Giornata mondiale del rene. In Italia 3,5 milioni di nefropatici, 5 milioni con i bambini
Sanità L'iniziativa é stata dedicata ai bambini, alla nefrologia in età pediatrica, all'esigenza di una diagnosi precoce e alla prevenzione
Sanità L'iniziativa é stata dedicata ai bambini, alla nefrologia in età pediatrica, all'esigenza di una diagnosi precoce e alla prevenzione
Giunta alla sua undicesima edizione, la Giornata Mondiale del Rene è un’occasione speciale per illustrare sul territorio i progressi della ricerca scientifica e per essere ancora una volta vicini ai malati attraverso incontri e manifestazioni di sensibilizzazione. Oltre Centosessanta appuntamenti in Italia per sostenere la campagna informativa sulla prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie renali. Piazze, scuole e ospedali hanno ospitato ieri i volontari ed esperti della Fondazione Italiana del Rene impegnati nel Progetto Camper e nel Progetto Scuole. A passanti e studenti è stata data la possibilità di controllare gratuitamente la pressione arteriosa e l’esame delle urine.
La campagna di quest’anno si è concentrata sui bambini. In pochi sanno che si può essere a rischio sin dai primi giorni di vita. Secondo uno studio apparso sulla rivista Lancet in Italia ci sono 3,5 milioni di nefropatici, il 6,3 per cento della popolazione. Contando anche i bambini e il sommerso si arriva a 5 milioni di persone. Il dato è sottostimato a causa di una serie di fattori: scarso invio del malato al nefrologo da parte dei medici, quando la malattia è allo stadio di precocità; non sempre il nefrologo richiede per il paziente l’esenzione per patologia renale dando la priorità ad altre esenzioni già in suo possesso, inficiando i dati statistici a livello regionale e nazionale di incidenza e prevalenza di disfunzione renale; disinteresse per la nefrologia che è ancora una disciplina sconosciuta ai più, tranne le persone che ne sono venute a contatto per necessità cliniche, personali o familiari. Nel nostro paese ci sarebbe un milione e mezzo di persone che non sanno che i loro reni si possono ammalare. Nasce così l’esigenza di una diagnosi che può servire per evitare la dialisi. Serve un test della creatinina sul sangue e l’esame delle urine.
Secondo uno studio ItalKid sono infatti 12,1 per milione di abitanti i casi di malattia renale registrati ogni anno nella fascia di popolazione compresa tra gli 8,8 e i 13,9 anni. Purtroppo dal 1990 ad oggi il numero di decessi per malattia renale è più che raddoppiato; tra i problemi alla base di questo fenomeno sono incluse anche le difficoltà di diagnosi e di accessi alle cure.
Secondo i dati dello studio Carhes la prevalenza di questa malattia è del 7,5% negli uomini e del 6,5% nelle donne. La malattia renale si attesta al primo posto tra le malattie croniche per rilevanza epidemiologica, gravità e invalidità, peso assistenziale ed economico. numeri sono destinati ad aumentare nel tempo, soprattutto per il progressivo invecchiamento della popolazione. Chi soffre di deficit renale ha maggiori possibilità di sviluppare patologie cardio-vascolari, polmonari, perfino infettive» sostiene Antonio Santoro, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (Sin). La Sin, insieme a Aned (Associazione Nazionale Emodializzati, Dialisi e Trapianto – Onlus), promuove una campagna per condurre uno “stile di vita adatto” e consiglia il rispetto di un decalogo.
“I reni svolgono un lavoro silenzioso ma importantissimo per la depurazione del nostro organismo: prendersene cura è fondamentale – sostiene Alessandro Balducci, Presidente della Fir – Alti sono ancora i tassi di incidenza delle patologie: nel mondo, a soffrirne è una persona su dieci e la maggior parte non ne è consapevole fino a quando è troppo tardi. Indispensabile è i incoraggiare e promuovere la diagnosi precoce e uno stile di vita sano per combattere l’aumento delle malattie renali prevenibili”.
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