWEES
ONE RIDE (Wild Honey Records)
***** La band spezzina ne ha macinati di chilometri in concerto su e giù per l’Europa. Anche discograficamente non sono messi male: settimo album e abbondanza di riconoscimenti a un talento compositivo che si è progressivamente raffinato e personalizzato. In One Ride si mastica un saporito mix di power pop, garage punk, rock’n’roll, soul, melodie di ispirazione Sessanta, ritmi sostenuti ma mai esageratamente veloci, tanta cura per i suoni. Un lavoro di grande presa e dalle indiscusse potenzialità. (antonio bacciocchi)
JAZZ
Quell’ancia
benedetta
WAYNE SHORTER
CELEBRATION VOL. 1 (Blue Note)
**** Il leggendario Shorter se n’è andato da un anno, ma, come tanti grandi, ha lasciato provviste di musica da riascoltare che bastano per un paio di vite. Lui stesso ha curato la selezione di queste uscite poco prima di morire, e il titolo scelto dal sassofonista e compositore allude a una «festa della vita» che, oggi, aggiunge un tratto commovente a questo canto del cigno. Qui è all’opera dal vivo nel 2014 il gruppo con Danilo Perez, il bassista John Patitucci, il batterista Brian Blade al Festival di Stoccolma. Mostri sacri, ma i brividi arrivano da quell’ancia benedetta. (guido festinese)
CIARDELLI/DRAGO/STRANO
SHAKE YOUR DUTY (Parco della Musica)
**** Eccolo il disco tributo a Frank Zappa che nessuno aveva avuto il coraggio di incidere: evitando il mero e inutile citazionismo, inventando e inserendo lacerti creativi anche di composizione che Zappa avrebbe amato. Scarlatti, Pergolesi, Mozart, Stravinsky messi a reagire col genio di Baltimora in un caleidoscopio teatralizzato di colori che piacerà a chi detesta i confini. (guido festinese)
GINGA
NEW LIFE (Caligola)
*** Cinque standard (Garner, Jobim, Carmichael, Gershwin, Kern) più una novità di Felice Del Gaudio, produttore del disco e contrabbassista del quartetto con Altarocca, Caruso, Veronesi: ecco pronto l’esordio della giovane cantante italo-africana. Bella voce, intonazione sicura, accompagnamento jazzistico e un mainstream sempre attuale. (guido michelone)
MANDILLÄ
VOXI DO MÂ (www.mandilla.it)
**** Sono passati quarant’anni da Crêuza de mä, l’intarsio immaginario di De André e Pagani che ha contribuito a creare una comunicazione reale di idee «mediterranee». Da lì sono partiti molti fili di cultura, di riflessione, di recupero del genovese come puro suono da canto e racconto. In questa schiera i Mandillä si piazzano nella prima fila. Tradotto il titolo di questo loro nuovo lavoro suona come «voci del mare»: non si ferma questo leudo carico di poesia, di storie vere, di lacrime e sorrisi salati. (guido festinese)
CLAUDIO MONTEVERDI
L’ORFEO (Chateau de Versailles)
**** Opera in un prologo e cinque atti su libretto di Alessandro Striggio, creata a Mantova nel 1607: così viene tramandato dai frontespizi di vecchi spartiti questo capolavoro, dove, per la prima volta nella storia della musica, i cantanti/personaggi sono animati da sentimenti individuali controversi, dal potere drammatico. Ottima la direzione di Stéphane Fuget con Les Épopées e con le nove voci protagoniste. Settima produzione – Made in France – della collana Opéra Italien, mentre qui tutto tace, vero ministro? (guido michelone)
HUGO RACE/MICHELANGELO RUSSO
100 YEARS (Gusstaff Records)
**** La carriera di Hugo Race è costellata di mille collaborazioni (l’esperienza con i Bad Seeds di Nick Cave rimane quella più nota) e iniziative proprie, sia da solista che con i Wreckery, i Fatalists e i True Spirit. In questi ultimi militava anche Russo con cui divide questo secondo album del sodalizio iniziato nel 2017. I sette brani sono escursioni ipnotiche e lisergiche in un mondo oscuro, fatto di blues, atmosfere sospese, eteree, minacciose. (antonio bacciocchi)
MICHAEL SCOTT DAWSON
THE TINNINUS CHORUS (We Are Busy Bodies)
*** Da tempo la musica ambient sta cercando nuova linfa dalla commistione con altri suoni. Il canadese ha una comprovata esperienza lungo tale percorso. L’umore è cheto e riflessivo, come si percepisce da Mono Lake e da The Treadmill of My Worries dove si affaccia il suo Peace Flag Ensemble. La profondità maggiore la si ritrova con Where There Is Happiness There Is Happiness. (gianluca diana)
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