Visioni

Gli splendori di «Harvest», ritratti di California anni 70

Gli splendori di «Harvest», ritratti di California anni 70Neil Young nel 1972

Note sparse I cinquant'anni di una delle pietre miliari della musica rock opera di Neil Young, celebrati con una ristampa e un dvd

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 28 dicembre 2022

Ci sono dischi che vivono una loro fortuna esclusiva, spesso al di là delle stesse intenzioni di chi quel disco l’ha costruito strumento su strumento, parola su parola. È uno di quei piccoli grandi misteri del rock che non conosce soluzioni. Prendete il caso di Neil Young, il dolcissimo menestrello canadese affacciatosi sulle scene nella seconda metà degli anni ’60 dello scorso secolo che ha sempre alternato, non sempre con equilibrio, struggenti pennellate acustiche a fiere tempeste elettriche. Quando il suo Harvest uscì nel febbraio del ‘72, mezzo secolo fa, dopo poche settimane diventò sia un un disco di culto per chiunque cercasse il profumo di libertà e di country rock che arrivava dalla California, sia un fatto di mercato con i numeri importanti: best seller dell’anno. Trascinato da un singolo che piaceva davvero a tutti, la gentilezza un po’ indolente di Heart of Gold. Che da allora gli rimase appiccicata addosso, tanto da fargli dichiarare a un reporter del New Musical Express: «Quella canzone mi ha sbattuto in mezzo alla strada. E viaggiare sempre lì a un certo punto è diventato così scocciante che ho preso la direzione del fosso laterale».

Confezione monstre, come usa ora, che un tempo sarebbe stata solo un sogno per feticisti, ben oltre la gran messe di «live» del periodo giù fatta uscire dagli archivi.

COSÌ FU, infatti, con la «trilogia del dolore» che seguì, dischi altrettanto belli, ma carichi di oscuri e disperati. Harvest dunque resta immobilizzato nello status del mito, com’era immobilizzato in un busto con bretelle il il ventiseienne Neil Young distrutto dal mal di schiena quando lo incise con i leggendari Stray Gators: Jack Nietzsche al piano, Ben Keith alla chitarra steel, Tim Drummond al basso, e in più i contributi di Linda Rondstadt, James Taylor, degli amici Crosby, Stills e Nash. In pratica una nazionale riunita della California libertaria. Harvest compie mezzo secolo, e Neil Young lo ripropone lucidato a nuovo in una confezione monstre, come usa ora, che un tempo sarebbe stata solo un sogno per feticisti, ben oltre la gran messe di «live» del periodo giù fatta uscire dagli archivi. Troverete dunque in questo cofanetto cinque supporti digitali e un libretto da cinquantacinque pagine di foto e testi inediti curato dal fotografo e archivista di Young, Joel Bernstein. Un cd è dedicato alle registrazioni live alla Bbc, duplicato da un Dvd con le immagini, un terzo (troppo breve) è di splendide outakes. Infine il trionfo di Harvest Time, documentario definitivo su Harvest: caotico e magnifico. Come Neil Young.

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