Gli studenti: “Basta grandi opere. E va abolito il reato di clandestinità”
Cortei in venti città contro l'austerity I bersagli delle proteste: Agenzia delle Entrate, Cepu, banche e società di trasporto. L’incontro con i precari dell’Istat
Cortei in venti città contro l'austerity I bersagli delle proteste: Agenzia delle Entrate, Cepu, banche e società di trasporto. L’incontro con i precari dell’Istat
Dalla Bossi Fini all’Agenzia delle Entrate, dal caro trasporti ai No Tav, passando per le vicende greche. Non è sfuggito nulla agli studenti medi che ieri hanno dato il via all’ottobre delle contestazioni, sfilando nei cortei organizzati dalla rete autonoma Studaut in una ventina di città italiane. Una piattaforma comune, sintetizzata nello slogan: «Se ci toccano il lavoro, se ci bloccano il futuro, noi fermiamo la città», ha ispirato azioni e dimostrazioni diverse a Milano, Torino, Roma, Napoli, Pisa e Palermo, solo per citarne alcune.
Nella capitale ieri mattina hanno manifestato migliaia di studenti (3 mila secondo gli organizzatori). Ad aprire il corteo lo striscione: «Vogliamo fatti non scendiamo a patti». Il significato lo spiega una liceale del Tasso: «Spendono un sacco di soldi per il registro elettronico, ma non risolvono i problemi reali. La scuola, dai libri ai trasporti, costa ogni anno di più ai nostri genitori». Di fronte alla classica domanda «Perché manifesti?» Serena, al suo primo corteo, è ancora più incisiva: «Al posto dell’istruzione scelgono di finanziare gli F35».
In via Cavour è stato ricordato il rapper ateniese Pavlos Fyssas ucciso da militanti di Alba Dorata e in piazzale Esquilino c’è stato anche spazio per un confronto solidale coi precari dell’Istat in sciopero. Il corteo si è concluso con un omaggio al movimento No Tav, perché – si legge su uno striscione – «I popoli in rivolta scrivono la storia».
Nel pomeriggio da Garbatella è partito il corteo del Coordinamento scuole Roma, composto anche da docenti e genitori e in serata una delegazione è stata ricevuta in Regione per discutere del ricorso sui tagli all’organico operati nel 2011.
Non poteva mancare, ovviamente, il riferimento ai tragici fatti di Lampedusa. Dice Lucio, rappresentante dei collettivi capitolini: «La proclamazione del lutto nazionale dimostra l’ipocrisia di Stato che ha coperto questa tragedia. Noi sentiamo l’esigenza di denuciare l’immobilismo dei palazzi del potere di fronte ai problemi che riguardano la vita reale».
«Lampedusa strage di stato», è stato scelto come striscione d’apertura del corteo napoletano al momento di attraversare il porto. «Siamo oltre 5000», hanno riferito gli organizzatori. Sono stati occupati gli uffici del Cepu e la sede regionale del biglietto Unico Campania per protestare «contro – spiegavano ieri i rappresentanti dei collettivi partenopei – lo smantellamento della scuola pubblica, le politiche di austerity e i riflessi sulla vita degli studenti».
A Milano il corteo ha fatto irruzione nella sede dell’Agenzia delle Entrate, occupandola simbolicamente e lanciando un fumogeno «in vista della grande sollevazione generale del 19 ottobre, contro l’austerity, perché siamo sulla via della Grecia». Ma non è stato registrato alcun problema con le forze dell’ordine. A Torino gli studenti, durante un’azione dimostrativa, hanno lanciato uova contro le sedi della Regione Piemonte e di banca Intesa Sanpaolo.
I collettivi degli studenti pisani, con uno striscione, hanno risposto ironicamente all’invito alla ribellione del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza: «Al provveditorato ci avevamo già pensato. Noi siamo dei ribelli, buttiamo giù i cancelli».
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