Giuli nomina la «sua» nuova commissione Cinema
Cultura Il neo ministro 'rivede' con una nuova lista di nomine il lavoro del precedessore Sangiuliano
Lo aveva annunciato il giorno del suo insediamento che avrebbe rivisto le scelte in extremis del predecessore Sangiuliano sulla commissione Cinema – criticandone fra l’altro la poca attenzione alla parità di genere.
E come promesso, ecco che il neo ministro dalla Cultura Alessandro Giuli ha reso pubbliche le sue scelte ieri, in una strana coincidenza il giorno in cui Vermiglio di Maura Delpero è stato indicato per rappresentare l’Italia nella prossima corsa agli Oscar.
A testimoniare, se ce ne fosse bisogno, quanto sia delicato il lavoro di chi valuta i progetti per l’attribuzione dei contributi selettivi, e soprattutto quanto sia importante una legge cinema che non mortifichile produzioni nazionali nelle loro diversità.
Dei 15 nominati che rimarranno in carica due anni – con possibilità di rinnovo per altri due – sei sono appunto donne.
La composizione è piuttosto eterogenea.
C’è una rappresentanza de «Il Foglio» – testata alla quale Giuli ha collaborato – nelle figure di Selma Dell’Olio e Mariarosa Mancuso, alcuni «ritorni» – e un po’ di salotto tv – come Valerio Caprara e Stefano Zecchi – più docenti, operatori, critici fra cui Paolo Mereghetti.
Il punto però più che cercare chi è di destra – e ce ne sono – e chi no è che in questa commissione a parte pochi casi manca completamente un rapporto con la realtà del nostro cinema oggi, con chi ne scrive, chi fabbrica festival, persino chi è un riferimento nella «bolla» social.
Insomma chi ne fa parte criticamente e con consapevolezza, chi segue le cose non solo «mainstream» e prova a guardare il prisma e non la linea retta.
Vedremo cosa accadrà con la nuova legge, che certo non aiuta.
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