«Giorni felici», metti Samuel Beckett in salsa pop
Note sparse Nuovo album per La Rappresentante di lista, il duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina
Note sparse Nuovo album per La Rappresentante di lista, il duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina
A tre anni di distanza dall’ultimo disco di inediti My Mamma, La Rappresentante di Lista torna sul mercato discografico con Giorni felici. 11 tracce che cristalizzano ancora di più le istanze pop e orecchiabili del duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Anticipato da due singoli molto ballabili (e apparentemente spensierati) come Paradiso e La città addosso, Giorni felici – già nel titolo che omaggia Samuel Beckett – contiene una sottile e nascosta pulsione all’oscurità che, da sempre, caratterizza il lavoro musicale della band. Realizzato fra New York, lo Studio 13 di Damon Albarn a Londra, Palermo e Milano, Giorni felici è un disco energico e organico, fin troppo verrebbe da dire ma è palese la missione di «musicare» un mondo (e una società) di plastica che inevitabilmente cammuffa bene le sue crepe. La duplicità insita nelle canzoni è visibile a partire dalla copertina, firmata da Davide Bondielli, che sembra fondere un quadro di Hopper con il pagliaccio killer di IT di Stephen King. Tornando a Beckett, se l’operazione del dramma omonimo era tratteggiare un pallido specchio della misera condizione umana «travestendolo» da teatro dell’assurdo, la stessa cosa si può dire per l’album di Lrdl.
DOVE IL POP senza pensieri addolcisce testi mai banali ma soprattutto sempre bisognosi di un confronto con l’esterno, con la necessità di condividere quello che Veronica e Dario captano della società. Un’ ulteriore evoluzione nella «politica» (anche musicale) del duo? Non proprio visto che brani come Baby Baila e Countdown (dove Veronica sperimenta anche l’autotune) sembrano proseguire il lavoro di brani come Ciao ciao, con strutture più ritmiche e potenti, tante chitarre e giri di basso che portano Veronica a utilizzare molte più rime rispetto al passato. Sul piano sonoro, Giorni felici sprizza energia quasi ininterrottamente, percorre traiettorie gainsbourghiane con il duetto (non erotico) Je Ne T’Aime Pas Toujours, flirta prima con il synthpop della title track, poi con l’indie folk di Parole D’Amore. Un disco dunque che prosegue, senza modificarne la sostanza, la ricerca musicale del duo dal quale, non lo nascondiamo, forse ci si aspettava un guizzo in più.
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