Passando, con estrema leggerezza, dalle atmosfere fantascientifiche dei suoi primi lavori alla gangster story (in Brooklyn senza madre) dal romanzo di formazione in La fortezza della solitudine alla narrativa post 9/11 in Chronic City, dal realismo sociale dei Giardini dei dissidenti allo splatter di Anatomia di un giocatore d’azzardo, fino al noir nel Detective selvaggio, Jonathan Lethem ha sistematicamente e brillantemente sconvolto le convenzioni dei generi letterari. Non fa eccezione a questa camaleontica vitalità il suo ultimo lavoro, L’Arresto (La nave di Teseo, traduzione Andrea Silvestri, pp. 333, € 20,00) ennesima conferma di come, continuando a rielaborare gli stessi temi...