Glen Matlock, oltre la rabbia
Incontri/Il bassista originario dei Sex Pistols racconta il nuovo album «Consequences Coming», tra rock incalzante e attacchi al mondo politico britannico La nuova avventura con i Blondie, il disco con Iggy Pop, il tour con i Faces, la serie tv «Pistol». «Sono un artista di oggi, non voglio essere visto come un pezzo di storia. Penso a evolvermi»
Incontri/Il bassista originario dei Sex Pistols racconta il nuovo album «Consequences Coming», tra rock incalzante e attacchi al mondo politico britannico La nuova avventura con i Blondie, il disco con Iggy Pop, il tour con i Faces, la serie tv «Pistol». «Sono un artista di oggi, non voglio essere visto come un pezzo di storia. Penso a evolvermi»
«Non sono arrabbiato. So solo di aver ragione. Ma la vendetta è un piatto che va consumato freddo». Nato a Londra nel 1956, Glen Matlock fa parte della mitologia del rock, ma conserva lo spirito inquieto di un ragazzo di quella working-class londinese oggi ferita dalla crisi causata dalla Brexit. Il suo nome sarà per sempre legato al fatto di essere stato uno dei membri originari dei Sex Pistols e di aver avuto un ruolo essenziale nella composizione di dieci delle dodici tracce di Never Mind the Bollocks, un album che da un giorno all’altro cambiò per sempre la storia del rock e la cultura pop.
DISSAPORI
Matlock lasciò la band nel febbraio del 1977 per i suoi dissapori con John Lydon Rotten che lo rimpiazzò con l’amico Sid Vicious. Oggi ama definirsi non una rockstar ma un musicista di professione e il suo ultimo album, appena uscito per la Cooking Vinyl e intitolato Consequences Coming, è un atto d’accusa contro la classe politica che ha ingannato gli inglesi, negli ultimi anni sulla Brexit. Le canzoni, talvolta caustiche, sono liberatori inni di resistenza. «Non sono certo avvilito – dice oggi, durante la nostra chiacchierata al telefono -. A scuola il mio personaggio di Shakespeare preferito era Falstaff, il giullare che fa ridere, ma è l’unico che può dire sempre la verità. Nelle mie canzoni è come se provassi ad avere un dialogo e se vuoi che qualcuno ti ascolti non devi infastidirlo».
Nell’album, accolto da ottime recensioni, e sotteso da un robustissimo rock, figurano, tra gli altri Earl Slick (chitarra, legato in particolare ai dischi di David Bowie) e Clem Burke (batterista dei Blondie); il singolo trainante Head on a Stick, è un contagioso rock anthem in cui Matlock si augura («metaforicamente», specifica) di vedere qualche testa colpevole rotolare. Le sue idee sulla politica del Regno Unito sono molto chiare: «A parte il colossale errore della guerra in Iraq al seguito di Bush, penso che Tony Blair sia stato per un certo periodo il miglior primo ministro che abbiamo avuto. C’era entusiasmo e una coerente politica di centro-sinistra. Poi sono tornati i Tories e sono come vampiri che risucchiano la speranza dalle persone. L’Europa chiese a David Cameron una regolamentazione sulle società off-shore e da lì si iniziò a parlare di Brexit. Alla fine tutto si è ritorto contro di noi».
GIOCHI DI POTERE
Un po’ di delusione per Glen arriva non solo dalla politica, ma anche dalla televisione e dalla serie televisiva Pistol, diretta dal regista premio Oscar Danny Boyle. «Io e Paul Cook (il batterista dei Sex Pistols, ndr) – dice Glen – veniamo messi in scena senza nessun background. Avrebbe potuto essere un’ottima serie, ma non è abbastanza grintosa e la storia che io fui cacciato dalla band è semplicemente falsa e questo mi ha molto deluso. Ho comunque avuto occasione di dire a Boyle cosa penso. So che John Lydon ha tentato anche di bloccarla, ma tutto poi è diventato un gioco di potere con implicazioni legali su chi detiene il nome Sex Pistols. Alla fine la storia è però basata sulla biografia di Steve Jones che in fondo è stato il fondatore della band e ha diritto di raccontare la sua versione».
La verità di Matlock si può leggere nella sua autobiografia I Was a Teenage Sex Pistol, ma cosa si prova ad avere avuto un’adolescenza oggetto ormai di una vera e propria epica? «È strano, incredibile. Ma è anche alla fine quello che sono e che la gente è curiosa di sapere di me. Una volta chiesero a Keith Richards quanto costa un litro di latte e lui rispose ‘Che ne so? Io sono stato una rockstar tutta la mia vita!’. Ecco io sono stato un ex-Sex Pistol tutta la mia vita». In realtà il prefisso ex cadde nel ’96 quando il quartetto, nonostante le inimicizie non sopite, si riformò per un tour mondiale di 78 date sold-out.
