Giorgio Montanini, uccidere la satira celebrandola
Intervista Dal 3 maggio ritorno su Raitre con «Nemico pubblico». «È l’uomo medio che oggi incarna il potere, può migliorare la società ma sceglie di non farlo»
Intervista Dal 3 maggio ritorno su Raitre con «Nemico pubblico». «È l’uomo medio che oggi incarna il potere, può migliorare la società ma sceglie di non farlo»
Ricordate Luttazzi? Venne accusato di aver plagiato Bill Hicks e George Carlin, i maggiori esponenti della stand-up comedy americana. Ciò che la stand-up comedy si propone è sbarazzarsi dei tabù, affrontarli con una satira feroce per rovesciare ogni supposto buonsenso, superando la scomoda linea dell’imbarazzo. Sì, come alcuni politici ma con la differenza di far riflettere sulle barriere del pensiero. Uno dei pochi italiani che ne porta avanti la bandiera è Giorgio Montanini, autore nel 2014 di Nemico Pubblico andato in onda lo scorso anno su Raitre.
In pochi mesi con te si sono incavolati animalisti, cover band, politici e colleghi, hai mai pensato di esagerare?
Hai dimenticato un’altra ventina di categorie! Comunque no, è l’esatto contrario, vuol dire che sto facendo bene il mio mestiere. Un comico che pensa «non bisognerebbe mai esagerare», dovrebbe cambiare lavoro. La base della comicità è l’esasperazione, quando arriverà il giorno in cui nessuno s’incazzerà, vuol dire che mi sarò trasformato in Enrico Brignano.
La stand-up comedy in Italia non ha mai preso piede, eppure spuntano continuamente trasmissioni definite comiche, ti sei mai chiesto perché?
Non è un fenomeno di massa come può esserlo in altri Paesi, ma anche qui, finalmente, si sta facendo strada. Basti pensare alla mia trasmissione e alle mie copertine a Ballarò… Impensabili qualche anno fa. La deriva culturale del nostro Paese abbraccia la politica, la società, il cinema, la musica e la comicità, sembra ripetitivo dirlo, ma tutto è iniziato col «berlusconismo». Prima eravamo un esempio artistico, poi è arrivato Drive In volgarizzando la tv. Cosa c’è di più volgare che dare al pubblico ciò che vuole? Ma i tempi cambiano, una nuova comicità si affaccia, con 50 anni di ritardo.
Ci sono pessimi comici diventati star capaci di decidere i palinsesti, ma tanti appaiono in televisione, vengono digeriti e dimenticati. Si può far ridere, pensare e resistere in un contesto tanto scialbo?
La mia opinione è che resiste solo chi ha qualcosa da dire. Se non hai niente da dire, perché salire sul palco? Puoi restare al bar con gli amici e raccontare barzellette, se sei vuoto duri il tempo di un tormentone finché non vieni sostituito come una lampadina. L’errore degli autori televisivi e dei comici è quello di credere la tv un punto di arrivo, mentre è solo un mezzo attraverso cui esprimersi. Un mezzo utile, perché ti guardano tantissime persone irraggiungibili con singoli live, ma se io smettessi di fare tv, potrei girare una cassetta di frutta davanti gli studi Rai e fare il mio spettacolo. Può farlo chi ha dieci minuti di repertorio?
A Ballarò hai detto che in Italia non si fanno più stragi di Stato da 35 anni perché il cittadino italiano è già morto. Pensavo che certe cose in Rai fossero off limits…
Secondo me nemmeno se ne sono accorti… Incolpiamo sempre la politica, ma la classe politica è la massima espressione della società, lo diceva Carlin. La satira in questo momento storico non dovrebbe colpire i politici, ma l’uomo medio, quello che incontri mentre fai la spesa. Egoista, individualista, bigotto e puttaniere. Parlo del mio vicino di casa, parlo di te e di me soprattutto. È l’uomo medio che incarna il potere, perché ha tutte le potenzialità per migliorare la società ma sceglie di non farlo, in cambio riceve le briciole di un sistema che lo sfrutta.
Il 3 maggio riparte con un nuovo ciclo Nemico Pubblico su Raitre: cosa troveremo?
Prima sarò in onda su Sky con la seconda edizione di Stand Up Comedy. Nemico Pubblico, oltre ad un minutaggio più ampio vedrà la partecipazione artistica e autorale di Filippo Giardina e Francesco De Carlo.
Cosa hai pensato quando, dopo i fatti di Charlie Hebdo, sia politici che stampa italiana si sono schierati per la libertà di satira?
Sono stato felice di constatare di vivere nel 2015, non nello Stato Pontificio o durante il fascismo e che, quindi, siamo liberi di dire quello che vogliamo. La giornata mondiale della libertà di satira però è una puttanata gigantesca, non è un problema di libertà di espressione, ma di mancato esercizio di questa libertà. I comici italiani, famosi e non, quotidianamente decidono di salire sul palco e di non esercitare questo diritto, per tornaconto, per piacere a tutti e guadagnare di più, in soldi e popolarità. Uccidendo l’arte. La comicità in Italia è rivoltante perché fatta da mercenari che con l’arte non hanno nulla a che vedere. Credo che la satira debba restare carbonara, sotto cute e osteggiata, non celebrata. E infatti la celebrano tutti quelli che non l’hanno mai digerita. Personalmente la onoro su ogni palco o scantinato nel quale mi esibisco. Non siamo tutti Charlie Hebdo, fortunatamente, Je suis Giorgio Montanini.
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