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Gli annunci del governo non fanno scuola

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La riforma nel caos Ultimatum "impossibile" al parlamento: 40 giorni per approvare un disegno di legge che ancora non c’è. Ancora indiscrezioni: A settembre sarebbero assunti 40 mila precari, non i 148 mila promessi

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 6 marzo 2015

Quaranta giorni per approvare il disegno di legge sulla scuola. È l’ultimatum consegnato ieri al parlamento dal governo Renzi per bocca del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone (Pd). Un tempo impossibile per il doppio passaggio alle Camere, considerando anche il fatto che il governo non è riuscito fino a oggi a scrivere i contenuti della «Buona Scuola». Il messaggio è chiaro: le opposizioni non devono fare ostruzionismo perché non ci sono i tempi per la discussione. Tali condizioni sono irricevibili al punto che ci si chiede cosa impedisca al governo di ricorrere al decreto per assumere i precari iscritti alle graduatorie in esaurimento (Gae). La fiducia sembra l’unico strumento per uscire da questo caos.

Ad aprile l’esecutivo approverà comunque un decreto d’urgenza, lo strumento escluso il 3 marzo dal Consiglio dei ministri. Renzi voleva evitare di passare da «dittatorello» e favorire «una discussione ampia» sulla «Buona Scuola». Tale discussione durerà una settimana o poco più, per ciascun ramo del parlamento, stando ai tempi dettati da Faraone. Una generosa concessione, evidentemente. Sempre che gli annunci del sottosegretario non vengano smentiti dal ministro Giannini, com’è già accaduto all’inizio di questa saga sulla pelle dei docenti precari.

Tra sindacati e precari, questi ultimi pronti a manifestare a Montecitorio martedì 10 al presidio indetto dai Cobas, serpeggia un’ipotesi: il governo non sa tradurre in legge i propri annunci. Né riesce a fermare le “indiscrezioni” che ieri sono tornate a fiorire. A settembre sarebbero assunti 40-50 mila precari dalle Gae, non i 148 mila promessi a settembre 2014. Gli esclusi (Gae, graduatorie di istituto, abilitati, con contratto di 36 mesi) avrebbero un binario preferenziale del 40% non per l’assunzione, ma per partecipare a un nuovo “concorsone” bandito il 1° ottobre 2015. Il numero di 40-50 mila è legato ai posti nell’organico di diritto e coincidono con il piano di assunzioni del governo Letta.

Sarebbe questo il prodotto della mancata attuazione dell’«organico funzionale» che al momento resta affidato ai tempi parlamentari del disegno di legge. Ieri questa ipotesi ha seminato l’indignazione tra i precari delle Gae. Già in 40 mila sarebbero stati esclusi dalle assunzioni promesse. La nuova ipotesi ne taglierebbe fino a centomila, costringendoli a partecipare a un concorso che hanno già fatto.

Sospesi restano anche i duemila vincitori restanti e i seimila idonei del “concorsone” del 2012. Questa vicenda è un monito: vincere una cattedra in Italia non significa avere subito uno stipendio. La stessa sorte potrebbe toccare ai vincitori al prossimo concorso per 60-80 mila persone. La bozza del decreto sulla «Buona Scuola» assicura che saranno tutti assunti.
«Ma noi vogliamo certezze» afferma Paola, 38 anni e tre figlie, di Acquaviva (Bari), vincitrice del concorso 2012 per la primaria e idonea per la scuola dell’infanzia in Puglia. «Ci trattano come marionette – denuncia – Sono in gioco milioni di voti, compresi quelli dei familiari degli insegnanti. La posta in gioco è alta e tra un po’ arrivano le regionali. Non si può parlare di una riforma per mesi e cambiare idea in una notte».

La biografia di questa docente è quella della «generazione più acculturata della storia, ma anche la più disoccupata». La scorsa estate Paola si è iscritta nelle graduatorie di istituto per fare supplenze più o meno brevi.

Se la chiamano, oggi parte e insegna ad Alberobello, per esempio. Ottanta chilometri al giorno. Per vivere fa doposcuola, lezioni private, realizza un’indagine Istat. «Mi arrangio come posso: insegno francese in una scuola privata, ma a titolo gratuito. Ci rimetto solo». «Se partiamo dal presupposto della buona scuola – continua – allora noi dovremmo rientrare in quanto vincitori del concorso dal primo settembre 2015». Il bando parlava chiaro: entro due anni i vincitori sarebbero entrati in base al merito e secondo una graduatoria precisa. In Puglia erano previsti 284 posti per la primaria.

Dopo tre anni i docenti assunti sono solo 104. Non è così in altre regioni dove le graduatorie del concorso sono state esaurite. Tutto dipende dalle classi di concorso, dagli ordini di scuola o dai territori. «Perché pensare a un nuovo concorso quando ci sono già le graduatorie?».

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