Nella lettera del 21 novembre 1996 a Jean-Claude Romand, assassino di moglie, figli e genitori, riportata ne L’avversario, Emmanuel Carrère scrive: «il problema per me non è reperire informazioni, ma trovare una mia collocazione rispetto alla sua storia… perciò non mi resta che raccontare in prima persona… quello che della sua storia mi riguarda e produce un’eco nella mia». Simile distanza prospettica, che tiene salda la distinzione tra io e mondo, ha rappresentato sul finire del XX secolo uno sviluppo della postura del new journalism anglosassone, offrendo un modello assai frequentato dal non-fiction novel degli anni a venire. IL NUCLEO...