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Giornali chiusi e politici arrestati, il Bahrain vota nella paura

Giornali chiusi e politici arrestati, il Bahrain vota nella pauraProteste in Bahrein nel 2017

Medio Oriente A oltre dieci anni dalla breve "primavera" che venne spenta nel sangue dal re Hamad

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 12 novembre 2022

Sono 344.000 i bahraniti chiamati oggi alle urne per eleggere i 40 membri della Camera bassa dell’Assemblea nazionale, oltre a 30 membri di consigli municipali. I ballottaggi, se necessari, si terranno il 19 novembre.

Questa è la sesta legislatura da quando si svolsero le elezioni sulla scia delle primavere arabe e della rivolta popolare in Bahrain per la democrazia nel febbraio-marzo del 2011, chiusa nel sangue dalla repressione compiuta da re Hamad con l’intervento contro il campo di tende in Piazza della Perla a Manama di 500 poliziotti degli Emirati e di mille soldati sauditi.

In quella occasione e nelle settimane successive furono uccisi decine di manifestanti,,e centinaia arrestati. In 11 anni non c’è stato alcun miglioramento, malgrado qualche breve periodo di dialogo tra la monarchia sostenuta dalla minoranza sunnita, che da sempre ha il controllo del Bahrain, e la maggioranza sciita. Nel 2015 Al Wefaq, il più grande partito sciita, che aveva sempre ottenuto tra i 15 e i 18 seggi nella Camera bassa, è stato dichiarato illegale e i suoi leader arrestati.

Le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno e gli oppositori restano in carcere – i più noti sono Abduljalil Al Singace, Abdulhadi al Khawaja, Naji Fateel e Ali Salman. Alcuni di loro sono stati condannati a morte per «attività terroristiche». Contro la pena di morte e per il pieno rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa si è pronunciato papa Francesco durante il suo recente viaggio nel piccolo arcipelago nel Golfo.

La monarchia Al Khalifa gode del pieno sostegno degli altri regnanti sunniti del Golfo, a cominciare dalla famiglia reale saudita. Determinante è l’appoggio di Usa e Gran Bretagna. Il Bahrain, in una posizione strategica tra l’Arabia saudita e l’Iran, ospita la V Flotta americana e altre basi militari occidentali.

Forte dell’alleanza con gli altri monarchi arabi e l’Occidente, re Hamad nega offese ai diritti nel suo paese. Piuttosto, afferma, i problemi del Bahrain sono causati dalle «attività sovversive» sostenute dall’Iran. Le elezioni di oggi, aggiunge il governo, hanno il maggior numero di candidati nella storia del regno, 561 dei quali 107 donne. Un sondaggio prevede la percentuale dell’affluenza alle urne tra il 63% il 69%. Le forze dell’opposizione, anche dall’estero, chiamano al boicottaggio di quello che descrivono come «voto-farsa».

«Le elezioni parlamentari del Bahrain» denuncia Amna Guellali, vicedirettrice regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa «si terranno in una atmosfera di repressione politica dopo un decennio in cui le autorità hanno violato i diritti umani, soggiogato la società civile, bandito i partiti politici di opposizione e chiuso i media indipendenti. E da quando le autorità hanno chiuso il quotidiano indipendente al-Wasat nel giugno 2017, tutte le televisioni, le radio e i giornali del paese sono filogovernativi o controllati dal governo».

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