Visioni

Gli istanti di bellezza nei frammenti di una vita

Gli istanti di bellezza nei frammenti di una vitaUna scena da «As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty» (2000) di Jonas Mekas

Tv «As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty», il capolavoro di Mekas a «Fuori orario». Un diario filmato in decenni di famiglia, natura, amici, sentimento del tempo

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 30 dicembre 2023

«Non sono mai veramente riuscito a capire dove la mia vita inizia e finisce. A capirne il significato, le ragioni. Quando ho iniziato a mettere insieme tutti questi rulli di film, l’idea era di organizzarli cronologicamente. Ma poi ho rinunciato. E ho iniziato ad attaccarli insieme a caso, come erano disposti sullo scaffale. Perché non so a cosa ciascun pezzo appartiene realmente. Quindi (mi) affido al disordine». Così la voce di Jonas Mekas ci apre l’universo personalissimo del suo magnifico As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty (2000), che Fuori orario propone oggi, nella notte di quasi fine anno dal titolo Epifanie di Jonas Mekas (Raitre, 01.40-07.00). Un viaggio delicato e emozionante nella vita dell’artista lituano con al centro la sua amata New York, dove insieme al fratello Adolfas era approdato nel 1949 dalla Lituania dopo la guerra – e l’internamento in un campo nazista – grazie all’aiuto di un’organizzazione umanitaria.

FILMARE per Mekas diviene quasi subito l’equivalente di vivere almeno da quando ispirato dalla visione dei lavori di Maya Deren acquistò una Bolex due mesi dopo l’arrivo in America: filma di continuo, filma tutto, amici, volti di sconosciuti, la vita intorno a sé, quel senso di meraviglia e insieme di dolore di chi cerca di ricostruirsi in un altrove. Poeta, critico – i suoi scritti sul «Village Voice» fanno scoprire il cinema più innovativo di quegli anni – figura centrale dell’underground americano di cui è tra i massimi inventori e sostenitore con istituzioni fondamentali – dalla rivista «Film Culture», alla Film-Makers’ Cooperative, e l’Anthology Film Archive – fotografo, insegnante, archivista Mekas nei suoi «film-diari» fa del proprio vissuto materia di immaginario. Ma questa forma privata non ha nulla del narcisismo autoreferenziale che spesso gonfia l’uso artistico della prima persona. Ciascuno dei suoi frammenti racchiude la biografia e la Storia, la politica, la memoria della guerra, il rapporto coi salotti culturali, i sentimento dell’epoca in una trama collettiva -non solo perché vi si incontrano i protagonisti di quel tempo come Lennon o Ginsberg. È che il suo sguardo è aperto, pieno di curiosità, ogni istante quotidiano diviene un’avventura, un confronto continuo con il mondo che lo circonda; una forza d’attrazione che per decenni lo mette al cento della vita culturale di New York.

CHE FILM è allora As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty? Un film di istanti, di frammenti, di allegria, di tenerezza. Di interni famigliari, la grande casa che è il teatro e il set del suo cinema, di passeggiate a Central Park in estate, di visioni in quella città che ama. Ci sono i figli piccolissimi, Oona e Sebastian, la compagna Hollis, gli anni passano, il tempo va avanti e torna indietro, vita al lavoro delle immagini che ne catturano la flagranza, vincono la linearità dei giorni, si fanno ricordo e visione infinita. È un film di pioggia e di tuoni nell’agosto del 1974 – i materiali vanno dagli anni Settanta agli anni Novanta. Di fragole selvatiche raccolte da Hollis con i bambini, di Oona che danza insieme a Jonas, e suona, che appare cresciuta e poi di nuovo piccolina; di Sebastian che dorme in primo piano. Di conversazioni e incursioni improvvise di altre esistenze, di complicità in un’idea e in una pratica dell’arte.

I passi incrociano Hollis Frampton, Nam Juine Pak, Stan Brakhage, Peter Kubelka, Robert Breer, Jane Brakhage, Allen Ginsberg, P.Adams Sitney accompagnati dalla musica di Auguste Varkalis. La presenza di Mekas è palpabile in ogni fotogramma, nel modo con cui accarezza ciò che filma, tra quelle immagini a volte traballanti o sovraesposte, attraversate da una serenità speciale e senza nostalgia. «Non so nulla della vita. Ma ho visto della bellezza» dice la voce di Mekas verso la fine. È questa vita la bellezza? Quel sottile sentimento in cui le immagini respirano, si perdono, si abbandonano a qualcosa di impalpabile eppure così netto? Sono i gesti di ogni giorno, quell’essere insieme che diviene emozione in cui ritrovarsi, desiderio condiviso. È il mistero che si rivela in modo quasi casuale nel flusso degli accadimenti che diventano narrazione . è la bellezza di una colazione o di un gatto che si stiracchia al sole dietro al vetro.

UNA BELLEZZA che Mekas, in questo film commuovente a ogni visione ci dona in ciascuno dei fotogrammi, nelle sue epifanie di momenti abituali che condividono una felicità possibile, che si può inventare insieme. La vita per lui non si documenta, si può lasciare solo scorrere nel respiro dei fotogrammi, nel tempo senza tempo che li accompagna, in un’idea di cinema che è, appunto, senza inizio e senza fine. Tra quegli istanti di bellezza che spiazzano il nostro sguardo, arrivano al cuore.

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