Ma la carriera di Matlock è stata ricchissima di musica e collaborazioni. Dopo i Pistols fondò con Midge Ure, il chitarrista Steve New e il batterista Rusty Egan i Rich Kids. Il loro esordio è un vero gioiello del punk anni ’70. Ma rimase un unico acuto. «Midge Ure – ricorda Glen – iniziò un progetto parallelo con Steve Strange e Egan, i Visage. Scelse un’altra direzione musicale. Poi fonderà gli Ultravox. Io volevo rimanere più sul rock’n’roll».
INSIEME SUL PALCO
In quel periodo ci fu anche un’inedita collaborazione tra rivali. Glen e Sid Vicious si trovarono insieme sul palco per uno show con il nome Vicious White Kids, era l’estate del 1978, il luogo era l’Electric Ballroom di Londra: «Fu solo una notte. Io e Sid eravamo in realtà nemici. Ma fu divertente, avevamo fatto un paio di prove insieme e fissammo una data che ebbe successo grazie al passaparola. Tra il pubblico c’erano Steve Jones, Paul Cook e Debbie Harry dei Blondie che incontrai lì per la prima volta. C’erano anche i Thin Lizzy. Avevamo un repertorio di sole 9 canzoni che ripetemmo, a grande richiesta, tre volte. Circola un bootleg che contiene solo la parte finale del concerto in cui eravamo tutti “su di giri”. Sid era in realtà un buon cantante, era a suo modo un Elvis, capace di dare una sua interpretazione personale delle canzoni».
Il capitolo successivo fu accanto a Iggy Pop con cui incise The Soldier nel ’79. Si racconta che David Bowie che collaborava alla produzione, arrabbiato con il chitarrista Steve New, fece di tutto per abbassare nel mix finale il suono della sua chitarra. Matlock svela il retroscena: «Steve prese a pugni Bowie. Eravamo tutti un po’ fuori. David stava parlando con la fidanzata di New (la modella e cantate Patti Palladin, ndr) e sembrava volesse abbordarla. Bowie voleva sì sedurla, ma solo per avere una sigaretta. Lo studio di registrazione era infatti nella campagna gallese in mezzo al nulla ed eravamo rimasti a corto di fumo e David era convinto che Patti nascondesse un pacchetto di Marlboro. E Steve poi intervenne. La classica pazza storia di rock’n’roll».
DURANTE IL GIORNO
Con Iggy Pop, Glen arrivò per la prima volta in Italia per due concerti, a Parma e a Milano: «Iggy Pop era sì folle, ma è quello che ci si aspettava da lui. Durante il giorno è James Osterberg, sul palco si trasforma in Iggy Pop. Lavorare con lui mi ha portato a conoscere tanti musicisti, tra cui lo stesso Bowie. Con lui andai a suonare in America per la prima volta». Dopo la reunion dei Pistols del ’96, Matlock si è messo al lavoro su diversi album solisti incisi con la sua band, The Philistines. Nel 2010 ha avuto l’occasione di suonare nel tour di reunion di una delle sue band preferite di sempre, i Faces con i membri storici Ronnie Wood, Kenney Jones, Ian McLagan e alla voce, al posto di Rod Steward, Mick Hucknall.
Matlock conferma che la band ha registrato anche nuove canzoni: «Sì ho partecipato anche io alle incisioni, non so se è stato coinvolto poi anche Rod Stewart». Oggi, a parte gli impegni solisti, Glen è membro (al basso) dei Blondie con cui questa primavera si è esibito al Coachella Festival e con cui ha fatto un tour americano: «Un grandissimo successo. Siamo stati in Sud America e ho visto migliaia di spettatori cantare, parola per parola, tutte le canzoni. Debbie avrebbe potuto anche non aprire bocca».
Nel suo nuovo lavoro solista oltre a cantare suona la chitarra: «Preferisco la chitarra quando canto. Ho le mani più libere e posso rivolgermi al pubblico, cosa che se suoni il basso non puoi fare». Nel suo nuovo lavoro si conferma un songwriter di classe, d’altronde la sua intuizione musicale fu decisiva per Anarchy in the Uk, primo singolo dei Sex Pistols, su cui rivela: «Mi ispirai alla sigla di uno show televisivo musicale, Tonight at the London Palladium, che aveva questa grandiosa overture che è richiamata all’inizio del pezzo. Per il basso invece c’è un giro che ripresi da James Jamerson, bassista della Tamla Motown». Ecco svelato un legame tra Marvin Gaye e il punk: la storia della musica è imprevedibile.
Glen sorride: «È un po’ disorientante essere considerato un pezzo di storia. Voglio essere un artista contemporaneo e con il mio nuovo disco voglio parlare dell’oggi perché se sei un musicista e non suoni e non ti evolvi sei solo un pallone gonfiato».
Ma il 2023 suona come il 1977. Iggy Pop è in tour con un nuovo disco, John Lydon ha pubblicato un nuovo album con i P.I.L., Steve Jones e Paul Cook hanno una nuova band con Billy Idol. Come direbbe Woody Allen: Dio è morto, la Regina è morta, ma il punk si sente molto bene.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento