Gli angeli caduti della generazione Z, «la trap può essere una forma di riscatto»
Intervista Il coreografo Michael Incarbone racconta "Fallen Angels", di cui verrà presentata una versione per spazi non teatrali il 15 giugno a Corpo libero, la festa della danza di Roma. Una meditazione sull'immaginario trap che si muove tra diversi linguaggi. In scena Erica Bravini
Intervista Il coreografo Michael Incarbone racconta "Fallen Angels", di cui verrà presentata una versione per spazi non teatrali il 15 giugno a Corpo libero, la festa della danza di Roma. Una meditazione sull'immaginario trap che si muove tra diversi linguaggi. In scena Erica Bravini
«Volevamo riflettere sulla generazione ancora più giovane della nostra, su come i loro corpi osservano il presente e come sono sensibili all’iper-connessione» spiega Michael Incarbone, coreografo e danzatore classe 1995. Il suo spettacolo Fallen Angels – in scena c’è la danzatrice Erica Bravini, di due anni più giovane – è attualmente in tour per l’Italia dopo il debutto all’ultima edizione di Teatri di Vetro, e condensa una meditazione sulla caduta, lo smarrimento e il possibile riscatto della generazione Z.
UN LAVORO – di cui il 15 giugno sarà presentata una versione per spazi non teatrali a Corpo libero, la festa della danza di Roma – è nato dall’incontro tra le ispirazioni iconografiche e uno studio della musica che più di tutte rappresenta la gioventù oggi: la trap. «Sono rimasto folgorato, agli Uffizi, dal dipinto Caduta degli angeli ribelli (1612-1614) di Andrea Commodi. Un quadro incompleto con un gran numero di corpi che cadono nel nulla. Mi ha stimolato a pensare a ciò che nel nero, nel buio, si può celare, o cosa dal nero può emergere. In Fallen Angels il corpo è inteso come una moltitudine, ci sono formazioni che appaiono e scompaiono e non c’è mai un’identificazione completa. Attraverso un processo di astrazione della danza, facciamo rivivere questa caduta infinita, che è anche emotiva, un alto e un basso, perdersi e riscattarsi».
La luce martellante, l’oscurità densa, il corpo disarticolato di Bravini ci trasportano in un limbo dove scorre energia, quasi un aldilà che pure ci parla soprattutto di oggi. La figura dell’angelo caduto si collega all’immaginario trap anche per le biografie di alcuni musicisti che sembrano incarnarla. «Nell’estetica della trap le figure sono spesso ambigue, sono portatrici di messaggi ma possono trasformarsi in demoni. Mi sono appassionato alla vita di XXXTentacion, l’unico artista che citiamo nel lavoro. Per i giovanissimi come lui che vivono in contesti di forte marginalità, la trap può essere una forma di riscatto. Infatti è alla portata di tutti, grazie a piattaforme streaming come Soundcloud. La sua figura sembra davvero quasi angelica, si è fatto spazio urlando, con testi molto duri, ma è stato assassinato a soli vent’anni». Per Fallen Angels sono state composte appositamente delle musiche che si richiamano a quel mondo da Edoardo Maria Bellucci, vengono poi eseguite dal vivo da Gabriele Corti. La ricerca che è dietro lo spettacolo si muove tra diversi ambiti, inglobandoli: Incarbone racconta che per la coreografia sono stati fondamentali video e foto, e in seguito è nato anche un cortometraggio, Where you can find me. disappearance.
GLI CHIEDIAMO perché la trap sia avversata da così tante persone. «Credo che metta paura a molti perché non la comprendono. L’aspetto moralista di cosa sia giusto o meno cantare in una canzone non mi interessa, di sicuro nella trap ci sono elementi di mascolinità tossica in cui non mi rispecchio ma ci sono in tutti i campi, artistici e non. È vero che la trap oggi è il mainstream e risponde ad un’esigenza di espressione in tutto il mondo, poi però ci sono artisti superficiali attratti solo dal successo e altri che hanno preso strade più interessanti, penso ad esempio a Lil Yachty e ai suoi testi sulla questione nera».
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