Giuni Russo, omaggio alla voce impertinente tra adrenalina e follia
Musica Un concerto dedicato all’artista nel ventennale dalla morte. Alice, Dulce Pontes, Ruggiero nel cast
Musica Un concerto dedicato all’artista nel ventennale dalla morte. Alice, Dulce Pontes, Ruggiero nel cast
Sabato scorso ricorrevano esattamente venti anni dalla morte di Giuni Russo, cantante e musicista straordinaria che ha rinnovato in Italia la tradizione della canzone e della sua interpretazione. La ricorrenza è stata celebrata alla Nuvola di Fuksas con una serata, promossa da Eur spa, abbastanza straordinaria rispetto ai normali concerti. Un gruppo nutrito di cantanti ed artisti, di scuola e formazione, e gusto, assolutamente diversi, ma tra i nomi più importanti nell’Italia dello spettacolo, ha dedicato la serata a lei, riproponendo, ciascuno a suo modo, quel patrimonio di canzoni e interpretazioni che lei ci ha lasciato. E che nessuno può negare abbiano cambiato il gusto di una grossa parte del pubblico, le modalità stesse dell’ascolto (e del «messaggio» se si può ancora dire) di quei racconti musicali. Con i suoi titoli e i suoi refrain si potrebbe ricostruire l’almanacco dei desideri, dei dispetti, dei grovigli familiari e sentimentali, e anche delle conquiste socioculturali di una vasta generazione del nostro paese.
LA SUA «IMPERTINENZA» conteneva e raccontava i sentimenti migliori, e anche le furberie generose per conquistarli e viverli. Tutto cantato con una voce che nella sua aggressività non nascondeva tenerezza, e anzi cercava, tra toni acuti e affondi virtuosi, valori universali da ottenere anche a costo di piccoli escamotages filiali, dispetti di coppia e birichinate da spiaggia.
A risentirle l’altra sera all’Eur, veniva davvero il rimpianto per la sua mancanza, il suo «acume», e i toni pazzeschi della sua voce e della sua melodia. Per lei ha cantato il meglio della canzone italiana, la sua parte più vivace e creativa, apparsa molto felice di misurarsi con le canzoni, gli acuti e le tirante trascinanti della voce di Giuni Russo. In platea appariva commossa ma assai fiera Maria Antonietta Sisini, compagna e manager di una vita, l’una sarda e l’altra siciliana, che avevano messo in comune le due «isolanità» nazionali per scuotere alle radici da quelle terre assolate le buone maniere della canzone italiana. Personalità ricche e complesse, che non parlavano solo di canzoni, ma erano pronte all’ascolto dei più avveduti padri della chiesa.
La sua aggressività non nascondeva tenerezza, nei suoi acuti la ricerca di valori universali
MA IL CANTO è certo stata la passione più forte e conosciuta di Giuni, e la serata alla Nuvola ha sancito dopo tanti anni che se lei non c’è più il suo canto può dare ancora i brividi, anche attraverso le voci dei molti artisti che le hanno reso omaggio e gratitudine (e chi non ha potuto esserci, come Tiziano Ferro dall’America, ha cantato in video Morirò d’amore). Dei molti altri si poteva ammirare, oltre all’interpretazione, una sorta di devozione per colei che con voce ferina ha insegnato che la mamma non deve sapere della scappatella ad Alghero in compagnia di uno straniero (Irene Grandi); geografico anche Ron (Le contrade di Madrid), una strepitosa Arisa che dopo Illusione ha trascinato tutti Un’estate al mare, ieratica e commovente Alice in A’ cchiù bella e L’addio.
Dalla penisola iberica non è mancata la voce meravigliosa di Dulce Pontes, e una sorprendente Rita Pavone con Adrenalina e Con te. Due canzoni anche per Antonella Ruggiero, E poi Incudine, Cristicchi con Amara, e la significativa presenza dei Tenores di Neoneli, a ricordare le radici local di Giuni, con la Sicilia d’origine e la Sardegna luogo elettivo di vita e sentimenti. Una carrellata meravigliosa, di gusto e di energia, sempre acuminata da un pensiero forte, modulato sui ritmi più avvincenti. Una mancanza, quella di Giuni Russo, che dopo venti anni continua a farsi sentire.
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