Visioni

Giorgio Gaslini, un pianoforte jazz per musica totale

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Ritratti Compositore,intelletuale,protagonista della scena di ricerca internazionale, autore di colonne sonore, tra cui La Notte e Profondo rosso,nei movimenti di lotta degli anni '70, ha continuato a sperimentare fino a oggi

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 30 luglio 2014

Giorgio Gaslini musicista della complessità, dell’intreccio dei linguaggi artistici, creatore sonoro che ha sempre legato una produzione di ampio profilo ad un impegno sociopolitico altrettanto elevato. Un jazzista, un compositore, un intellettuale che, dalla fine della II guerra mondiale sino quasi ad oggi, ha fatto sempre sentire la sua voce, il suo pianoforte, le sue partiture e le sue improvvisazioni. Gaslini ora, putroppo, tace: è morto ieri ad ottantaquattro anni presso l’ospedale di Borgotaro (Parma), dove era ricoverato da un mese per i postumi di una caduta.
Impossibile sintetizzarne la carriera, iniziata sedicenne nella Milano appena liberata – suonava in trio con Gino Stefani al clarinetto e Gil Cuppini alla batteria – e proseguita ininterrottamente in ambito jazz, classico e contemporaneo fino al 2013, utilizzando forme e organici diversi (suite, sacred concert, orchestre, quartetti), componendo dalla musica da film a quella da camera o per balletto. Un fatto è certo: il mondo della musica è in lutto perché ha perso un grandissimo Maestro che molto si è speso per la didattica (fu il primo ad introdurre nel 1972 il jazz in Conservatorio a Milano e Roma) e che ha scoperto e valorizzato tantissimi giovani (da Bruno Tommaso a Gianluigi Trovesi, da Massimo Urbani a Tiziana Ghiglioni solo per citarne alcuni).
In questo ricordo-omaggio a Gaslini va anche sottolineata la sua notorietà internazionale, dovuta ai meriti musicali ed alle collaborazioni con artisti, tra gli altri, come Gato Barbieri, Don Cherry, Steve Lacy, Anthony Braxton, Roswell Rudd, Jean-Luc Ponty, Eddie Gomez. Si cercherà, poi, di mettere a fuoco alcuni aspetti della sua «azione musicale».
Nel 1975 Feltrinelli pubblicò Musica Totale. Intuizioni, vita ed esperienze musicali nello spirito del ‘68, scritto da Gaslini su invito dell’editore in pochi giorni. Vi leggiamo: « Il pianista-compositore è almeno dalla metà degli anni Cinquanta che sperimenta, crea musica a programma, scardina accademismi, dialoga e partecipa alle lotte dei movimenti studenteschi ed operai. I suoi album si chiamano Oltre (1963), Dall’alba all’alba (1964), Nuovi sentimenti (New Feelings) (1966); Il fiume furore, Grido e Canto per i martiri negri (1968); Africa! (1969), Favola Pop e Fabbrica Occupata (1973), Colloquio con Malcolm X e Concerto della Resistenza (1974).
Il nucleo concettuale di Musica Totale risale al 1964, quando Giorgio Gaslini già affermava che « (A.Bassi, G.Gaslini. Vita, lotte, opere di un protagonista della musica contemporanea, F.Muzzio ed. 1986, p.89).
Seguiranno, nel tempo, altri volumi di suo pugno o in forma di intervista in cui il rapporto artista/società sarà attentamente indagato alla luce di decenni impetuosi.
Gaslini si diplomò in conservatorio in piano, composizione, polifonia vocale, canto, direzione d’orchestra ed orchestrazione. La sua proteiforme attività lo porterà presto a contatto con il free jazz americano di cui apprezzerà la valenza liberatoria musicale e il messaggio politico. Ne diede un convincente saggio nella suite New Feelings del 1966. Composta in una notte e registrata il 4 febbraio, prevedeva una trama compositiva di quattro parti ed aveva un materiale seriale di base che, però, fu elaborato in modo incandescente dai freeman del Gaslini Ensemble Internazionale: Don Cherry, Steve Lacy, Gato Barbieri, Gianni, Bedori, Enrico Rava, J.F. Jenny-Clark, Franco Tonani, Ken Carter ed Aldo Romano. « (L.Santoro, Musica e Politica nell’Italia unita, Marsilio 2013, p.275-276).

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A Milano, nel febbraio 2008 il pianista e compositore presentò la Fonte Funda Suite dedicata a Michelangelo Antonioni per cui scrisse nel 1960 la colonna sonora de La Notte (premiata con il Nastro d’Argento). Il film faceva parte della cosiddetta trilogia dell’incomunicabilità o esistenziale (L’avventura, 1960; L’eclisse, 1962). Vi si parlava del disagio dell’uomo contemporaneo nel pieno del boom economico, in una crisi che il regista avvertiva forte e corrosiva. Anche Gaslini stava costruendo una sua triade di lavori, un primo stadio del suo incessante processo creativo. Tempo e Relazione seguito dalla colonna sonora per Antonioni e la suite Oltre (1963). In questo incrociarsi di esistenze ed arte hanno pesato le coincidenze ma sembra evidente che Antonioni e Gaslini avvertissero, ognuno a suo modo, una crisi dell’individuo e della società, elaborando risposte diverse: il « e la musica totale che sarebbe esplosa negli anni Sessanta e Settanta, con una costruttiva e battagliera valenza culturale e politica. Da allora il pianista e compositore scrisse oltre quaranta colonne sonore per, tra gli altri, Carlo Lizzani (Kleinhoff Hotel), Miklos Jancso (La pacifista) e Dario Argento (Le cinque giornate e Profondo rosso, eseguita dai Goblin), Brunello Rondi (Le tue mani sul mio corpo) .
Alcuni flash, qualche istantanea che appena illuminano il lungo e policromo film dello straordinario percorso di Giorgio Gaslini. Una carriera che seppe sintetizzare, alcuni anni fa, quando la Casa del Jazz a Roma gli dedicò una tre giorni. Regalò al pubblico capitolino alcune prime esecuzioni intitolate La fabbrica della musica, Moto velocetto perpetuo, Gestualic e Peintres au Café sonnant. Dimostrò allora, ancora una volta, la capacità di attingere a mondi sonori diversi elaborandoli in modo originale ed ironico, complesso e comunicativo, caratteristica della sua poetica di «musica totale». In piano solo Gaslini partì dalla folclorica Alabama suite per poi transitare attraverso l’Africa gli standard ( Lover Man affettuoso omaggio a Mario Schiano), Miles Davis, Sun Ra, Bartok, Mozart, Dvorak, Fauré ed Albert Ayler, Il bis apparve magistrale, perché solo un musicista della sua grandezza ed ampiezza di vedute poteva mettere insieme la leggerezza briosa di Gershwin ed il macerato blues di Roland Kirk. É questo che ci mancherà.

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