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Gli allevamenti che avvelenano l’Europa

Chiare, fresche e «sporche» acque… Il modo in cui produciamo il nostro cibo contribuisce a determinare quale sarà il futuro del pianeta. Attualmente però il nostro ambiente è messo sotto […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 6 dicembre 2018

Chiare, fresche e «sporche» acque… Il modo in cui produciamo il nostro cibo contribuisce a determinare quale sarà il futuro del pianeta. Attualmente però il nostro ambiente è messo sotto pressione da un modello di agricoltura industriale e, in particolare, dall’allevamento intensivo di animali per la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari.

Il nuovo rapporto di Greenpeace Il costo nascosto della carne ci regala un’istantanea della pervasiva contaminazione dei corsi d’acqua europei, in particolare nelle zone caratterizzate da una forte presenza di allevamenti intensivi. Ci mostra che i fiumi contengono un cocktail di prodotti agro-chimici e farmaceutici.
Durante i mesi di giugno e luglio 2018, infatti, Greenpeace ha condotto analisi in dieci Paesi europei. I campionamenti sono stati fatti in 29 fiumi e canali di irrigazione, in regioni con una forte presenza di allevamenti. I campioni sono stati analizzati per verificare la presenza di medicinali ad uso veterinario, pesticidi, nutrienti e metalli. Gli antibiotici sono stati trovati in oltre due terzi dei campioni. Non solo, la metà di tutti quelli esaminati conteneva livelli di nitrati superiori alla soglia considerata sicura per gli organismi acquatici più vulnerabili e tutte le analisi hanno evidenziato residui di pesticidi: 104 in totale, di cui 28 ormai vietati in Ue.
In Italia i campioni sono stati prelevati in Lombardia, regione dove si concentra oltre la metà della popolazione nazionale di suini, nelle province di Cremona, Mantova e Brescia. Sono stati rilevati 12 differenti farmaci veterinari. I due campioni prelevati dai canali contenevano rispettivamente tre e sei diversi farmaci, in quello raccolto nella Roggia Savarona (Brescia), sono stati rilevati 11 diversi tipi farmaci, 7 dei quali antibiotici: il numero più alto trovato in un singolo campione nel corso di tutta l’indagine.

In ciascun campione italiano, inoltre, sono stati trovati da 17 a 23 pesticidi; complessivamente sono stati rilevati 30 diversi pesticidi, nove dei quali non più autorizzati in Ue.

Tutti e tre le provette contenevano concentrazioni di nitrati al di sopra del livello scientificamente suggerito come necessario per assicurare la protezione degli invertebrati acquatici, pesci e anfibi più sensibili. La produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari insieme al relativo fabbisogno di mangimi rappresentano, quindi, una minaccia per l’ambiente e per la nostra salute. Le possibili conseguenze sono preoccupanti: maggiore probabilità di sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici (che mette a rischio l’efficacia di farmaci vitali), la minaccia per diverse specie rappresentata dalla presenza di pesticidi, un rischio per la fauna selvatica e la salute umana legato ai liquami originati da questi impianti che inquinano acqua e aria. Soprattutto, però, non siamo ancora in grado di valutare gli impatti complessivi causati dalle miscele formate da vari inquinanti presenti nei nostri ecosistemi.

Attraverso la Politica Agricola Comune (PAC), l’Unione europea ha contribuito a definire il modo in cui il cibo viene prodotto in Europa. Come confermato dai risultati di queste analisi, però, tale politica non è riuscita finora a proteggere efficacemente le persone e l’ambiente dall’inquinamento provocato dall’agricoltura industriale. I sussidi pubblici sono stati erogati senza tenere conto degli impatti ambientali e hanno, quindi, contribuito all’espansione di una produzione di carne e prodotti lattiero-caseari sempre più industrializzata: tre animali su quattro allevati in Europa sono tenuti in un ristretto numero di grandi allevamenti, mentre i piccoli produttori hanno ridotto il loro bestiame del 50%. Per troppo tempo il denaro pubblico ha sostenuto questo modello di allevamento insostenibile. È ora che l’Ue e gli Stati membri, Italia compresa, si impegnino a incentivare quelle aziende agricole che producono con metodi ecologici per tutelare salute e ambiente, oltre che l’agricoltura.

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