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Gli Istituti di credito non concedano prestiti e servizi per armi all’Egitto

Gli Istituti di credito non concedano prestiti e servizi per armi all’Egitto

Disarmo La Campagna di pressione alle “banche armate” chiede a tutti gli Istituti di credito di manifestare pubblicamente il proprio diniego a concedere prestiti e servizi finanziari alle aziende per la vendita di sistemi militari al regime di Al Sisi. Invita le comunità ecclesiali, le associazioni e i gruppi territoriali a fare pressione sulle banche

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 5 giugno 2020

Un’operazione inammissibile e ingiuriosa sia per l’Italia sia, soprattutto, per il popolo egiziano che necessita di tutto tranne che di nuove navi da guerra, di caccia e di sistemi militari. Per questo le tre riviste promotrici della Campagna di pressione alle “banche armate” (Missione Oggi dei missionari Saveriani, Nigrizia dei missionari Comboniani e Mosaico di Pace del movimento Pax ChristI), chiedono a tutti gli Istituti di credito di manifestare pubblicamente il proprio diniego a concedere prestiti e servizi finanziari per la vendita da parte dell’Italia di sistemi militari all’Egitto.

Le tre riviste, unendosi all’appello diffuso ieri dalla Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace, chiedono innanzitutto al Ministro degli Esteri di riferire in Parlamento e sollecitano tutte le forze politiche a manifestare la propria contrarietà alle nuove forniture militari all’Egitto.

La legge n. 185 del 1990 non solo vieta esplicitamente le esportazioni di armamenti verso i Paesi i cui  governi sono responsabili di accertate “violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”, ma prescrive che l’esportazione di materiale di armamento e la cessione della relative licenze di produzione “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”. E’ perciò indispensabile che il Governo, ed in particolare il Ministero degli Esteri che è titolare della materia, riferisca urgentemente in Parlamento riguardo al rilascio dell’autorizzazione di nuove e consistenti forniture di sistemi militari all’Egitto.

Nei giorni scorsi, diverse ed autorevoli fonti di stampa hanno dato notizia di trattative in corso per quello che viene definito “il contratto del secolo”: un’ampia commessa militare che comprenderebbe non solo le due fregate Fremm attualmente in dotazione alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche altre quattro navi e 20 pattugliatori (che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani), 24 caccia multiruolo Eurofighter e 20 aerei addestratori M346. Ciò farebbe dell’Egitto il principale acquirente di sistemi militari italiani con un contratto per forniture militari del valore complessivo di 9 miliardi di euro, il maggiore mai rilasciato dall’Italia dal dopo-guerra.

Questa nuova fornitura costituisce un esplicito sostegno al regime repressivo instaurato dal generale Al Sisi all’indomani del colpo di Stato del luglio 2013: è oltraggiosa non solo nei confronti della memoria di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano barbaramente assassinato in Egitto e sulla cui morte le autorità egiziane non hanno mai contribuito a fare chiarezza, ma anche di tutti coloro – oppositori politici, sindacalisti, giornalisti, difensori dei diritti umani – che vengono tuttora perseguitati perché non sono graditi al regime imposto dal generale al-Sisi, come dimostra anche il caso di Patrick Zaky.

Come per i contratti per sistemi militari già effettuati nel 2019 (del valore di 872 milioni di euro in gran parte per la fornitura di 32 elicotteri prodotti dalla divisione elicotteri della società a controllo statale Leonardo s.p.a.) in questi casi si rendono necessari prestiti, anticipi e garanzie finanziare da parte degli Istituti di credito. Secondo i dati ufficiali della Relazione del Ministero delle Finanze  riportati nella Relazione sulle esportazioni di armamenti recentemente inviata alle Camere, nel 2019 all’azienda Leonardo sono stati concessi, per quanto riguarda operazioni per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto, “finanziamenti e garanzie” per un valore complessivo di almeno 86 milioni di euro.

Le tre riviste invitano pertanto:

  • Gli Istituti di credito a manifestare pubblicamente il proprio diniego a concedere prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto. Chiedono a tutti gli istituti di credito di farlo attraverso una comunicato stampa.
  • Le Fondazioni bancarie che sono azioniste degli Istituti di credito privati e pubblici (come la Cassa Depositi e Prestiti e la controllata SACE) a manifestare pubblicamente il proprio diniego affinché vengano concessi prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto.
  • Le Comunità religiose ed ecclesiali, le associazioni e i gruppi territoriali a contattare la propria banca chiedendo di emettere una dichiarazione pubblica di diniego di prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto. In caso di mancata risposta o di una risposta negativa, invitiamo a valutare la possibilità di trasferire il proprio conto corrente presso Istituti di credito che hanno assunto una posizione chiara in materia e direttive rigorose e trasparenti per quanto concerne il finanziamento e il sostegno alle aziende militari e al commercio delle armi.
  • Le Comunità religiose ed ecclesiali, le associazioni e i gruppi territoriali a contattare la propria amministrazione comunale per chiedere all’Istituto di credito che svolge il servizio di tesoreria di emettere una dichiarazione pubblica di diniego di prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto.
  • Tutti i cittadini ad unirsi all’iniziativa di Rete italiana per il disarmo e Rete della pace che chiede al Ministro degli Esteri di riferire in Parlamento e di sollecitare tutte le forze politiche a manifestare la propria contrarietà alle nuove forniture militari all’Egitto.

Non possiamo accettare che la ripartenza dell’Italia a seguito dell’epidemia da Covid-19 sia ancora una volta segnata da un’economia che privilegia le spese militari e gli investimenti in armamenti a scapito delle cure sanitarie, degli investimenti per la pace, la sostenibilità e la cooperazione tra i popoli.

 

 

PER ADERIRE ALL’APPELLO

Tutte le comunità, associazioni e i singoli che intendono aderire all’appello sono invitate/i inviando una mail a: campagnabanchearmate@gmail.com

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