Girolamo, meditazioni urbane e narcolettiche
NARRATIVA «Taccuino delle piccole occupazioni», l'esordio letterario di Graziano Graziani per Tunuè
NARRATIVA «Taccuino delle piccole occupazioni», l'esordio letterario di Graziano Graziani per Tunuè
In un libro prezioso, Cascare dal sonno (a cura di Rosella Prezzo ed edito da Bollati Boringhieri), Jean-Luc Nancy ci accompagna per pagine dense sul significato di una caduta particolare, quella che ci trascina a dormire, talvolta ci conforta nel respiro degli amanti, nella culla della nostra infanzia e più in generale nello stato regolare di un ritmo che il mondo della veglia non possiede, quello dell’assenza. Scrive Nancy: «Non ci sono. Non lì, non ora, non qui, non così. Cercate altrove».
L’ESPERIENZA di cascare nel sonno può essere tuttavia anche diurna, alcune volte è abbandono piacevole, altre è frana inconsapevole che arriva a ghermire quando non dovrebbe. Come accade a Girolamo, protagonista del romanzo di esordio di Graziano Graziani, Taccuino delle piccole occupazioni (Tunuè, pp. 228, euro 14,50) che della metafisica incarnata di Nancy farebbe una informata cronaca. Registrazione minuta dei propri interstizi, sia mentali che emotivi, la storia è condotta da un uomo che scopre di essere narcolettico e ingaggia una interessante peregrinazione, su piani temporali sfalsati capaci di trascinare dalla vecchiaia alla fanciullezza e poi ancora oltre. Eppure è un eterno presente quello che attraversa.
Non sembrerebbe ma Girolamo è personaggio in cui si uniscono nevrosi e poesia, a 4 anni il sorriso bianco del macellaio gli era parso quello di Dio, ha un difficile rapporto con i ricordi, rilegge abitualmente le proprie agende anche se poi le ripone nel cassetto con malinconia, ama una donna che è stato convinto sarebbe tornata da lui per poi concludere che «le relazioni sentimentali sono un’equazione impossibile». Vive in una casa zeppa di bigliettini che gli indicano il nome degli oggetti; la narcolessia, intermittenza che spezza senza preavviso lo scorrere degli eventi – soprattutto quelli importanti che richiederebbero presenza, consistenza -, comincia a sfarinare la sua quotidianità. È un tarlo sibilante. Osservato da lontano è infatti Girolamo, da chi non lo si comprende mai fino in fondo e non è forse nemmeno importante, lo sdoppiamento del Sé è uno specchio già in frantumi.
INCONTRIAMO questa sagoma lacerata in angoli ingrati, nella metropolitana mentre ripensa alle Città invisibili di Calvino e odia tutti quelli che gli passano accanto. La memoria vacilla perduta come gli anni senza compleanno. Così non è detto sia tutto un grande sogno, o un potente stordimento. Sta di fatto che la meditazione sull’umano esistere è operazione che gli riesce bene perché afferra il prisma piuttosto sbilenco delle età e non si dà ragione delle storture.
Verrebbe da domandarsi, con Nancy: «Come dormire in un mondo senza ninnananna, senza un quieto ritornello, senza capacità d’oblio, senza inconscio? Come dormire, una volta disfatta l’anima?». Forse Girolamo ci racconterebbe nel dettaglio della «vocazione alla imperfezione, di una fascinazione per l’oggetto rotto, che pur inservibile resta sempre più luminoso dell’oggetto sano, immerso nella sua ottusità». Certo chissà che rumore sordo fa, così solo.
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