Gli intellettuali orbi nel traffico della capitale
Il 6 giugno scorso 158 intellettuali che vivono a Roma hanno inviato un appello al direttore del World Heritage Unesco, Lazare Eloundou Assomo, «per segnalare lo stato di degrado in […]
Il 6 giugno scorso 158 intellettuali che vivono a Roma hanno inviato un appello al direttore del World Heritage Unesco, Lazare Eloundou Assomo, «per segnalare lo stato di degrado in […]
Il 6 giugno scorso 158 intellettuali che vivono a Roma hanno inviato un appello al direttore del World Heritage Unesco, Lazare Eloundou Assomo, «per segnalare lo stato di degrado in cui versa il Centro storico di Roma, uno dei più importanti siti italiani riconosciuti dal World Heritage». Si tratta grosso modo dell’interno delle Mura Aureliane più altri possedimenti del Vaticano che sono apparsi di pregio all’organismo Onu: «1.469,17 ettari dei quali 1.430,8 relativi alla parte italiana (Centro Storico di Roma) e 38,9 di competenza della Santa Sede». Di seguito il testo della fantastica lettera.
«Denunciamo l’unica città europea che ha ancora il centro invaso, e letteralmente spalmato in ogni dove, da automobili private. Il tutto in un contesto di degrado, incidenti e morti in strada, concentrazione di ossidi di azoto perennemente al disopra della soglia di sicurezza fissata dall’Oms, rumore e disprezzo per la bellezza dei luoghi. I nostri appelli, reiterati da anni, non sono ascoltati. Auspichiamo un richiamo al comune di Roma al suo ruolo di controllo del patrimonio dell’umanità».
Questo testo non è stato mai inviato. Dopo un’aspra trattativa i 158 soloni lo hanno cambiato nel seguente: «L’immagine offerta oggi dal Centro storico di Roma, soprattutto nei suoi punti nevralgici, è quella di una invasione di tavolini e di arredi tra i più difformi e invasivi frutto di un’occupazione estesa di suolo pubblico da parte degli esercenti della ristorazione, un’espansione innescata da misure amministrative per l’emergenza Covid. Il tutto in uno scenario generale mortificante, tra erbacce che non vengono tagliate, spazzatura e rifiuti per le strade, rumore e degrado. Il nostro appello all’amministrazione non ha ricevuto risposta e questo scempio minaccia di diventare permanente. Chiediamo dunque al World Heritage di richiamare l’amministrazione della città di Roma ai suoi doveri di controllo. Il nostro auspicio è che venga ripristinato lo stato di decoro adeguato ai valori riconosciuti».
Dei 158 ne conosco alcuni. Per esempio la vedova di un amatissimo regista italiano: anni fa si lamentava delle macchine che parcheggiavano davanti al suo portone – occasione capitata a molti nella Suburra, me compreso- e ovviamente non riusciva a entrare a casa, salvo poi opporsi alle pedonalizzazioni. O la vedova di uno scrittore molto apprezzato per il suo «Elogio del libertino», di cui mi è rimasta impressa la pratica dell’uso del mocassino in quanto sfilabile rapidamente nell’insorgenza della denudazione. Un urbanista molto noto che ha messo i bastoni tra le ruote allo stadio della Roma, che ogni Dea lo preservi per la sua capacità di leggere la città. Ne potrei ricordare altri, tutte persone assai distinte e interessanti, a volte davvero eccentriche. Insomma persone perbene e in qualche modo attive in società.
Quanto sono orbi a non vedere l’invasività delle – loro stesse? – autovetture: dagli ultimi dati a Roma sono 820 auto private per ogni 1.000 viventi. La sola Ztl, molto meno estesa della zona Unesco, fa entrare ogni giorno 38.500 veicoli, e con la semplice pratica dell’entrare contromano dai varchi nessuno sa quanti siano davvero. Tutto questo i soloni fanno finta di non vederlo. Cosa li animi davvero mi sfugge, eppure vivo e socializzo in mezzo a loro.
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