Cultura

Gli eventi e i caratteri di una storia che si legge come un romanzo

Gli eventi e i caratteri di una storia che si legge come un romanzoUn'opera di Gonzalo Puch

SCAFFALE «Estetica italiana contemporanea», un denso saggio del filosofo Mario Perniola edito da Bompiani

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 19 luglio 2017

Esiste l’estetica in Italia ed esiste un’estetica italiana, che nella sua peculiarità non possiede alcun carattere marginale, anzi è originalissima e autorevole, dentro e fuori i confini. In molti casi è riservata e testardamente minoritaria, desiderosa di ombra, sprezzante del successo pur di non essere confusa con le cose banali. In altri casi è ingaggiata con i modi e i tempi della comunicazione, vuole apparire, sfida la visibilità pubblica e dialoga con l’attualità. E tra questi due atteggiamenti, che possono apparire estremi, ci sono poi tante altre posizioni; soprattutto ci sono i libri e le persone che li scrivono. L’estetica italiana è varia, segnata da campi di studio diversi, che spaziano dalle arti alla politica, dalla storia della cultura alla religione, dalla tecnologia alla neuroscienza.

IN UN INTRECCIO di strade e ragionamenti filosofici che attraversano il linguaggio e il comportamento, la narrazione storica e la storia del pensiero, l’estetica è lì dove il giudizio, la scelta, l’opinione producono sentire, sensazione e racconto dell’esperienza. Mario Perniola, in Estetica italiana contemporanea (Bompiani, pp. 271, euro 12), la racconta a par suo, con l’autorevolezza e il garbo di un pensatore, scrittore, saggista e accademico che questo mondo l’ha attraversato da protagonista. Il suo discorso prende forza da una imponente scelta di letture, coltivate con apertura nell’arco di decenni, e con un’attenzione puntuale anche verso gli episodi meno noti o addirittura oscuri della produzione e la ricerca umanistica italiana. La sua selezione include i libri dei colleghi, filosofi ed estetologi, certo, ma anche le voci di non filosofi o di filosofi occasionali: l’importante è che abbiano portato un contributo, volontario o casuale, al dibattito estetico.

È bene concedersi il gusto di una lunga elencazione di nomi, appartenenti a varie generazioni del Novecento, pur correndo il rischio di saltarne qualcuno: Pareyson, Bodei, Cacciari, Donà, Eco, Vattimo, Colli, Cesarano, Lonzi, Fachinelli, Cavarero, Sgalambro, Gargani, Emo, Agamben, Givone, McLahren, Ceronetti, Castellucci, Campo, Moretti, Giorgi, Calvino, Calasso, Michelstaedter, Diana, Dorfles e Carchia. Naturalmente questa lista non contiene tutto il fronte di ciò che è, o è stata, l’estetica italiana, se intesa come disciplina di studi.
Il lungo racconto che Perniola propone, taglia e attraversa questo mondo individuando una serie di tendenze estetiche che i nomi di quegli intellettuali – che professionalmente sono stati variamente professori, scrittori, critici, drammaturghi ed editori – hanno incarnato e incarnano con i loro libri e le loro azioni.

La cultura estetica contemporanea, secondo Perniola, si manifesta in diverse tendenze: l’armonia e il bello, l’ironia e la dissimulazione, la morte e il comico, il tragico e il magnificente, la sottigliezza e l’arguzia; infine, l’acutezza e la lotta. Ed è in quest’ultima coppia che l’autore si riconosce, più precisamente come «pensatore postconfessionale». Lasciamo ai futuri lettori la libertà di soddisfare la curiosità. Ma dietro questa sistemazione di autori e opere c’è qualcosa di più e di veramente importante. È il modo di pensare la cultura e la sua storia, la sua narrabilità.

PERNIOLA CERCA vene profonde, non necessariamente invisibili ma essenziali, quelle che possono sfuggire anche a chi queste correnti alimenta e percorre. Tali tendenze sono prese nel loro plusvalore estetico, e più precisamente ricondotte a nozioni estetiche che, in quanto tali, hanno guidato i loro ragionamenti e intriso i rispettivi atteggiamenti caratteriali. In ciò Perniola adotta uno stile descrittivo che, pur non volgendo mai lo sguardo via dalle loro scritture, analizzate e commentate con acutezza, ha un sapore antico, come quando si incrociavano le vite dei filosofi e i loro detti notevoli. Per questo si incontrano giudizi saporiti, moderati ed eleganti anche quando non risparmiano critiche durissime.
Prende tutti sul serio, anche quando dissente con fermezza. E per ciascuno riesce a realizzare sintesi vertiginose, che per molti aspetti diventano le parti più gustose del libro. Estetica italiana contemporanea non è, insomma, un panorama dell’estetica, cosa che presupporrebbe uno sguardo distaccato e lontano, ma tende piuttosto a essere e a farsi leggere come un romanzo, proprio perché è una storia composta di eventi e caratteri.

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