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Gli incontri romani con il teatro di Dario e Franca

Gli incontri romani con il teatro di Dario e FrancaFranca Rame

Anni ’70 «il manifesto» e i circoli della comune, da Soccorso rosso agli spettacoli alla Garbatella

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 30 maggio 2013

Caro manifesto,
i ricordi che abbiamo degli altri, soprattutto delle persone che non abbiamo più frequentato per tanti anni, sono colmi di impressioni, flash, sensazioni. Tuttavia non superficiali, se riguardano donne o uomini con una forte personalità. Come Franca Rame. Alcuni anni fa la incontrai per caso, ritrovando la persona che avevo conosciuto: una donna di grande energia, di straordinaria ironia e intelligenza, di rara bellezza.

Nei primi anni Settanta del secolo scorso, quando per il manifesto-Pdup seguivo le attività culturali dell’organizzazione (pochi sanno che avevamo un collettivo cultura e spettacoli di alto livello: registi, sceneggiatori, attrici, attori, produttori tv…), costruimmo un forte rapporto (insieme ad Avanguardia Operaia), con i Circoli La Comune, allora animati soprattutto dagli spettacoli di Dario Fo, del Living Theatre, di Lindsay Kemp.
Erano circoli ovviamente “alternativi” e nessuno poteva esserlo più di Fo e Franca Rame. Così li conobbi e li incontrai più volte per la nostra attività politico-culturale. Fu un incontro fortunato perché ero in contatto con persone appartenenti ad un altro mondo – quello del teatro – ed ad un altro tipo di militanza.

Per me poi, poco più che ventenne, Dario era – ed è ancora – un mito – e Franca una donna dotata di un enorme fascino che esercitava con elegante noncuranza. Ma in più lei aveva una capacità organizzativa insospettabile. Era con Franca – insieme a Dario animava il Soccorso Rosso – che, spesso, venivano discussi i dettagli organizzativi degli spettacoli a Roma.

Franca Rame aveva anche un carattere forte, determinato. Difficile adesso immaginare Dario senza Franca: credo che il suo dolore sia incommensurabile. Però hanno vissuto insieme una vita straordinaria, regalando a milioni di persone e a tante generazioni momenti indimenticabili. Quegli spettacoli, a volte solo monologhi di Dario, altri con Franca, erano sempre da tutto esaurito e per noi rappresentavano anche una forma di autofinanziamento. Perché riuscivano a riempire teatri e cinema come non accadeva nelle assemblee più infuocate. Ricordo il cinema Trianon, al Tuscolano, e poi il Jolly, vicino al cimitero del Verano, e il teatro Palladium, nel cuore della Garbatella.

Quante risate, quante emozioni, quante riflessioni con “Mistero Buffo”, con “Morte accidentale di un anarchico”, con “Tutti uniti, tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone?”, solo per citare alcuni degli spettacoli che ci hanno regalato. Erano commedie fortemente politiche, di grande potenza comunicativa. Noi militanti e simpatizzanti le vivevamo con partecipazione e passione. Erano spettacoli che non ti lasciavano indifferente. Come non può lasciarci indifferenti la scomparsa di Franca.

Ma ora che se ne è andata, a chi l’ha conosciuta, amata, stimata nel corso della sua straordinaria esistenza, resta comunque un ricordo bellissimo e incancellabile.

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