Nel marzo 1972, alla vigila della conferenza delle Nazioni unite sull’ambiente umano (Stoccolma), il Club di Roma pubblica il rapporto The Limits to Growth, scritto da un gruppo di scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit). Sviluppando un modello con cinque variabili – crescita demografica, industrializzazione, produzione alimentare, consumo di risorse, inquinamento – la ricerca rende chiaro che se i trend di crescita rimarranno inalterati, prima o poi entro il ventunesimo secolo si arriverà al collasso.

Il rapporto offre diversi scenari, sulla base di quanto l’umanità riconoscerà o meno i rischi ecologici e adotterà le azioni necessarie. Una questione di valori e politica. The Limits to Growth fu tradotto in tutto il mondo; in Italia col titolo I limiti dello sviluppo, fuorviante perché lo sviluppo umano è diverso dalla crescita economica», sottolineava lo scienziato ambientalista Giorgio Nebbia in un articolo su il manifesto nel 2018 (per i cinquant’anni dalla nascita del Club di Roma). E proseguiva così: «Il libro sosteneva che soltanto fermando o almeno rallentando la crescita della popolazione mondiale e della produzione agricola e industriale sarebbe stato possibile far diminuire gli inquinamenti e rallentare il consumo e lo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili: minerali, petrolio, fertilità dei suoli. Suscitò una tempesta. Gli economisti sostennero che soltanto con la crescita economica e con innovazioni tecniche il mondo avrebbe potuto superare le crisi ambientali. I comunisti, che allora c’erano ancora, spiegarono che i guasti erano dovuti alla maniera capitalistica di produrre e consumare e che in una società pianificata i principali problemi potevano essere risolti. I cattolici contestarono la proposta di rallentare la crescita della popolazione con metodi contraccettivi».

Gli avvertimenti furono accantonati, ma la realtà si è incaricata di dimostrare quanto fossero fondati, concludeva Giorgio Nebbia. In questo 2022, mentre non è tramontana la perversa regola del «troppo poco, troppo tardi», il Club di Roma celebra i cinquant’anni del rapporto con un nuovo libro (per i prossimi cinque lustri), Earth for All: A Survival Guide for Humanity e con diversi eventi e programmi (https://www.clubofrome.org/ltg50-events/). Fra questi, la Dichiarazione Afrik-Akili presentata il 9 agosto, con la quale il Club di Roma mette il continente africano alcentro del futuro (si veda l’intervista alla co-direttrice del Clud di Roma).