ExtraTerrestre

Gli invisibili e il ministro Di Maio

Ho partecipato all’incontro tra i fattorini in bici, definiti «riders» dalle grandi aziende che li utilizzano e di conseguenza dalla stampa, e il nuovo ministro del lavoro, Luigi Di Maio. […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 7 giugno 2018

Ho partecipato all’incontro tra i fattorini in bici, definiti «riders» dalle grandi aziende che li utilizzano e di conseguenza dalla stampa, e il nuovo ministro del lavoro, Luigi Di Maio. Ero stato contattato il giorno prima dallo staff del ministro per dare una mano alla costruzione dell’incontro, deciso in meno di 24 ore. Le cronache hanno riportato bene il succo di quanto detto, qui vorrei solo fissare alcune mie impressioni sui vari «a margine» di questo appuntamento. Farò un appunto a parte sull’opportunità di avere rapporti con un governo che contenga Salvini al suo interno.
Avevo portato con me due tra i più esperti corrieri in bici della capitale, Roland e Lorenzo; il compito di parlare con il ministro è stato affidato di comune accordo a quest’ultimo. Avete mai visto dei corrieri in bici? Si vestono generalmente con capi tecnici, sia per la riconoscibilità sia per comodità; per vezzo portano speso cappellini old school, quelli con la visiera ripiegata all’indietro. La loro presenza ha fatto reagire con molta enfasi i giornalisti, che hanno cominciato a sgomitare per parlare con loro, salvo ricevere una serie mitragliata di «no» da parte di Roland. Il risultato lo potete vedere nelle foto, sia su carta sia su altri media. La stampa era in cerca del «ciclista», che per loro – e il resto degli italiani – è una specie aliena quindi formalmente diversa. Questo per dire che quando sono arrivati i riders oggetto dalla riunione, sei da Bologna e uno da Roma, solo quest’ultimo è stato riconosciuto come alieno grazie sia alla bici sia a una singola treccia rasta sulla schiena. I bolognesi, venuti in treno, avevano delle normali camicie e niente bici, quindi sono passati inosservati finché non sono entrati nel ministero, e solo da quel momento la stampa ha capito che doveva avventarsi anche su di loro, cosa che ha fatto alla fine della riunione. Ho realizzato l’invisibilità sociale di questi ragazzi, della stessa età di Di Maio, proprio da questa dinamica.

Una volta iniziato l’incontro ho osservato l’assoluta serietà e preparazione della delegazione bolognese, che ha non solo esposto le sue ragioni, messe nero su bianco, ma a turno ha anche spiegato, dettagliato, fornito informazioni sul loro stato con una lucidità che merita ben altro destino sociale. Questo destino è probabilmente transitorio, e forse questo capitolo infame delle loro vite personali sarà l’inizio di una rinascita della coscienza politica e di classe di questa generazione violentata.

A proposito di generazione, è stato per me abbastanza straniante vedere dei trentenni invisibili e bistrattati dalla vita trattare con un altro trentenne, ultravisibile e ministro della Repubblica. Una discrasia che mi è apparsa dolorosa. Di Maio – mai visto prima – ha il potere ed è rilassato, concentrato, evidentemente abituato a schivare argomenti non in focus; tutto ciò ne fa un giovane capace di relazionarsi con le diverse evenienze che incontra, immagino. I trentenni da lui convocati hanno le stesse capacità personali ma il percorso di vita che li ha portati a quel tavolo non offre loro l’opportunità di dare l’apporto di cui sarebbero sicuramente capaci alla nostra società e ai nostri tempi. Credo che sia da questa gente, e quasi solo da questa, che possa rinascere una sinistra. Dagli ultimi e capaci.

Ultima notazione: l’opportunità di relazionarsi con un governo che contenga Salvini. Prima dell’incontro ho fatto un giro di telefonate con quelli che sarebbero intervenuti, esponendo i miei dubbi. La risposta unanime è stata (sintetizzo) «ma che me ne frega, basta che ne esca qualcosa di buono».

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