Gli eventi e i caratteri di una storia che si legge come un romanzo
SCAFFALE «Estetica italiana contemporanea», un denso saggio del filosofo Mario Perniola edito da Bompiani
SCAFFALE «Estetica italiana contemporanea», un denso saggio del filosofo Mario Perniola edito da Bompiani
Esiste l’estetica in Italia ed esiste un’estetica italiana, che nella sua peculiarità non possiede alcun carattere marginale, anzi è originalissima e autorevole, dentro e fuori i confini. In molti casi è riservata e testardamente minoritaria, desiderosa di ombra, sprezzante del successo pur di non essere confusa con le cose banali. In altri casi è ingaggiata con i modi e i tempi della comunicazione, vuole apparire, sfida la visibilità pubblica e dialoga con l’attualità. E tra questi due atteggiamenti, che possono apparire estremi, ci sono poi tante altre posizioni; soprattutto ci sono i libri e le persone che li scrivono. L’estetica italiana è varia, segnata da campi di studio diversi, che spaziano dalle arti alla politica, dalla storia della cultura alla religione, dalla tecnologia alla neuroscienza.
IN UN INTRECCIO di strade e ragionamenti filosofici che attraversano il linguaggio e il comportamento, la narrazione storica e la storia del pensiero, l’estetica è lì dove il giudizio, la scelta, l’opinione producono sentire, sensazione e racconto dell’esperienza. Mario Perniola, in Estetica italiana contemporanea (Bompiani, pp. 271, euro 12), la racconta a par suo, con l’autorevolezza e il garbo di un pensatore, scrittore, saggista e accademico che questo mondo l’ha attraversato da protagonista. Il suo discorso prende forza da una imponente scelta di letture, coltivate con apertura nell’arco di decenni, e con un’attenzione puntuale anche verso gli episodi meno noti o addirittura oscuri della produzione e la ricerca umanistica italiana. La sua selezione include i libri dei colleghi, filosofi ed estetologi, certo, ma anche le voci di non filosofi o di filosofi occasionali: l’importante è che abbiano portato un contributo, volontario o casuale, al dibattito estetico.
È bene concedersi il gusto di una lunga elencazione di nomi, appartenenti a varie generazioni del Novecento, pur correndo il rischio di saltarne qualcuno: Pareyson, Bodei, Cacciari, Donà, Eco, Vattimo, Colli, Cesarano, Lonzi, Fachinelli, Cavarero, Sgalambro, Gargani, Emo, Agamben, Givone, McLahren, Ceronetti, Castellucci, Campo, Moretti, Giorgi, Calvino, Calasso, Michelstaedter, Diana, Dorfles e Carchia. Naturalmente questa lista non contiene tutto il fronte di ciò che è, o è stata, l’estetica italiana, se intesa come disciplina di studi.
Il lungo racconto che Perniola propone, taglia e attraversa questo mondo individuando una serie di tendenze estetiche che i nomi di quegli intellettuali – che professionalmente sono stati variamente professori, scrittori, critici, drammaturghi ed editori – hanno incarnato e incarnano con i loro libri e le loro azioni.
La cultura estetica contemporanea, secondo Perniola, si manifesta in diverse tendenze: l’armonia e il bello, l’ironia e la dissimulazione, la morte e il comico, il tragico e il magnificente, la sottigliezza e l’arguzia; infine, l’acutezza e la lotta. Ed è in quest’ultima coppia che l’autore si riconosce, più precisamente come «pensatore postconfessionale». Lasciamo ai futuri lettori la libertà di soddisfare la curiosità. Ma dietro questa sistemazione di autori e opere c’è qualcosa di più e di veramente importante. È il modo di pensare la cultura e la sua storia, la sua narrabilità.
PERNIOLA CERCA vene profonde, non necessariamente invisibili ma essenziali, quelle che possono sfuggire anche a chi queste correnti alimenta e percorre. Tali tendenze sono prese nel loro plusvalore estetico, e più precisamente ricondotte a nozioni estetiche che, in quanto tali, hanno guidato i loro ragionamenti e intriso i rispettivi atteggiamenti caratteriali. In ciò Perniola adotta uno stile descrittivo che, pur non volgendo mai lo sguardo via dalle loro scritture, analizzate e commentate con acutezza, ha un sapore antico, come quando si incrociavano le vite dei filosofi e i loro detti notevoli. Per questo si incontrano giudizi saporiti, moderati ed eleganti anche quando non risparmiano critiche durissime.
Prende tutti sul serio, anche quando dissente con fermezza. E per ciascuno riesce a realizzare sintesi vertiginose, che per molti aspetti diventano le parti più gustose del libro. Estetica italiana contemporanea non è, insomma, un panorama dell’estetica, cosa che presupporrebbe uno sguardo distaccato e lontano, ma tende piuttosto a essere e a farsi leggere come un romanzo, proprio perché è una storia composta di eventi e caratteri.
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